PPE in bilico tra europeisti e nazionalisti. Weber impantanato sul caso deforestazione
Il 3 dicembre 2024, l’Unione Europea ha raggiunto un accordo sul Regolamento UE sulla Deforestazione, segnando la fine di un percorso negoziale caratterizzato da forti tensioni politiche. L’obiettivo del regolamento è quello di eliminare la deforestazione dalle catene di approvvigionamento di prodotti come carne bovina, soia, legno, cacao, olio di palma, caffè e gomma all’interno dell’UE. Tuttavia, il cammino verso l’approvazione definitiva ha evidenziato non solo le difficoltà tecniche ma anche un delicato equilibrio politico.
Gli emendamenti del PPE e la fragile maggioranza
Durante le fasi di discussione in Parlamento, il Partito Popolare Europeo (PPE) ha presentato emendamenti significativi, tra cui la richiesta di un posticipo di due anni per l’entrata in vigore del regolamento e l’introduzione di una categoria di paesi “a rischio zero”, che avrebbe permesso controlli meno stringenti su alcune nazioni. Questi emendamenti sono stati approvati di misura grazie a una coalizione composta da PPE, ECR (Conservatori e Riformisti Europei), Patrioti e sovranisti.
Il ritorno alla maggioranza pro-europea
Tuttavia, in sede di trilogo — la fase finale di negoziazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione — il PPE ha ritirato gli emendamenti, tornando a una posizione condivisa con Renew Europe e il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D). Questo cambiamento ha permesso di raggiungere un compromesso che posticipa di un anno l’entrata in vigore del regolamento, fissandola al 30 dicembre 2025, senza però includere la controversa categoria dei paesi a rischio zero.
La questione politica: un PPE in bilico tra europeisti e sovranisti
Al di là dell’importanza ambientale del regolamento, ciò che emerge con forza è il dato politico. La gestione del dossier ha messo in evidenza l’incertezza strategica del PPE e del suo leader, Manfred Weber. La scelta iniziale di allearsi con forze sovraniste, come quelle vicine al premier ungherese Viktor Orbán, e successivamente il ritorno a una maggioranza pro-europea con Renew e i Socialisti, testimoniano le difficoltà del PPE nel definire una linea chiara.
Questa ambivalenza si riflette anche nella posizione di Weber rispetto al rapporto Draghi, presentato nel 2023, che propone riforme ambiziose per rafforzare le istituzioni europee, inclusa una revisione dei trattati per superare il principio dell’unanimità in alcune aree chiave. Weber ha espresso sostegno verbale al rapporto, riconoscendo la necessità di un’Europa più efficace e integrata. Tuttavia, tale agenda riformatrice appare inconciliabile con la presenza di Orbán e dei sovranisti nella coalizione, notoriamente contrari a qualsiasi limitazione della sovranità nazionale.
Conclusione
Il compromesso sul Regolamento UE sulla Deforestazione rappresenta una vittoria per il blocco europeista, ma evidenzia anche fragilità politiche che potrebbero avere ripercussioni a lungo termine. Con l’avvicinarsi delle elezioni europee, il PPE dovrà chiarire se intende davvero perseguire l’attuazione delle proposte del rapporto Draghi, collaborando con Renew e i Socialisti per una riforma dell’UE, o se preferisce mantenere una posizione ambigua, strizzando l’occhio alle forze sovraniste. La scelta tra europeismo e nazionalismo non è solo una questione di strategia politica, ma definirà il futuro ruolo del PPE e dell’Unione Europea come attore globale.