Putin ha ucciso anche John Lennon, il tempo del peace&love è finito
“Imagine all the people…” sta per essere archiviata. La canzone simbolo di John Lennon e di un’epoca di grandi speranze, di movimenti giovanili, di contestazione alle guerre – Vietnam e tutte quelle che sono seguite, fino alla guerra di aggressione russa in Ucraina – ha ormai perso di significato.
Ora ci si mette pure la culla del pop asiatico, la Corea del Sud, che in un impeto del new style, l’autarchia, apre un fronte di tensione in un’area già calda dagli Anni ’50 del secolo scorso. Ovunque guerre e conflitti locali si espandono in maniera virale, e se barcollano pure le democrazie, quelle asiatiche ma anche quelle occidentali, siamo alla pandemia.
Moltiplicando i punti di frizione, prima o poi la scintilla di qualcosa di irrecuperabile scocca più per statistica che per strategia. Siamo usciti dalla guerra fredda, con le spie e le talpe di John Le Carrè, per finire in una corsia infetta di sovranismi, conflitti religiosi, etnici e tribali, in cui la cifra dominante è sempre la stessa: l’ambizione fuori controllo di uomini che si fanno autarchi, la forma più simile ai regni romano-barbarici emersi dal crollo dell’Impero d’Occidente.
Che luce propaga dalla terra dei lumi?
In questo periodo caotico, da basso impero, il vero problema del Vecchio Continente è la sua agnosi culturale. Sembra priva di pensiero, di slancio filosofico e ideologico. È tutto un drappeggio burocratico e rituale, non c’è un Rousseau, un Newman, un Bergson o un Havel. Non si riesce a mettere a fuoco una visione d’insieme, quindi storica e politica, perché l’eccessiva frammentazione individualista va in profondità senza sguardo orizzontale, senza collegamento.
La fuga dalla realtà del mondo “peace&love”, contestualizzata in settant’anni di pace occidentale, ci sembra sempre più una bolla spazio-temporale, che sta per implodere riportandoci nella storia millenaria delle civiltà umane. È come se avessimo preso una pasticca di LSD, come nel film Hair di Milos Forman, e ci risvegliassimo in un campo d’addestramento militare, partendo per sbaglio verso un fronte.
L’Europa è consapevole?
Ma di tutto questo l’Europa, le sue istituzioni, e soprattutto i suoi cittadini, ne sono consapevoli?