Europa 2X: ora la coalizione per la difesa, poi servirà una Costituente

Filippo Rigonat
04/03/2025
Orizzonti

Il detonatore Trump è esploso. Dopo neanche due mesi dal suo insediamento, segnati dal forsennato attivismo internazionale del tycoon e dei suoi accoliti, il mondo e in particolare l’Occidente sono stati letteralmente scagliati nel subatomico acceleratore della storia

Ciò che era, non è più” ;  basterebbe questo laconico motto per definire lo stato delle relazioni transatlantiche nel 2025, in cui si vede la nuova amministrazione americana impegnatissima nel ridisegnare lo scacchiere globale, con particolare indispettimento nei confronti di noi storici alleati europei.

I recenti sviluppi, non ultimo lo screzio Trump-Zelensky sul futuro dell’Ucraina, ci impongono urgentemente di agire. Bisogna innanzitutto essere consci che Trump non è un errore della storiae che il 20 gennaio 2029 l’America non tornerà placidamente indietro sui suoi passi.

Infatti, la seconda presidenza di “The Donald” agisce sostanzialmente come catalizzatore di un cambiamento di paradigma in atto nella società e nella politica non soltanto americana da più di vent’anni, fautore dell’archiviazione della globalizzazione a favore di un mondo spartito tra potenze tecno-nucleari predatorie.

La volontà degli Stati Uniti d’America di abdicare dal ruolo di garante dell’ordine globale, a favore del ritorno allo stato di natura e alla legge del più forte come principio regolatore degli equilibri internazionali, impone un nuovo e repentino riorientamento della politica strategica degli stati d’Europa in chiave unitaria, non più per idealismo, ma per istinto di sopravvivenza.

Nel breve termine, deterrenza autonoma e politica difensiva comune

Farsi trovare impreparati è la specialità dei moderni stati europei, ma questa volta non possiamo permettercelo, dunque è necessario tracciare rapidamente una strada che conduca alla formazione di un soggetto politico continentale veramente credibile, a differenza dell’attuale UE.

La nuova Europa non si fa dall’oggi al domani, ma il presente impone grandi scelte rapide e pragmatiche. Lo spauracchio militare riacceso dalla guerra in Ucraina e il possibile disimpegno delle forze armate USA dalla difesa delle nostre terre porta all’ordine del giorno la creazione di un valido esercito europeo, frutto dell’armonizzazione delle forze armate degli stati aderenti. La capacità di difendere e tutelare i propri cittadini e i propri asset economici sta alla base di qualunque entità politica rilevante, perciò l’Europa non può prescindere dalla propria protezione autonoma.

Per questo non bisogna limitarsi ad aumentare le spese per la difesa, è necessario piuttosto sviluppare una forte struttura centralizzata a vertice di buona parte degli apparati militari dei paesi membri, che disponga anche dello “scudo nucleare” in capo attualmente alla sola Francia, che il presidente Macron ha dichiarato di poter condividere.

La politica di sicurezza comune è già annoverata nel diritto europeo e internazionale, e sulla carta l’UE è anche già dotata di organi come il Comitato militare dell’Unione Europea o nuclei operativi come gli EU Battlegroups. La sfida sta nel rinforzarli e renderli operativi, senza escludere schemi di cooperazione non coincidenti con l’attuale UE, magari allargando la partecipazione al Regno Unito, o in alcuni settori anche alla Turchia, presente al vertice informale tra alcuni leader europei domenica a Londra. 

Trascendere dallo schema politico dell’attuale Unione Europea vuol dire svincolarsi dalla burocrazia di Bruxelles ma soprattutto liberarsi da eventuali veti mortiferi di paesi come Slovacchia e Ungheria, troppo asserviti al potere di Putin per percepire la minaccia esistenziale del continente. Questo formato non può e non deve limitarsi al piano militare, ma deve sfociare in una prospettiva ad ampio respiro, che non può essere che politica.

A lungo termine: una nuova costituente europea

Non bisogna girarci intorno, la matrice di gran parte delle contraddizioni dell’Unione Europea è la mancanza di una vera carta regolatrice unica. Allo stato attuale, l’UE è giuridicamente ancora un’organizzazione internazionale regolata da Trattati, nonostante abbia quasi tutti gli elementi di un Ordinamento, tranne che una Costituzione propria. Oltre che muoverci pragmaticamente per garantire la nostra sicurezza, è giunto il momento di dare forma politica all’Europa e raccogliere in un unico testo il vasto corpus giuridico dell’Unione.

La Costituzione è la suprema madre dell’ordinamento di un territorio, indispensabile passepartout per ottenere lo status di soggetto giuridico e politico. Noi abbiamo bisogno proprio di questo, e non solo su un piano ideologico, ma su un piano strettamente pratico.

Non abbiamo peso internazionale, ci serve un governo europeo legittimato popolarmente con la forza di trattare con le altre potenze: va disciplinato con la Costituzione.

Ci sono troppe norme a causa dei troppi trattati in vigore e del disallineamento funzionale tra organi: razionalizziamoli in Costituzione.

L’Europa ci impone dall’alto i suoi diktat: allora scegliamo noi come governarla, ma serve una Costituzione.

Esistono molti altri esempi che avvalorano la necessità di questo salto di qualità per l’eurozona; ma non per questo bisogna di nuovo compiere l’errore di calare dall’alto il provvedimento come accaduto con la prima Costituzione Europea, il cui progetto si è arenato nel 2005.

Questa volta dobbiamo essere noi europei i primi autori del nostro futuro, ed essere noi tramite un voto straordinario ad eleggere i membri della “Costituente per la nuova Europa, un’assemblea di 500 rappresentanti votati da noi cittadini con il compito di scrivere la nostra Carta Costituzionale.

L’Assemblea deve essere un grande processo democratico e di confronto, seguito con la massima attenzione dall’opinione pubblica, che abbia conclusione- dopo la stesura della Carta- in un grande Election Day Continentale volto ad approvare l’adozione del documento.

Questo non vuol dire distruggere le attuali autonomie nazionali, che rimarrebbero in forma anche più definita, ma dare finalmente una struttura riconoscibile e autorevole alla nostra Europa, che comprende nientemeno che 500 milioni di persone.

Ora è il momento del coraggio, chi è pronto guidi il cambiamento, gli altri seguiranno.


Partecipa al nostro evento, il 12 aprile 2025 a Roma, prenota il tuo posto: