L’Atlantico val bene una messa: il gioco d’anticipo di Ursula per negoziare con Trump

Vincenzo D'Arienzo
28/04/2025
Poteri

Con l’Europa sotto pressione su dazi, Ucraina e difesa, la Commissione europea punta su un incontro diretto e una diplomazia attiva per evitare nuove fratture con Washington.

Poche battute, una stretta di mano fugace sul sagrato di San Pietro, e una porta che sembrava definitivamente chiusa si è improvvisamente socchiusa. L’incontro informale tra Donald Trump e Ursula von der Leyen ha rimesso in movimento i canali diplomatici tra Unione Europea e Stati Uniti, proprio mentre le tensioni commerciali e geopolitiche richiedono lucidità e iniziativa.

Con l’incontro romano, ai margini del funerale di Papa Francesco, von der Leyen ha dato prova di un’intelligenza pragmatica e consapevole. Ha scelto di assecondare l’ambizione italiana di un ruolo nella diplomazia transatlantica, ma senza concedere a Giorgia Meloni la leadership del processo. Ha incontrato Trump a Roma, ma non nei palazzi della Repubblica: sulla sponda “sacra” del Tevere, non su quella profana delle istituzioni laiche. Un gesto che ha rispettato le sensibilità politiche locali, senza però rinunciare alla gestione autonoma dell’iniziativa. Soprattutto, ha colto l’opportunità di stabilire un contatto con Trump in un contesto in cui difficilmente il presidente USA avrebbe accettato un confronto più formale. Una mossa che conferma come, in un mondo sempre più frammentato, la capacità di agire con flessibilità senza perdere il baricentro sia la cifra possibile di un nuovo protagonismo europeo.

A Bruxelles si lavorerà ora sottotraccia per trasformare ibreve scambio in un incontro istituzionale vero e proprio, nella consapevolezza che il tempo stringe. Il doppio appuntamento del G7 di Calgary e del vertice Nato all’Aja, entrambi a giugno, offre date sicure. Ma l’idea è non attendere troppo: una finestra potrebbe aprirsi già dopo il 16 maggio, complice la fine del viaggio di Trump in Arabia Saudita e il possibile colloquio con Vladimir Putin, forse a Istanbul.

L’urgenza di un confronto

L’iniziativa della presidente della Commissione, che si è subito confrontata con la premier Giorgia Meloni al rientro da Roma, testimonia quanto alta sia la posta in gioco. Il tema dei dazi incombe: senza intese, a luglio scatteranno nuove tariffe punitive che rischiano di compromettere le esportazioni europee. Non solo. Sul tavolo ci sono questioni strategiche come il supporto all’Ucraina, la regolamentazione delle Big Tech e il rafforzamento della cooperazione energetica con il GNL statunitense.

La partita, tuttavia, non sarà semplice. Come già dimostrato durante la sua prima presidenza, Trump seguirà logiche proprie, spesso improntate a un pragmatismo brutale, accompagnato da un situazionismo esasperante, che mal si concilia con i tempi e i metodi della diplomazia multilaterale.

La forza dell’unità europea

In questo scenario, l’Europa non può permettersi divisioni. Gli incontri preparatori, le missioni bilaterali e persino l’ipotesi di un viaggio diretto di von der Leyen a Washington vanno letti come segnali di un’Europa consapevole della necessità di agire in prima persona. Del resto, anche nel 2018 fu un intervento diretto di Jean-Claude Juncker a evitare un’escalation commerciale, dimostrando che, quando unita e risoluta, l’Unione può ancora dettare le condizioni.

Il piano di riserva, con contro-dazi già pronti a partire dal 14 luglio, conferma una nuova maturità politica a Bruxelles: la volontà di negoziare non implica subalternità, e il rischio di un confronto duro viene messo in conto con realismo.

Una sfida decisiva

Il possibile incontro Trump-von der Leyen non sarà solo un test di abilità diplomatica, ma un banco di prova della credibilità geopolitica europea. L’equilibrio è delicato: difendere gli interessi commerciali senza cedere all’isolazionismo, rilanciare la cooperazione transatlantica senza rinunciare all’autonomia strategica.

La strada è stretta, ma l’alternativa – un’Europa relegata al ruolo di spettatore nelle nuove dinamiche globali – sarebbe ben peggiore. Per questo, più che mai, l’Unione dovrà mostrare coesione, fermezza e capacità di iniziativa. In un mondo dove i rapporti di forza si ridefiniscono rapidamente, restare immobili non è più un’opzione.