Come Taiwan si prepara alla potenziale invasione cinese

Guido Gargiulo
14/01/2025
Frontiere

Di fronte all’incombente minaccia rappresentata dalla Cina, Taiwan si sta attrezzando con una strategia di difesa articolata, che combina tecnologia avanzata, innovazione militare e manovre geopolitiche mirate. L’isola, considerata da Pechino una “provincia ribelle,” ha intensificato i suoi sforzi per contrastare scenari di invasione, puntando su deterrenza, mobilità e infrastrutture militari. Taiwan ha ben capito che ha bisogno di lavorare autonomamente sulla difesa.

Chiatte cinesi: un nuovo strumento per l’invasione
Secondo recenti rapporti, che abbiamo riportato, la Cina starebbe costruendo speciali chiatte dotate di ponti mobili lunghi fino a 120 metri, progettati per facilitare lo sbarco di carri armati e materiali pesanti su spiagge o superfici inadatte. Queste “porte mobili” consentirebbero a Pechino di superare uno degli ostacoli principali in un’invasione anfibia: la necessità di controllare i porti di Taiwan.

Le chiatte, simili a quelle utilizzate dagli Alleati durante il D-Day, rappresentano un elemento strategico che potrebbe cambiare le regole del gioco. Se combinate con traghetti civili modificati per scopi militari, potrebbero ampliare significativamente le opzioni di sbarco. Taiwan ha però sviluppato contromisure sofisticate per affrontare la minaccia.



Armamenti avanzati e missili Ipersonici

Uno dei pilastri della difesa taiwanese è lo sviluppo di armamenti avanzati, come i missili ipersonici Ching Tien. Questi sistemi, con una gittata superiore ai 2.000 chilometri, sono progettati per colpire infrastrutture critiche e basi militari cinesi, incluse aree molto distanti come la provincia cinese della Mongolia interna.

Taipei punta fortemente anche su piattaforme mobili per migliorare la sopravvivenza dei sistemi di lancio e aumentarne la flessibilità operativa. Il missile da crociera Hsiung Feng IIE, in grado di raggiungere Pechino e Shanghai, è un altro esempio dell’impegno di Taiwan nel rafforzare la propria deterrenza strategica. La produzione nazionale di circa 500 missili all’anno garantisce inoltre l’autonomia tecnologica, un elemento cruciale in uno scenario di conflitto prolungato.

Caratteristiche tecniche e potenzialità dei missili made in Taiwan

Il “Qingtian” è un’evoluzione dei precedenti programmi missilistici Yunfeng e Yungeng II, ma introduce importanti miglioramenti:

  • Velocità ipersonica: viaggia a Mach 6, rendendolo quasi impossibile da intercettare.
  • Gittata ampliata: permette di colpire obiettivi ben oltre i confini dell’isola.
  • Versatilità operativa: può essere lanciato sia da piattaforme mobili che fisse, aumentando la capacità di risposta in caso di attacco.

Per migliorare la mobilità e la capacità di sopravvivenza, Taiwan sta valutando diverse opzioni per le piattaforme di lancio, tra cui i camion TatraForce 12X12 di produzione ceca e gli americani Oshkosh M983, noti per la loro resistenza su terreni difficili.

Preparazione militare e geopolitica

Oltre agli sviluppi tecnologici, Taiwan si prepara attivamente sul campo. Recenti esercitazioni navali, svoltesi nei pressi di Kaohsiung, hanno coinvolto sei navi da guerra in manovre di emergenza, simulazioni di attacco e operazioni di salvataggio subacqueo. Queste attività non solo rafforzano la prontezza operativa, ma inviano un chiaro messaggio di determinazione alla popolazione e agli osservatori internazionali.

Secondo quanto dichiarato da un portavoce della marina taiwanese, le esercitazioni mirano a garantire la sicurezza dei confini marittimi e a dimostrare la capacità dell’isola di rispondere a minacce immediate. Nel frattempo, Taipei continua a denunciare le esercitazioni militari cinesi come parte di una strategia di intimidazione volta a minare la sua sovranità. Pechino non ha mai smesso di inviare jet o navi militari attorno all’isola negli ultimi cinque anni.

Stretta collaborazione con gli alleati – Giappone e Filippine

Taiwan non è sola nel fronteggiare questa situazione: i suoi alleati stanno contribuendo a rafforzare la sicurezza dell’isola. Di recente, il Giappone ha fornito al governo delle Filippine cinque radar di sorveglianza costiera per monitorare lo Stretto di Bashi, una via d’acqua strategica tra Taiwan e le Filippine. Questo supporto tecnologico mira a garantire la libertà di navigazione nella regione, un punto chiave per le rotte commerciali globali.

Inoltre, le Filippine stanno preparando piani di emergenza per l’evacuazione dei propri cittadini da Taiwan in caso di conflitto, evidenziando la delicatezza della situazione.


Nota del direttore:

Quanto ci ha raccontato Guido Gargiulo nel suo articolo dimostra che – in definitiva – un’eventuale annessione di Taiwan da parte di Pechino non sarebbe affatto una passeggiata. Come nel caso dell’Ucraina, i taiwanesi appaiono pronti a difendere la propria isola e la propria libertà, potendo contare su capacità tecnologiche e militari di prim’ordine. Resta cruciale il ruolo degli alleati regionali, così pcome quello degli Stati Uniti, le cui scelte strategiche potrebbero risultare determinanti. È un grave errore pensare che il “pragmatismo” consigli di lasciare Taiwan alla Cina, magari inserendola in qualche “grande spartizione” dove si riconosca l’annessione dei territori ucraini occupati da Mosca, in cambio di concessioni come la Groenlandia o il Canale di Panama. Vale invece per Taiwan ciò che sarebbe dovuto valere per l’Ucraina: garantire sicurezza e protezione serve semmai ad allontanare lo spettro di un conflitto devastante, non a provocarlo.