Romania: la democrazia non è solo voto, ma un sistema di valori

Filippo Rossi
08/12/2024
Orizzonti

L’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania non è un passo indietro, ma un esempio concreto di come la difesa della democrazia possa, talvolta, richiedere gesti estremi. Non stiamo parlando di una battuta d’arresto, ma di una scelta coraggiosa che sposta l’attenzione su una verità fondamentale: la democrazia non è un solo sistema di governo, ma un sistema di valori e principi.

Regole sì, ma mai senza valori

Troppo spesso confondiamo la democrazia con le sue procedure. Pensiamo che basti votare, contare i consensi e proclamare un vincitore per definirci democratici. Ma la democrazia non vive solo di regole formali. Quelle sono strumenti, non fini. La sua vera essenza risiede nei valori che tutela: libertà, stato di diritto, giustizia, dignità, partecipazione. Quando queste basi vengono erose – che sia con brogli elettorali, corruzione o manipolazioni – il voto stesso perde ogni significato.

Ed è qui che l’annullamento delle elezioni romene diventa emblematico. Non è stata una negazione della democrazia, ma la sua difesa più alta. Meglio fermarsi un passo prima del precipizio che cadere nel baratro di una democrazia solo apparente, in cui i numeri negano i diritti e il diritto.

La dittatura della maggioranza è la negazione della libertà

Un grande equivoco accompagna spesso il dibattito democratico: confondere la democrazia con la dittatura della maggioranza. Ogni volta che sentite un politico dire “Lo ha deciso il popolo”, ricordate che quella frase, in definitiva, è un attacco all’essenza più profonda della democrazia delle donne e degli uomini liberi. Perché la democrazia liberale non è mai stata il dominio incontrastato di chi vince, ma il delicato equilibrio tra volontà popolare e diritti universali, tra maggioranze e minoranze, tra discrezionalità del potere e rispetto della Legge, quella con la lettera maiuscola.

Le peggiori tragedie del Novecento sono nate proprio da un consenso maggioritario svuotato di valori. Dai plebisciti dei regimi totalitari alle leggi razziali approvate con il sostegno popolare, la storia ci insegna che il voto non è sinonimo di giustizia. La democrazia si legittima solo quando i suoi processi rispettano i principi che la fondano.

La sfida della guerra ibrida

Oggi, però, difendere la democrazia è più complesso che mai. Le minacce non arrivano solo da dittature conclamate, ma da conflitti invisibili: la guerra ibrida, fatta di disinformazione, attacchi informatici e manipolazione delle opinioni. In questo scenario, le democrazie non vengono attaccate frontalmente, ma erose dall’interno, trasformate in gusci vuoti che mantengono la forma senza più sostanza.

Sottovalutare queste infiltrazioni – solo perché non c’è la “trincea” della guerra (ma c’è anche quella, a poche migliaia di chilometri da noi) – sarebbe come accettare l’impatto delle infiltrazioni mafiose nelle elezioni locali italiane: un atto di miopia collettiva che mina i principi fondanti della democrazia. Così come le organizzazioni criminali distorcono il processo elettorale per consolidare il loro potere a livello territoriale, le interferenze russe agiscono su scala geopolitica, cercando di dividere l’Europa dall’interno e di indebolire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche. In entrambi i casi, il risultato è un sistema politico compromesso, incapace di rappresentare veramente la volontà popolare e vulnerabile alla manipolazione di attori esterni.

Difendere la democrazia reale – quella che protegge i diritti e la libertà, e promuove i valori – è una battaglia che non possiamo permetterci di perdere.

La democrazia è una scelta continua

La vera democrazia è un processo in evoluzione, non un punto d’arrivo. È la capacità di fermarsi, correggere e rifondarsi ogni volta che è necessario. Annullare un’elezione, sospendere un processo, può sembrare un passo indietro, ma è spesso l’unico modo per difendere ciò che conta davvero: la libertà, la giustizia, la dignità umana.

Chi riduce la democrazia a una somma di numeri non la sta difendendo, la sta tradendo. Perché la democrazia non è mai stata solo “regole”. È valori. È giustizia. È l’unica arma contro la tirannia. E oggi, più che mai, dobbiamo scegliere se essere spettatori del suo declino o protagonisti della sua difesa.