Ernesto Nathan: L’Europeo che guidò Roma

Ernesto Nathan: l'Europeo che guidò Roma.
Filippo Rigonat
11/01/2025
Radici

Roma caput mundi”: così Marco Anneo Lucano nel suo Bellum civile celebrava l’eternità e la potenza della città, capitale dell’occidente e cuore pulsante culturale e politico del continente.

Proprio oggi, mentre Roma torna a brillare sotto i riflettori internazionali con il Giubileo 2025, è doveroso ricordare l’uomo che ad inizio ‘900 ne incarnò la gloriosa eredità, restituendo a Roma un ruolo centrale dopo secoli di decadenza.

Un sognatore pragmatico che voleva rendere Roma centro nevralgico della moderna Europa.

Costui è Ernesto Nathan, nato a Londra nel 1845, sindaco della capitale d’Italia dal 1907 al 1913.

Un’educazione singolare

Figlio di due genitori ebrei, Sara Levi e Meyer Moses, Ernesto ha respirato fin da bambino l’effervescenza politica dell’ottocento. La famiglia Nathan fu infatti punto di riferimento per gli intellettuali risorgimentali esuli dall’Italia, primo fra tutti Giuseppe Mazzini.

Di conseguenza, nella sua educazione si sono congiunti i princìpi teologici dell’ebraismo con il pensiero mazziniano votato al patriottismo etico degli uomini liberi. Questa combinazione di influenze plasmò in Nathan una visione che lo spinse a tradurre i suoi ideali in azione.

Per spirito egli è sempre stato attratto dall’operato politico attivo, guidato dalla lungimirante idea che concepisce l’amministrazione pubblica come un mezzo finalizzato allo sviluppo individuale di tutti i cittadini in un contesto libero e giusto.



L’impegno in Italia

Trasferitosi in gioventù in Italia, coerentemente con i suoi ideali ha deciso di coniugare il suo impegno intellettuale con quello politico. La sua rilevante attività massonica nel Gran Oriente d’Italia, che lo porterà a diventare Gran Maestro nel 1896, è andata di pari passo con la sua applicazione negli ambiti del giornalismo e della dialettica politica.

La rigorosa concezione etica e laica dello stato, sintesi filosofica e pratica dei valori mazziniani, massonici, ebraici ed europeisti, ha guidato la sua carriera in Italia, fino alla nomina nel 1898 come assessore capitolino ai lavori pubblici e all’economia.

Nathan a Roma

Nathan giunge in una Roma smarrita nella sua identità, capitale del Regno d’Italia da meno di 30 anni e lacerata dal conflitto intestino con il potere papale estromesso dopo secoli dalla guida dell’urbe. Si pone l’ambizioso obiettivo di ridare lustro alla decadente Città eterna, promuovendo una crescita edilizia sostenibile e un equo sviluppo per tutti i cittadini, mantenendo allo stesso tempo un razionale rigore nella gestione dei conti pubblici.

Dopo un mandato da assessore, guida l’unione delle forze riformatrici (Radicali, Repubblicani, Liberali) alla vittoria elettorale e, con un discorso programmatico memorabile, si insedia Sindaco di Roma il 2 dicembre 1907.

Le politiche di Nathan

Le politiche promosse dal primo sindaco cosmopolita e non cattolico dell’urbe hanno avuto il principale merito di far detonare il sistema dell’apparato clerico-nobiliare che teneva in ostaggio la città, proiettando Roma nel nuovo secolo. Interventi contro la speculazione edilizia e la rendita fondiaria con il piano regolatore del 1909, presidi a garanzia di igiene e salute pubblica, politiche per l’istruzione gratuita e di qualità (triplicano le scuole pubbliche), municipalizzazione del settore dei servizi essenziali (AEM-ATAC), nuovi standard di razionalizzazione del bilancio.

Questi gli interventi più importanti dell’amministrazione Nathan, esempio virtuoso di sintesi tra idealismo e pragmatismo, contemperati in una visione estensiva di Roma al centro d’Europa.

L’eredità di Nathan

Nathan tradusse l’ideale mazziniano di unione delle coscienze europee in un progetto civico e politico concreto, immaginando una Roma protagonista culturale ed economica nel panorama continentale, alla guida delle altre capitali d’Europa.

“Guardare all’avvenire…a una grande Metropoli ove scienza e coscienza indirizzino rinnovate attività artistiche, industriali, commerciali…perché attraverso la breccia di Porta Pia scorgiamo l’Europa”; così Nathan in occasione del suo discorso programmatico.

Dopo la conclusione del suo mandato, il secolo si incamminò su strade opposte ai suoi ideali, con lo scoppio della Grande Guerra e la disgregazione del continente sotto le armi.

Un modello di buon governo

Tuttavia, Nathan non va visto come un predicatore nel deserto; al contrario, il suo operato lungimirante deve rappresentare per noi europeisti un modello di buon governo capace di unire visione e pragmatismo, portatore di benessere collettivo in un contesto di Europa unita, prospera ed equa.

Magari, guidata proprio da una Roma bella, funzionante, eterna.


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