Elly e il PD al bivio: partito dell’eschimo o partito europeo

Caro Partito Democratico, cosa significa essere “a favore della difesa comune e contro il riarmo nazionale”? Esiste oggi un meccanismo di difesa comune che può essere immediatamente finanziato e reso operativo? No, non esiste. È un po’ come essere a favore della guarigione da una malattia ma al tempo stesso contro la terapia. Non c’è alternativa, l’unica strada è quella di procedere nell’immediato con il riarmo dei singoli stati prevedendo una interoperatività tra gli stessi e tra i singoli sistemi di difesa, così come già previsto nel piano presentato dalla Presidente della Commissione Europea, procedendo poi alle riforme che, con i loro tempi, disegneranno il nuovo profilo istituzionale dell’Unione.
Quale difesa comune vuole il PD e con le attuali regole, forse con quelle che oggi permetterebbe a Orban di bloccare qualunque mossa ritenuta necessaria dagli altri 26?
Putin, Trump e anche Xi prendono decisioni in pochi minuti; Trump ha addirittura stravolto l’ordine mondiale durato ottant’anni con un post su X. E noi dobbiamo stare ai sofismi di certa sinistra che in questo caso diventa alleata della peggior destra trumputiniana nel frenare la corsa alla sicurezza dell’Europa?
L’hanno capito anche il Regno Unito e il Canada, storici alleati e vicini di casa degli USA, che oggi non si scherza e non ci hanno pensato un attimo a partecipare ai vertici UE allargati e a dire “ci stiamo anche noi!”. Ma no, il Partito Democratico, un partito che dovrebbe essere un partito di sistema, un partito che ha (o aveva?) nel suo DNA il portato delle migliori tradizioni politiche europee, quella liberale, quella socialdemocratica e quella popolare, si perde nei distinguo tipici di un’assemblea di collettivo universitario. Un partito che, nella sua vocazione maggioritaria, invece di rappresentare un’alternativa di governo (segreto: le elezioni le vinci se riesci a pendere i voti di quelli che la volta precedente hanno votato per gli altri), cazzeggia e, cazzeggiando, si allontana non solo dal resto dei socialdemocratici europei, manche da Prodi, Gentiloni e Picierno.
In questo momento abbiamo, da una parte, una leader di governo che, piaccia o meno, almeno cerca di giocare un ruolo sui tavoli internazionali, dall’altra, una rappresentante studentesca troppo ideologica e molto poco pragmatica.
È se è pur vero che Meloni all’opposizione è stata più “studentesca” di quanto lo sia Schlein, la segretaria dem ha già sul suo versante tutto ciò che di movimentismo, antisistema, fancazzismo e revanscismo possa esserci, e in un confronto con i suoi stessi alleati perderebbe per manifesta incapacità involutiva non tanto dell’attuale dirigenza che riesce perfino a lodare Salvini, quanto della struttura Partito Democratico che ancora oggi mantiene tratti di dignità e serietà.
Immaginiamo già le manifestazioni di piazza in cui Conte e Salvini, da buoni collaborazionisti trumputiniani, si ritroveranno insieme, come ai tempi del governo gialloverde, a urlare populisticamente che i soldi servono per costruire scuole e ospedali e, mentre sarebbe il caso di ricordare cosa accade, in assenza di difesa, a scuole e ospedali in presenza di un’aggressione militare, possiamo azzardare anche la previsione della presenza di Elly Schlein che non perde occasione per dichiarare che lei, segretaria del Partito Democratico di Prodi e Gentiloni, non sta “né con Trump né con l’Europa”, arrivando perfino a bearsi di avere le stesse posizioni di Salvini sulla (non) difesa europea.
Lo sanno bene Putin e Trump che l’Italia è l’anello debole dell’Unione Europea e infatti sull’Italia hanno concentrato parte delle loro “attenzioni” tra collaborazionisti a destra, paradossalmente sempre meno, e utili idioti a sinistra che ormai sgomitano per affollare la scena.

E anche se la coalizione di centrodestra si presenta apparentemente divisa, con Salvini che, ormai quasi in imbarazzante solitudine anche rispetto al suo partito, cerca quotidianamente di superare se stesso nella classifica delle boutade (e che ricevono il plauso della dirigenza PD), la sinistra che ormai ha perduto il centro non può più neanche giocare sul possibile imbarazzo della Presidente del Consiglio, perché pare ormai scontato che Giorgia Meloni abbia deciso di stare in Europa, con l’Europa e l’Ucraina, pur cercando di giocare, grazie ai suoi buoni uffici – che non sappiamo per quanto resteranno buoni – un ruolo di ponte tra Trump e la UE. E ancora meno funziona il mantra suoi fondi di coesione perché è già stato dichiarato che quelli, in Italia, per acquistare le armi, non saranno utilizzati.
Dunque, caro PD, oggi sei tu che devi decidere e dirci da che parte vuoi stare e cosa vuoi essere. E lo spettacolo offerto nell’ultima settimana non lascia sperare in bene.
PS: ma poi, caro PD (o forse sarebbe il caso di dire “cara Elly”), siamo sicuri che i sostenitori dei diritti e delle libertà civili siano disposti a perdere tutto per rincorrere una tara ideologica che induce certa sinistra alla supercazzola sul “riarmo nazionale” mentre l’Europa rischia di finire travolta dall’asse Putin-Trump che di diritti e libertà civili fanno quotidianamente e sistematicamente strame? Siamo proprio sicuri che la foga ideologica e la rincorsa a un pacifismo tutto di maniera valgano un prossimo proconsole trumputiniano che anche in Europa vada in tv con una croce disegnata sulla fronte o a licenziare lavoratori come fosse uno show televisivo?