Basta sensi di colpa: la Cina ha superato l’Europa per emissioni storiche di CO₂
Lo scorso anno, secondo un’analisi del sito di ricerca Carbon Brief, la Cina ha superato l’Unione Europea nelle emissioni cumulative storiche di anidride carbonica (CO₂), diventando il secondo maggiore contributore globale, preceduta solo dagli Stati Uniti.
Il “senso di colpa occidentale” non regge più
Il sorpasso, simbolico e strategico, evidenzia un cambiamento profondo nei rapporti di forza globali sul tema climatico. Per troppo tempo, il “senso di colpa dell’uomo bianco” ci ha portato a credere di dover sacrificare parte del nostro benessere per ridurre le emissioni, accettando implicitamente che altre aree del mondo avessero il diritto di inquinare perché “non lo avevano fatto abbastanza” in passato. Questo concetto, già fragile, oggi non regge più. Con il sorpasso della Cina sull’Europa nelle emissioni cumulative, è evidente che i nostri sforzi non sono equilibrati rispetto a quelli di altre potenze globali.
Il paradosso del carbone e delle tecnologie verdi cinesi
La Cina continua ad aumentare annualmente la produzione di energia elettrica da carbone e, allo stesso tempo, espande la produzione di auto elettriche o pannelli solari che noi acquistiamo. Paradossalmente, mentre ci autoimponiamo una drastica riduzione delle emissioni, queste vengono più che compensate dall’aumento delle emissioni cinesi. È una dinamica che ha premiato i nostri sensi di colpa e le loro strategie industriali, senza alcun reale vantaggio per il clima globale.
Un approccio pragmatico alla transizione ecologico
Questo non significa che dobbiamo abbandonare la transizione ecologica, ma piuttosto riconsiderare il nostro approccio in modo pragmatico. Le scelte ecologiche europee devono anzitutto convenirci, garantendo indipendenza energetica, crescita economica e benessere sociale. Tra queste scelte, rientra la reintroduzione dell’energia nucleare (guarda la nostra intervista video a Giuseppe Zollino). L’Italia deve tornare a investire in una fonte stabile e priva di emissioni, mentre la Germania dovrebbe rivedere la sua decisione di abbandonarla. Inoltre, è necessario sfruttare le terre rare presenti in Europa per ridurre la dipendenza dalla Cina, che attualmente domina il mercato globale di queste materie prime essenziali.
Il futuro delle politiche climatiche europee
L’Europa deve anche investire di più nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, specialmente in settori come le biotecnologie e la carne coltivata, che possono offrire soluzioni sostenibili in ambito agroalimentare e creare nuove opportunità economiche. La transizione ecologica deve essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. Il futuro della lotta contro il cambiamento climatico dipende dalla capacità di coniugare sostenibilità e convenienza. Basta sensi di colpa: è tempo di politiche climatiche che rafforzino l’Europa, senza lasciarci condizionare da narrazioni superate e squilibri strategici.