O nasce la Difesa europea o pagheremo tributi all’Impero americano

Giovanni Pizzo
02/12/2024
Poteri


Donald Trump lo dice chiaro da un anno. O l’Europa aumenta le spese militari o l’America si sgancia dalla politica Nato. Se non viene compreso, il diktat americano potrebbe essere una svolta esistenziale per l’Unione Europea. Il monito americano non è solo una richiesta di sostegno difensivo, ma ha soprattutto una logica di mercato. È una specie di richiesta di PNRR della difesa occidentale: dietro ci sono quote di acquisti in armamenti. 

I colossi americani della difesa

Il settore della difesa globale è dominato da pochi colossi. Le aziende americane rappresentano quasi il 40% del mercato mondiale, guidate da giganti come Lockheed Martin, Raytheon e Northrop Grumman, secondo i dati pubblicati dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) e dal Defense News Top 100. In Europa, i principali attori sono Airbus, Thales, Leonardo e BAE Systems, che insieme coprono circa il 20% del mercato globale, come evidenziato dai rapporti di IHS Jane’s Defence.

Il dilemma della governance per la difesa europea

Quali e da chi comprare? Questo è il problema, per dirla con Shakespeare. Chi sceglie gli armamenti? L’Europa, che ci mette forse i soldi, e quindi il Consiglio, la Commissione e il Parlamento, o i “generali”, e quali? E ancora: quando si chiede all’Europa di pagare, cosa si intende esattamente? I singoli Stati ognuno per sé, un aumento del bilancio comunitario, una emissione di Eurobond dedicati? Qui entra in campo l’ultimativa esigenza o occasione di costituire un esercito europeo, perché pensare che arrivi lo zio Donald e finisca tutto a tarallucci e vino è una pia illusione. 

La Russia non si fermerà

Guardando allo scacchiere dell’Europa orientale, potrebbe anche esserci nel corso dei prossimi mesi una tregua o un armistizio sul fronte ucraino, ma poi la Russia avrà bisogno di ricominciare a spingere, usando sempre l’argomento delle minoranze russofone. In quel caso, se attaccheranno di nuovo l’Ucraina, o la Lituania, diventata ormai europea ed alleata Nato, quali forze verranno messe in campo? Una cooperativa di truppe alleate? Questo era possibile ai tempi dello sbarco degli alleati in Normandia, dove però tutti parlavano inglese, quando il problema delle tecnologie era relativo, e contava il sacrificio in termini di costi umani. Oggi l’apporto tecnologico è enormemente aumentato, e deve essere guidato in maniera omogenea. Solo un esercito europeo potrebbe farlo, non i singoli generali o i dottor Stranamore alla Musk

Dopo il PNRR, occorre un Piano di Resistenza

Soprattutto, nel quadro della grande crisi industriale dell’automotive, l’Europa deve rilanciare l’industria pesante. Con importanti imprese come Thales, Leonardo e Fincantieri, che dispongono di risorse umane, ricerca e brevetti avanzati nel settore militare, è fondamentale creare uno strumento finanziario dedicato per investimenti e commesse. Questo nuovo Piano di Resistenza sarà, per costi e ambizioni, superiore al piano di ripresa post Covid. 

L’alternativa è finanziare l’industria bellica americana

Se non lo farà, si limiterà a comprare grosse quote di armamenti dall’apparato bellico oltreoceano, consolidando il dominio americano. Attualmente, gli Stati Uniti esportano circa il 57% delle armi destinate ai Paesi Nato, come indicato dai dati del SIPRI, e una mancata reazione europea potrebbe portare a un ulteriore squilibrio. Il paradosso sarà che aziende come BMW o Fincantieri potrebbero avere dazi per l’esportazione negli Stati Uniti, mentre colossi come Lockheed Martin e Starlink ci venderanno di tutto e di più senza barriere. Sarebbe come riconoscere di essere colonie di un Impero, a cui pagare tributi in cambio di protezione.

Questa è una delle sfide europee. Occorre – anche nell’epoca dell’intelligenza artificiale – che ci siano leadership umane in grado di affrontarle. Bisognerà fare Whatever it takes. Chi ha da capire, intenda.