Tanti rischi e risorse insufficienti: in Francia c’è penuria di sindaci. E in Italia?
I francesi, spesso chiamati “nostri cugini”, condividono con noi non solo una vicinanza geografica, ma anche radici culturali e linguistiche comuni. Tuttavia, è proprio la miscela di affinità e rivalità a renderci, al tempo stesso, familiari e distinti.
Un confronto tra sindaci italiani e francesi
Proviamo a mettere a confronto un sindaco italiano e uno francese. Entrambi trascorrono lunghe ore negli uffici di ragioneria del Comune, cercando di far quadrare i conti, mantenendo le promesse fatte ai cittadini e adempiendo ai propri doveri. Eppure, i sindaci francesi vantano una tradizione più radicata di responsabilità politica personale. Se vengono coinvolti in uno scandalo, mancano gli obiettivi del loro programma elettorale o perdono la fiducia dei cittadini, spesso si dimettono. In Italia, invece, le dimissioni vengono percepite come una sconfitta personale, e chi viene eletto tende a resistere fino all’ultimo.
Due assemblee, una differenza di toni
Recentemente, mentre a Torino i sindaci italiani si sono riuniti sotto l’egida dell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), a Parigi l’AMF (Associazione dei Sindaci di Francia) teneva la propria assemblea. Entrambe le conferenze hanno affrontato temi simili: come potenziare i piccoli Comuni, dotandoli di maggiori risorse umane e finanziarie, e come riformare le normative per affrontare le sfide future.
Ma in Francia il dibattito ha assunto toni più drammatici: è emerso il rischio che presto non ci siano abbastanza sindaci (o candidati) per garantire la piena operatività di molti Comuni, soprattutto nelle aree rurali. La causa? Governi, sia italiani che francesi, che scaricano sui Municipi sempre più responsabilità, togliendo però ai sindaci gli strumenti per realizzare ciò che si erano prefissati. Il risultato è che si rischia di cercare “pazzi incoscienti” disposti a indossare la fascia tricolore.
L’emergenza delle dimissioni in Francia
Durante il 106° Congresso dei Sindaci e Presidenti di Intercomunalità a Parigi, il tema delle dimissioni è stato centrale: dal 2019, oltre 1300 sindaci francesi hanno lasciato il loro incarico. Tra questi, Yannick Morez, ex sindaco di Saint-Brevin-les-Pins, che ha rassegnato le dimissioni dopo minacce legate alla gestione di un centro migranti, lamentando il mancato supporto dello Stato. Altri sindaci, soprattutto quelli delle aree rurali, hanno espresso la loro frustrazione per il carico amministrativo, la carenza di risorse e il senso di abbandono da parte del governo centrale.
In Italia, problemi simili e un allarme in arrivo
In Italia, i problemi sono simili: pochi fondi, troppe responsabilità e, più di tutto, una sensazione di lontananza dalle istituzioni. Tuttavia, esiste una differenza sostanziale tra le nostre e le loro istituzioni: in Francia non esiste alcun limite ai mandati consecutivi per i sindaci. Un sindaco francese può essere rieletto all’infinito, come nel celebre caso di Jacques Chaban-Delmas, che ha governato Bordeaux per quasi cinquant’anni (dal 1947 al 1995). Al contrario, in Italia i limiti esistono, ma sono stati recentemente allentati: nei Comuni tra i 5.000 e i 15.000 abitanti, il limite è passato da due a tre mandati consecutivi, mentre per i Comuni più piccoli (sotto i 5.000 abitanti) è stato abolito del tutto.
Questa norma, salutata in Italia come un passo avanti, in Francia verrebbe considerata poco più che un “pannicello caldo”: una misura inutile, a fronte della vera emergenza, che è la cronica carenza di persone disponibili a candidarsi.
Un rischio condiviso: la desertificazione amministrativa
In Francia, la penuria di sindaci e candidati sta già mettendo a rischio la funzionalità amministrativa di intere aree del Paese, ma molto presto l’Italia scoprirà che questo allarme non è affatto un fenomeno esclusivamente francese. L’assenza di risorse finanziarie e di personale, l’insufficiente sostegno da parte delle istituzioni superiori e le enormi responsabilità civili e penali che gravano sulle spalle dei sindaci stanno già facendo sentire il loro peso anche da noi.
E questo in un sistema in cui i sindaci sono figure centrali nella gestione del territorio, spesso lasciati soli di fronte a sfide che non possono affrontare da soli. Una Repubblica che si definisce presente e solida dovrebbe garantire supporto ai suoi rappresentanti locali, anche nei luoghi più remoti, perché senza sindaci adeguatamente sostenuti non si possono costruire comunità solide. I segnali ci sono già: è ora di agire, prima che anche in Italia si cominci a parlare di “desertificazione amministrativa”.