Il Canada nell’Unione Europea? L’idea de The Economist per pensare fuori dagli schemi

Sofia Fornari
08/01/2025
Frontiere

Nell’ultimo numero di The Economist, un articolo provocatorio propone un’idea audace, tanto più nel contesto del dibattito surriscaldato degli ultimi giorni: invitare il Canada a diventare il 28° Stato membro dell’Unione Europea. L’idea, benché improbabile nell’immediato, è un esercizio di immaginazione geopolitica che offre spunti di riflessione interessanti per l’Europa. E, nel suo spirito innovativo, incarna un approccio che l’UE dovrebbe adottare per affrontare le sfide del XXI secolo: pensare out of the box.

L’idea di CanadEU

L’articolo di The Economist parte da un curioso precedente storico, le cosiddette “whisky wars” tra Canada e Danimarca, una disputa territoriale durata quarant’anni per una piccola isola artica. Risolta pacificamente, questa controversia simboleggia la diplomazia civile che contraddistingue sia il Canada che l’Europa.

Ma perché invitare il Canada nell’UE? Le ragioni sono molteplici. Il Canada, con i suoi vasti territori ricchi di risorse naturali e una popolazione di appena 40 milioni di abitanti, rappresenta un complemento ideale per un’Europa densamente popolata, povera di materie prime e bisognosa di energia. L’inclusione del Canada triplicherebbe la superficie dell’UE, senza gravare eccessivamente sulle sue risorse demografiche.

Culturalmente e politicamente, il Canada condivide molti valori con l’Europa: il rispetto per i mercati temperati da stati sociali solidi, l’attenzione al cambiamento climatico e un approccio inclusivo all’immigrazione. Inoltre, l’adesione del Canada porterebbe un’espansione significativa del mercato dell’euro, aumentando la portata globale della moneta unica e consolidandone il ruolo nei mercati internazionali. Inoltre, l’esperienza canadese con le popolazioni indigene potrebbe offrire lezioni utili a un’Europa sempre più multiculturale.

Ostacoli e opportunità

Certamente, ci sono ostacoli significativi. L’adesione all’UE comporterebbe per il Canada sacrifici difficili, come la revisione dei suoi legami commerciali con gli Stati Uniti, fondamentali per la sua economia. D’altra parte, anche l’UE dovrebbe superare il vincolo formale che riserva l’adesione ai soli “Stati europei”. Ma l’articolo sottolinea che l’alleanza strategica tra le due sponde dell’Atlantico non deve per forza tradursi in una piena adesione. Una collaborazione più stretta potrebbe iniziare con l’attuazione completa del CETA, l’accordo commerciale tra UE e Canada, ancora in sospeso in alcuni Stati membri.

L’articolo suggerisce inoltre che un legame più stretto tra UE e Canada sarebbe una risposta efficace all’aggressività delle grandi potenze globali. Donald Trump, con il suo atteggiamento espansionistico, rappresenta una minaccia per entrambi. Trump ha già parlato del Canada come del possibile 51° stato degli Stati Uniti, si è rivolto al primo ministro Justin Trudeau chiamandolo “governatore“, ha espresso interesse per annettersi la Groenlandia e non ha nascosto il desiderio di controllo su infrastrutture strategiche come il canale di Panama. Questi segnali di imperialismo americano rendono ancora più urgente per Europa e Canada rafforzare la propria autonomia strategica.

Perché l’Europa deve abbracciare idee innovative

A prescindere dalla fattibilità di CanadEU, l’idea racchiude una lezione fondamentale per l’Europa: la necessità di superare gli schemi tradizionali e di pensare in modo creativo alle proprie sfide. Nel contesto di una competizione globale sempre più aggressiva, l’UE non può permettersi di restare ancorata a logiche statiche e conservatrici.

L’approccio suggerito da The Economist è, anzitutto, un esercizio di metodo. Immaginare scenari che sfidano le convenzioni consente di individuare soluzioni innovative, anche quando non pienamente praticabili. L’Europa ha bisogno di questo spirito per ritrovare la propria centralità nel mondo. E deve farlo con un obiettivo chiaro: difendersi sia dall’imperialismo russo e cinese, sia dall’“aggressività amichevole” degli Stati Uniti, spesso più alleato che partner.

Pensare out of the box significa anche riconoscere che l’UE deve ampliare la sua visione: includere nuove alleanze, esplorare cooperazioni inedite e rafforzare la propria autonomia strategica. Solo così l’Europa potrà tornare a essere una potenza globale capace di influenzare il proprio destino.

In definitiva, se l’idea di un CanadEU rimarrà forse un sogno geopolitico, l’Europa può trarne ispirazione per costruire un futuro in cui il pragmatismo si sposi con l’audacia. Primo punto per pensare out of the box è darsi un volto e una voce legittimata a dire “Noi, l’Unione Europea”. Serve l’elezione diretta del presidente dell’Unione Europea subito.