1936-2025: l’invasione nazista della Renania fa rima con l’Europa di oggi

Gabriele Molinari e Piercamillo Falasca
10/03/2025
Radici

Il 7 marzo 1936, ottantanove anni fa, la Germania nazista inviò ventimila soldati nella Renania, violando apertamente il Trattato di Versailles e quello di Locarno. Fu un test per l’Europa. Francia e Regno Unito, all’epoca militarmente superiori alla Germania, avrebbero potuto reagire e stroncare sul nascere le mire espansionistiche di Hitler. Non lo fecero.

Il Führer, pur nella sua arroganza, sapeva che un intervento anglo-francese avrebbe potuto mettere in crisi il suo regime. Ma scommise sulla prudenza, sulla paura del conflitto e sulla fragilità politica delle democrazie europee. E vinse. L’occupazione della Renania fu il primo passo di una lunga catena di eventi che portarono alla Seconda Guerra Mondiale.

Oggi, nel 2024, la storia sembra ripetersi. La Russia di Vladimir Putin ha già sfidato l’ordine internazionale con l’invasione della Georgia nel 2008, con l’annessione della Crimea nel 2014 e infine con la guerra su larga scala contro l’Ucraina dal 2022 fino a oggi. In ogni occasione, l’Occidente ha reagito, ma con il freno a mano tirato.

Sanzioni, condanne diplomatiche, invio di armi a Kyiv: risposte forti, ma non decisive. Putin, come Hitler nel 1936, scommette sul fatto che le democrazie occidentali, pur superiori economicamente e militarmente, non vogliano un’escalation diretta. L’avanzata della Russia è graduale, come lo fu quella del Terzo Reich: un passo alla volta, saggiare la reazione, calcolare i rischi.

La storia insegna che, quando si cede su un principio fondamentale – l’inviolabilità dei confini, il rispetto del diritto internazionale – si apre la porta a nuove aggressioni. Se nel 1936 le potenze democratiche avessero agito con fermezza, forse la tragedia della Seconda Guerra Mondiale si sarebbe potuta evitare.

Nel 2025, l’Occidente si trova davanti a una nuova prova. La storia non si ripete mai in modo identico, ma spesso fa rima. E le lezioni del passato sono chiare: esitare oggi può significare pagare un prezzo altissimo domani.