In Romania la Russia dichiara guerra all’Europa. Che non si arrende
Dietro la decisione della Corte Costituzionale rumena di annullare le elezioni presidenziali si nasconde una realtà inquietante: l’ennesimo tentativo della Russia di sabotare la democrazia europea e di infiltrarla. Questa volta, però, il tentativo è stato così evidente e destabilizzante da costringere un’intera nazione a resettare il proprio processo democratico.
Possiamo davvero considerarlo solo un atto ostile? O siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra mascherata?
Attacco alla democrazia: l’ombra lunga di Mosca
Per noi de L’Europeista è vera la seconda ipotesi: l’Europa è sotto un attacco deliberato e programmato da parte del regime dittatoriale di Vladimir Putin, e la Romania è solo l’ultima vittima di una strategia orchestrata con cinismo e precisione. Documenti recentemente declassificati parlano chiaro: “attacchi ibridi aggressivi”, ingerenze sui social media, sostegno occulto a candidati estremisti. Tutto punta a un’unica regia, il mandante siede al Cremlino.
La Russia ha ormai perfezionato l’arte della guerra non convenzionale. Non servono più eserciti alle frontiere o invasioni militari: oggi si combatte con fake news, bot, e manipolazioni psicologiche di massa. Il risultato? Elezioni falsate, società polarizzate, istituzioni delegittimate. In breve, il caos. E questa volta è toccato alla Romania, cuore pulsante dell’Europa orientale, diventare il terreno di gioco preferito del Cremlino.
Perché questo è un colpo basso per tutta l’Europa
Non è solo la Romania a essere stata colpita. L’intero progetto europeo è sotto attacco. Quando un Paese membro subisce un’aggressione di questa portata, è l’intera Unione Europea che viene sfidata. La democrazia, il nostro bene più prezioso, non può essere trattata come un’opzione: è il collante che ci tiene uniti. Permettere che un attore esterno la manipoli equivale a lasciare che una breccia si apra nel muro della nostra civiltà.
E qui sta il vero pericolo: oggi è la Romania, domani potrebbe essere qualsiasi altro Paese europeo. O peggio, l’Europa nel suo insieme. La domanda che dobbiamo porci è: quanto siamo disposti a tollerare prima di reagire?
È ora di reagire: l’UE deve mostrare i denti
Non è più tempo di dichiarazioni diplomatiche e timidi appelli alla calma. La posta in gioco è troppo alta. Di fronte a un’aggressione così palese, l’Europa deve rispondere con fermezza e coesione. Ogni minuto perso rafforza i nostri nemici. Ecco cosa serve ora:
- Un fronte comune: Non possiamo lasciare che ogni Paese si difenda da solo. La sicurezza democratica deve diventare una priorità comune, con un coordinamento serrato tra tutti gli Stati membri.
- Tecnologie avanzate contro il cyber-crimine: Gli attacchi digitali richiedono risposte digitali. Servono investimenti massicci in cybersecurity e una task force europea che monitori e neutralizzi le minacce in tempo reale.
- Sanzioni esemplari: La Russia deve pagare un prezzo alto per le sue ingerenze. Non solo con sanzioni economiche, ma con una chiara esclusione dai tavoli internazionali di ogni ordine e grado. Non può esserci dialogo – certamente non da parte degli europei, ma nemmeno da parte dei nostri partner globali – con chi mina i fondamenti della società democratica.
- Un’Europa più consapevole: La disinformazione prospera dove regna la disattenzione. I cittadini devono essere messi in grado di riconoscere e respingere la propaganda, a partire da un’educazione mediatica capillare.
Una guerra senza armi, ma con obiettivi devastanti
Non facciamoci illusioni: quello che è successo in Romania non è un caso isolato. È parte di una strategia precisa per indebolire l’Europa dall’interno, senza sparare un colpo. Ma questo non la rende meno pericolosa. Anzi, è ancora più subdola, perché attacca le menti e i cuori delle persone, sfruttando le nostre divisioni e debolezze.
Se non reagiamo ora, quando? La democrazia è sotto assedio, e non possiamo aspettare che la prossima vittima sia uno dei giganti dell’UE, o addirittura l’intero sistema elettorale europeo.
La democrazia non si arrende
La Romania, con la sua coraggiosa decisione di annullare le elezioni, ci lancia un messaggio forte: la democrazia non è perfetta, ma è disposta a combattere per la propria sopravvivenza attraverso la resistenza di donne e uomini che sanno assumersi le proprie responsabilità. Oggi questa prova di responsabilità e resistenza è arrivata dalla Corte Suprema di Bucarest. Ma non basta: sta ora a noi, come cittadini europei, raccogliere questa sfida. Non possiamo permettere che potenze esterne decidano il nostro futuro.
Perché la libertà è il nostro patrimonio più prezioso. E non sarà Mosca, né i suoi pupazzi prezzolati che si aggirano intorno a noi, a portarcelo via.