3 Gennaio 1925. L’urlo e il silenzio

Barbara Vecchietti
03/01/2025
Radici

Il momento di svolta della democrazia

Nel pomeriggio del 3 gennaio 1925, l’aula di Montecitorio era un crogiolo di tensione e aspettative. Il ritratto di un Mussolini accigliato, entrando in aula tra gli applausi dei suoi, presagiva una svolta storica, una di quelle giornate che segnano il confine tra un’epoca e l’altra. Antonio Scurati, nel suo racconto su La Repubblica, descrive vivamente quest’atmosfera carica, quasi palpabile, con la maestria di chi sa che sta raccontando molto più di un evento: una metamorfosi dell’anima collettiva italiana.

La crisi e la rivendicazione del potere

Il 3 gennaio 1925 non fu solo un giorno di discorsi e decisioni politiche, ma il momento in cui la democrazia italiana iniziò a cedere sotto i colpi di un’oratoria violenta e di un silenzio complice. Mussolini, apparentemente accerchiato dalla crisi seguita all’assassinio di Giacomo Matteotti, che aveva scosso le fondamenta del suo governo, entrava in quella sala non solo per parlare, ma per rivendicare la sua posizione di potere. Il discorso del 3 gennaio rappresentava un tentativo audace di riaffermare il suo controllo, trasformando la sua apparente debolezza in una dimostrazione di forza incontestabile.

Un teatro di potere assoluto

Mussolini si dimostra non solo un abile attore politico, ma un regista capace di orchestrare il silenzio e gli applausi al punto giusto, trasformando un’aula parlamentare in teatro della propria assunzione al potere assoluto.

Signori! Il discorso che sto per pronunciare non potrà essere classificato a rigore di termini come un discorso parlamentare. Io non cerco da voi un voto politico, ne ho avuti già troppi“: così inizia il suo discorso. Un’affermazione che, nella sua aperta sfida alle norme democratiche, rivela la natura del regime che si stava instaurando. Mussolini non cerca il consenso, quello di cui ha bisogno è il silenzio.

L’urlo e il silenzio

Mussolini solleva lo Statuto del Regno, e urla sfidando chiunque nell’aula a utilizzarlo contro di lui. La sua è una scommessa audace. Basta la voce di uno solo a raccogliere la sfida e svelare il bluff. Ma il silenzio risuona grave nell’aula, un silenzio che è sia paura che rassegnazione. E’ tutto lì in quell’urlo e in quel silenzio il collasso di un sistema che aveva già smarrito la bussola morale.

La cancellazione della democrazia

E Mussolini non si ferma, ormai consapevole di avere il controllo totale, rivendica audacemente la responsabilità politica e morale di quanto avvenuto nel paese nei mesi precedenti, incluso l’omicidio di Matteotti. “Ebbene, signori, io dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.” L’aula risponde “Tutti con Voi, Presidente!”. e la seduta si chiude senza un dibattito, senza un voto. L’opera è conclusa, la democrazia cancellata.

La democrazia muore con ogni silenzio

L’urlo di uno e il silenzio della disapprovazione hanno insieme scritto una delle pagine più buie della storia italiana. Quel giorno, la democrazia non fu solo messa in pausa, ma cancellata in un atto di teatro politico dove il silenzio ha pesato più delle parole.

Oggi, ripensare a quegli eventi attraverso la penna di Scurati non è solo un esercizio di memoria storica, ma un monito a riconoscere e contrastare, con coraggio e voce, i momenti in cui le basi della democrazia sono sotto assedio. Non è sufficiente ricordare; occorre rispondere, e farlo insieme, perché la democrazia, come la libertà, muore con ogni silenzio non interrotto.


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