O con l’Ucraina o con Trump&Putin. Per l’Europa, tertium non datur

Per raccapricciante che sia stato lo spettacolo, ieri non è successo niente di diverso da quello che, fin dal 5 novembre 2024, si sapeva perfettamente sarebbe successo.
A non saperlo, erano solo gli stupidi. A sperarlo, i russi e i loro scherani interni e internazionali. A fingere di non saperlo quanti contavano di rinviare il momento del redde rationem, che ora è arrivato, malgrado gli sforzi patetici di ritagliare fuori tempo massimo finestre di opportunità per una terza via impossibile. A fingere di sperarlo – ma non credendoci fino in fondo – tutta la feccia rossobruna, per cui il trumpismo sembrava troppo bello e troppo antiamericano per essere vero, troppo a immagine e somiglianza della caricatura dell’America brutta, sporca e cattiva per mantenere realmente le sue promesse.
Invece Trump e la cosca MAGA sono proprio quello che sembrano e fanno esattamente quello che dicono (se ci riescono e se viene loro consentito, ovviamente). Trump sta dalla parte di Putin perché la pensa come lui sulla necessità di superare l’ordine politico liberale nella vita degli Stati e nelle relazioni tra gli Stati, e vorrebbe essere lui facendo degli Usa un’autocrazia plebiscitaria e una cleptocrazia oligarchica.
Vista questa consonanza etico-politica, Trump e Putin hanno gli stessi nemici, che sono tutti quelli che si attardano e resistono nella difesa del vecchio sistema occidentale, fondato sull’alleanza di diritto e libertà del fronte euro-americano e hanno gli stessi amici, cioè quanti, a prescindere dal colore politico, sono disponibili a celebrare l’avvento di una mortuaria “stagione di pace” e a ricavarne qualche vantaggio.
O si sta con Trump e Putin, o si sta con l’Ucraina. O si continua a difendere questa frontiera della libertà europea e occidentale, nella speranza razionale che, sventata la resa, sia possibile negoziare per l’Ucraina una pace diversa e più giusta, oppure ci si allinea al disegno di Trump, le cui conseguenze però non si fermerebbero all’Ucraina e investirebbero tutti i Paesi europei.

In tre anni di guerra Europa e Usa hanno fornito all’Ucraina aiuti per poco più di 250 miliardi di euro, con una leggera prevalenza di aiuti europei e un sacrificio medio pari al 0,2% del pil dei Paesi donatori.
Non esistono sulla carta problemi finanziari a surrogare il contributo americano, se i maggiori Paesi europei (non solo Ue) incrementassero in misura neppure così significativa i propri aiuti all’Ucraina. Esistono seri problemi – sinceramente non saprei dire quanto insuperabili – a sostituire le forniture militari americane, che non saranno più né regalate, né vendute agli ucraini e ai loro alleati. Esiste poi un problema gravissimo di tenuta delle opinioni pubbliche europee rispetto a una scelta di sostegno all’Ucraina, che la vulgata pro-russa costruita in due decenni di infiltrazione nei media e nella politica del continente presenterà come perdente e azzardata.
Quanti Paesi reggeranno? Quanto ampio e solido e quindi sufficiente sarà il fronte europeo pro-Ucraina? E in questo scenario dove starà l’Italia? Lo scopriremo presto e scopriremo anche quanto, tra tutti i pericoli che l’Europa e l’Occidente devono affrontare, sia chiaro alle élite politiche abbandonate da Trump che la capitolazione dell’Ucraina è per tutti loro il pericolo maggiore.