Solo una forza europea può garantire pace in Ucraina: il resto è resa o guerra

Piercamillo Falasca
13/03/2025
Frontiere

Secondo Reuters, la Russia ha sottoposto agli Stati Uniti una lista di condizioni per un accordo che, di fatto, ricalca le richieste avanzate prima dell’invasione del 2022, con l’aggiunta delle pretese territoriali maturate con la guerra. Mosca chiede il divieto di adesione dell’Ucraina alla NATO, il non dispiego di truppe straniere – nemmeno una missione di peacekeeping – e il riconoscimento della sovranità russa sulla Crimea e sulle regioni orientali di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, che peraltro non controlla nemmeno interamente. Altre fonti riportano che la Russia vorrebbe anche le dimissioni di Zelensky e l’impegno americano a cessare ogni fornitura di armi all’Ucraina.

Tradotto: Putin chiede a Trump non la pace, ma la resa totale di Kyiv. Un’Ucraina disarmata, mutilata, governata da un esecutivo morbido con Mosca e destinata a essere un fragile Stato cuscinetto sotto costante minaccia russa. Sono condizioni inaccettabili e, in tempi normali, un’Amministrazione americana le avrebbe rigettate in mondovisione, denunciando l’arroganza del dittatore del Cremlino. Ma non viviamo tempi normali: il futuro atteggiamento di Trump resta un’incognita.

Per quanto riguarda l’Europa, è sempre più evidente che la cosiddetta “coalizione dei volenterosi” disposta a offrire un contingente di pace e sicurezza a Kyiv dopo un eventuale armistizio è l’unica mossa seria e rigorosa per mettere Trump di fronte a una scelta tra pace e resa. Che piaccia o meno, Kyiv potrebbe essere costretta ad accettare dolorose perdite territoriali, ma non certo la prospettiva di essere una preda alla mercé di una prossima invasione russa tra qualche anno. Senza una garanzia internazionale di sicurezza, nessun accordo potrà avere valore reale.

Soprattutto con la prospettiva di un disimpegno degli Stati Uniti dal sostegno all’Ucraina, l’unico modo per impedire a Mosca di dettare unilateralmente le condizioni di una pace punitiva sarebbe proprio la presenza di un contingente europeo sul terreno, capace di dissuadere future aggressioni. Non un esercito di occupazione né una missione ostile contro Mosca, ma una forza di garanzia che impedisca il ripetersi dello scenario visto nel Donbass dal 2014 in poi: territori contesi, infiltrazioni russe, escalation incontrollabili. Questa sarebbe la mossa decisiva, la sola in grado di rendere la pace duratura e giusta.

E l’Italia? Nella partita geopolitica più importante dalla seconda guerra mondiale in poi, il nostro Paese non ha una linea chiara, non incide nei dibattiti cruciali, non contribuisce con una visione strategica. Semplicemente non c’è, come dimostra il voto in ordine parso dei partiti italiani di maggioranza e opposizione ieri a Strasburgo.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!