La lezione di Fini, una destra europeista è possibile

Nell’intervista rilasciata oggi a Repubblica, Gianfranco Fini riprende un tema che nel dibattito pubblico italiano ed europeo spesso emerge con toni accesi: l’identità della destra e il suo rapporto con l’Unione Europea. Le parole del fondatore di Alleanza Nazionale e già ministro degli Esteri rimettono al centro l’idea di un’Europa unita non per costrizione, ma per scelta strategica e ideale. E lo fanno in un contesto – quello del conflitto in Ucraina e delle tensioni con la Casa Bianca di Trump – in cui la stabilità e la credibilità dell’Europa si giocano su due fronti: difesa comune e tutela dei valori fondanti dell’Occidente.
La lezione che noi a L’Europeista traiamo dalle parole di Fini sta nell’indicare con chiarezza che una destra europea, fedele alle proprie radici patriottiche, non deve e non può rinunciare a sentirsi protagonista di un progetto comunitario. Il patriottismo, sottolinea Fini, non è chiusura nazionalista, bensì la volontà di difendere i principi di libertà, democrazia e indipendenza che oggi vanno tutelati in primo luogo al fianco degli ucraini. Da qui la necessità di riconoscere che, senza il sostegno e la coesione degli Stati europei, l’Unione rischia di svuotarsi di significato politico. Non c’è spazio per ambiguità né esitazioni: se si vuole contare sulla scena internazionale – e persino per garantire la propria sicurezza – l’Europa deve agire come un soggetto unito, anche militarmente.
E’ tempo per l’Europa di elaborare una propria strategia
Non a caso, l’ex vicepresidente del Consiglio difende l’esigenza di investire in difesa comune e invita a non sottovalutare l’eventualità di un disimpegno più netto degli Stati Uniti. Gli USA restano l’alleato storico e imprescindibile, ma è vitale che l’Europa elabori una propria strategia per non farsi imporre da altri – Washington come Mosca – il suo futuro. Proprio da qui deriva, secondo l’ex leader di An, il valore di un’Europa che si rafforzi grazie anche all’impegno dei Paesi dotati di deterrenza nucleare, Francia e Gran Bretagna.

D’altro canto, il monito di Fini è rivolto anche all’interno del campo conservatore. Le critiche a chi – da Orban a Salvini – esprime posizioni ambivalenti verso Putin e l’aggressione russa sono nette: non c’è coerenza nel definirsi “patrioti” se poi non si è disposti a difendere un popolo europeo aggredito. Alla base, dunque, restano la responsabilità e l’orgoglio di una tradizione politica in cui la difesa dei valori occidentali è prioritaria, oltre le strumentalizzazioni di breve periodo.
Il leader storico della destra italiana, inoltre, guarda con pragmatismo all’Unione: riconosce gli errori di un’Europa talvolta eccessivamente burocratica e “miope” su alcuni aspetti economici e ambientali. Ma proprio per superare questi limiti, ribadisce l’importanza di scelte condivise che evitino il rischio di scomparire come entità politica.
Una destra che non tema di definirsi europeista
Quello di Fini, insomma, è un richiamo forte a una visione di destra che non tema di definirsi europeista. In un’epoca in cui populismi e calcoli nazionali rischiano di frammentare l’Unione, la sua prospettiva, maturata in anni di impegno politico europeo (fu insieme a Giuliano Amato rappresentante italiano presso la Convenzione europea chiamata a scrivere la proposta di Costituzione Europea), propone una bussola chiara: la difesa dell’Ucraina e il rafforzamento di un’identità comunitaria sono condizioni essenziali per mantenere in vita l’idea stessa di un’Europa autorevole e rispettata, dalla quale nessun paese – Italia in testa – può prescindere.