No all’europeismo benaltrista

Davide Cucciati
06/03/2025
Orizzonti

Michele Serra chiama in piazza per l’Europa, Elly Schlein invoca una “difesa comune” astratta. Entrambi, con miopia, bocciano un passo concreto verso una difesa europea credibile: il piano di von der Leyen. 

Come noto, Michele Serra ha lanciato un appello per una manifestazione “pro Europa e pro Ucraina” il 15 marzo. Un’iniziativa sacrosanta nelle intenzioni, a cui giustamente L’Europeista ha dato immediata adesionema che ora rischia di diventare una carnevalata utile soltanto per godere di una bella giornata di sole a Roma

Mentre Serra invita a sventolare la bandiera blu con le stelle in piazza, si oppone fermamente a rafforzare l’Unione sul piano militare, scivolando in un limpido esercizio di benaltrismo: “Gli ottocento miliardi promessi da von der Leyen, tutti in una volta, ai Paesi membri, fanno l’effetto di una overdose di anabolizzanti inflitti a un corpo che teme, o sa, di essere senile, e cerca di gonfiare i muscoli per nascondere la sua fiacchezza. Dando una immagine, dunque, di profonda e quasi imbarazzante insicurezza. E buttando un bel po’ di quattrini (pubblici) nel pozzo infernale del riarmo generalizzato”. Invece di affrontare il tema spinoso della sicurezza, Serra si rifugia nel “ben altro serve all’Europa, eludendo la questione cruciale: come difendere quei valori europei che proclamiamo? 

Un analogo corto circuito politico si osserva in Elly Schlein. La Segretaria del PD ha affermato che “all’Unione Europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale”. Nel frattempo, Schlein boccia un’iniziativa reale che, pur imperfetta, rappresenta l’unico tentativo concreto di costruire una difesa comune. Il piano presentato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen per potenziare la difesa dell’UE viene liquidato da Schlein come “non la strada giusta”, bollato sbrigativamente come “corsa al riarmo dei singoli Stati”. In pratica, mentre von der Leyen avverte che “viviamo in tempi pericolosi” e che “la sicurezza dell’Europa è seriamente minacciata”​, la sinistra pacifista nostrana replica con un distacco surreale, invocando una vaga difesa comune ma respingendo ogni passo concreto per costruirla.



Questa posizione ambigua e miope tradisce più calcolo elettorale che visione strategica. Schlein sembra voler tenere insieme il suo elettorato pacifista e movimentista, così come Serra sembra strizzare l’occhio a certi ambienti intellettuali antimilitaristi. Si agita la bandiera dei “valori europei” solo finché non comporta scelte difficili o impopolari. Appena si parla di aumentare i bilanci della Difesa o di investire in armamenti comuni, scatta la fuga nella retorica: “noi vogliamo la pace, non il riarmo”. Come si pensa di difendere la pace e i valori democratici senza uno strumento militare all’altezza? L’ipocrisia sta tutta qui: nascondersi dietro l’ideale nobile di un’Europa unita per non dover spiegare perché non si vuole spendere un euro in sicurezza comune. L’obiettivo – chiaro a Bruxelles – è “spendere meglio e insieme”​, razionalizzando le risorse. Viene il sospetto che il niet di Schlein al piano europeo serva più a marcare una differenza politica in patria (e magari strizzare l’occhio ai pacifisti di M5S e sinistra radicale) che a costruire davvero quella difesa comune che a parole dice di volere.

A Michele Serra e Elly Schlein si unisce anche Giorgetti. Il ministro leghista, dal canto suo, avverte che i soldi per la difesa devono essere spesi con prudenza, perché “per comprare un drone o un missile supersonico non si va al supermercato”. Insomma, siamo di fronte a uno scenario bipartisan che, tra una predica sui valori e un monito sulla gestione oculata delle risorse, finisce per frenare ogni tentativo di costruire una difesa europea credibile. Forse, più che una “difesa comune”, qui si sta costruendo una nuova alleanza edificata sul veltroniano “ma anche”.

Il piano von der Leyen punta a mobilitare centinaia di miliardi (si parla di 800 miliardi di euro entro pochi anni sommando tutti gli strumenti​). Il messaggio è chiaro: “L’Europa deve agire con determinazione, consolidare la propria difesa e rafforzare la propria autonomia strategica”​. Non sono parole in libertà: dietro c’è la consapevolezza che la situazione geopolitica si è fatta pericolosa e non possiamo più permetterci di rimandare.

Meno benaltrismo e più responsabilità. Per passeggiate a Roma sventolando la bandiera europea c’è sempre tempo. Per riarmarsi no.