Di cosa si occuperà Fitto a Bruxelles?
Superate le difficoltà dei complessi negoziati europei, la Commissione Von Der Leyen II si mette finalmente in moto, con Raffaele Fitto nel ruolo di vicepresidente esecutivo, affiancato da Teresa Ribera. La sua nomina ha ottenuto alla fine il voto favorevole dei Socialisti europei, seppur con qualche distinguo, dei liberali di Renew Europe, dei Popolari e della delegazione dei Fratelli d’Italia al Parlamento Europeo. Dopo tanto discutere della compatibilità di Fitto (in realtà, del suo attuale partito) con la maggioranza parlamentare, è il momento di analizzare cosa in concreto farà Fitto, che portafoglio ha e con quali potenzialità.
Le politiche di coesione
Raffaele Fitto sarà responsabile delle politiche di coesione dell’Unione Europea, gestendo fondi strutturali come, tra gli altri, il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo di Coesione. (FC). Questi strumenti rappresentano una parte sostanziale del bilancio pluriennale dell’UE, con una dotazione complessiva di 369 miliardi di euro per il periodo 2021-2027. Il suo compito sarà garantire un utilizzo efficiente di queste risorse, promuovendo uno sviluppo equilibrato tra le oltre 300 regioni degli Stati membri, riducendo le disparità territoriali e sostenendo la crescita economica nelle aree meno sviluppate.
Mai così tanti fondi all’Italia
Un aspetto cruciale del suo mandato sarà l’implementazione dell’Accordo di Partenariato 2021-2027, firmato il 19 luglio 2022. Questo accordo prevede per l’Italia una disponibilità di 75,3 miliardi di euro in Fondi Strutturali e di Investimento (il massimo storico), combinando risorse europee e cofinanziamento nazionale. Di questi, 43,1 miliardi provengono dall’UE, includendo quote destinate al Fondo per la Transizione Giusta (Just Transition Fund) e alla Cooperazione Territoriale Europea. Le risorse sono distribuite tra le regioni più sviluppate, quelle in transizione e le meno sviluppate, con l’obiettivo di sostenere progetti che favoriscano la coesione economica, sociale e territoriale.
L’incognita delle riforme strutturali
Fitto avrà anche il compito di supervisionare le riforme strutturali all’interno dell’UE, collaborando con gli Stati membri per migliorare l’efficacia delle politiche comunitarie. Questo ruolo richiederà un dialogo costante con le autorità nazionali e locali, assicurando che le iniziative europee siano allineate con le esigenze specifiche dei territori. In questo contesto, sarà fondamentale promuovere strumenti come le Zone Economiche Speciali (ZES), che Fitto ha già sostenuto in Italia durante il suo mandato come Ministro per gli Affari Regionali. Le ZES offrono incentivi fiscali e semplificazioni burocratiche per attrarre investimenti nelle aree meno sviluppate, e la loro efficacia potrebbe essere ampliata sotto la sua guida.
L’ambiguità dei rapporti con la Lega
È interessante notare che governatori del Nord Italia, come Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, promotori dell’autonomia differenziata e del regionalismo, potrebbero vedere con favore la nomina di Fitto a capo delle politiche regionali e di coesione nella Commissione Europea, nomina che offre l’opportunità di costruire un’Europa che valorizzi le specificità locali e le diversità territoriali. È però un fatto che il loro partito di appartenenza, la Lega, abbia votato a Strasburgo contro Fitto, anteponendo l’appartenenza alle forze antieuropee alla lealtà di coalizione nazionale (peraltro indebolita anche a Roma).
Ostacoli e opportunità
Il compito di Fitto non sarà privo di ostacoli. Tra le difficoltà principali ci sarà il coordinamento con un Consiglio Europeo spesso diviso e la sfida di gestire un bilancio europeo che, nonostante la sua entità, deve fare i conti con una domanda crescente di risorse da parte degli Stati membri. Inoltre, l’implementazione delle riforme potrebbe essere ostacolata da conflitti di interesse nazionali e da un Parlamento Europeo polarizzato. Fitto dovrà anche affrontare la sfida di garantire che i fondi siano spesi in modo trasparente ed efficiente, evitando ritardi e inefficienze, in particolare nei contesti più complessi come le regioni italiane del Mezzogiorno.
Tuttavia, le opportunità sono importanti. Il suo ruolo gli consente di plasmare un’Europa più inclusiva e coesa, capace di affrontare le disuguaglianze territoriali con politiche mirate e innovative. Il successo o il fallimento di questo incarico dipenderanno dalla sua capacità di combinare una visione strategica con un’efficace gestione operativa. Il cammino non sarà semplice, ma il potenziale per lasciare un segno profondo sul futuro dell’Unione Europea è straordinario.