Diplomazia accidentale: 5 immagini che hanno plasmato la storia

Trump Zelensky Papa
Filippo Rigonat
27/04/2025
Interessi

Infine, cosa resterà del funerale di Papa Francesco?

Sicuramente rimarranno impresse nella memoria condivisa le immagini degli oltre 400 mila fedeli che sabato hanno omaggiato il Santo Padre in Piazza e tra le strade di Roma.

Certamente ricorderemo il tributo delle 160 delegazioni da tutto il mondo che hanno rispettosamente presenziato alle esequie del Pontefice.

Ma forse più di tutte entrerà nella storia l’immagine del colloquio tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, che già sta spopolando nel web e nelle televisioni mondiali.

Appartati nella prima navata destra della basilica, due normali sedie da cerimonia, nessun interprete e nessun consigliere.

Tutta la potenza esercitata dal genius loci Vaticano in una sola foto. 

Faccia a faccia, posizioni di ascolto e dialogo, quindici minuti di conversazione serrata destinati a cristallizzarsi negli annali dei nostri tempi.

Il 28 febbraio, giorno dell’eclatante diverbio in mondovisione nello Studio Ovale, una scena del genere pareva ormai tristemente fantascienza.

fonte immagine: Vatican News

Riconciliazioni complicate nel segno della funeral diplomacy

Invece abbiamo assistito all’ennesimo sensazionale episodio di “diplomazia accidentale”, definita meglio per casi come questo dagli analisti britannici funeral diplomacy”.

Sono riconducibili ad esse incontri e gesti simbolici tra leader e Capi di Stato mondiali, che avvengono non in contesti di summit diplomatici per lungo tempo studiati, bensì durante importanti ricorrenze e celebrazioni pubbliche, magari organizzate in tutta fretta come i funerali.

L’incontro Trump-Zelensky è solo l’ultimo di una lunga serie di fatti storici nati sotto il segno della diplomazia accidentale che, come saggiamente sottolinea oggi il Presidente tedesco Steinmeier, non partorisce sempre svolte politiche.

In questo articolo vogliamo ripercorrere alcuni dei più importanti episodi di dialogo internazionale avvenuti in contesti informali se non proprio casuali, che grazie al loro impatto simbolico hanno plasmato, chi più chi meno, il corso della storia.

La sequenza del racconto avviene, per comodità narrativa, in ordine cronologico, e riguarda eventi documentati direttamente a partire dal ventesimo secolo.

The “Kitchen debate”- Nixon e Khrushchev discutono di fronte a una cucina

fonte immagine: New York Times

24 luglio 1959. Piena Guerra Fredda. Mosca, Esposizione Nazionale Americana. 

E’ in un prefabbricato riproducente la casa modello della middle class statunitense che avvenne il primo episodio di distensione diplomatica tra leader di URSS e USA in tutti gli anni ‘50.

L’allora vicepresidente Richard Nixon si trovava nella capitale sovietica per inaugurare i padiglioni statunitensi sorti a Mosca in ossequio al U.S.-Soviet cultural agreement. 

A seguito dell’accoglienza istituzionale del Segretario Generale Nikita Khrushchev, visitando i padiglioni dell’esposizione i due leader ingaggiarono immediatamente una contesa dialettica retta sul confronto tra i rispettivi modelli economici e i diversi sistemi politici dei due paesi. Il dialogo, inizialmente carpito solamente dagli interpreti e da una manciata di cronisti, si andò ad intensificare grazie allo zelo dei due improvvisati debaters, a tal punto che dovette proseguire a favore di telecamere in uno studio televisivo allestito nel padiglione americano.

Entrambi i registrati dei due leader vennero poi trasmessi dalle rispettive emittenti nazionali, anche se con accuse reciproche di occultamenti.

Il confronto tra i due mondi ebbe grande risalto nell’opinione pubblica mondiale, contribuendo a raffreddare le tensioni tra i due poli egemoni del mondo post-bellico.

Al fortuito “kitchen debate” seguirono numerosi incontri ad alto livello tra l’entourage di Khrushchev e il gabinetto Eisenhower, culminati con la visita negli USA del Segretario del PCUS del settembre 1960.

Richard Nixon, nonostante la popolarità ottenuta grazie al dibattito, perse le successive elezioni presidenziali contro John Fitzgerald Kennedy, divenendo Presidente solo nel 1969.

Funerale di Winston Churchill. Incontro Wilson-Kosygin

fonte immagine: Alamy Photos agency

30 gennaio 1965. Londra, St.Paul Cathedral. Si celebra il più grande leader occidentale della Seconda Guerra mondiale, deceduto una settimana prima. Per l’occasione giungono a Londra 112 delegazioni da tutto il mondo, un’enormità, per l’epoca. E’ allora che il Primo Ministro in carica Harold Wilson coniuga l’espressione “working funeral”, per sottolineare l’impegno e le potenzialità diplomatiche dietro a un evento come un funerale di Stato.

Invitato a sorpresa, e a titolo personale, il neo-capo del Governo dell’URSS Aleksej Kosygin, fresco di nomina in coabitazione con Leonid Breznev, in sostituzione del deposto Khrushchev . 

Il mondo occidentale non ancora aveva intrattenuto rapporti con il nuovo corso sovietico, perciò le esequie del Leader della Vittoria furono il momento propizio per un primo veloce contatto. Cronisti dell’epoca raccontano l’avvicinamento informale di Wilson a Kosygin alla fine della cerimonia con la formula volutamente non protocollare “Mi auguro che questo incontro possa essere il primo di molti”.

Non fu l’ultimo, e da quel giorno si inaugurò la fase, detta di “pacific coexistence”, tra il Regno Unito e l’URSS, sancendo l’apertura del disgelo post-Cuba tra le potenze dei due poli opposti, suggellato da diversi bilaterali successivi. Wilson e Kosygin svilupparono da quel momento un buon rapporto personale, proficuo negli anni a venire per la realizzazione di diverse iniziative diplomatiche.

Arafat e Shimon Peres con Ciampi allo Stadio Olimpico

fonte immagine: Presidenza della Repubblica Italiana

25 maggio 2000. Roma, Stadio Olimpico. Nel corso del Giubileo del Millennio, nella casa del calcio italiano avviene il simbolico incontro tra il leader palestinese Yasser Arafat e l’ex Primo ministro israeliano Shimon Peres.

Erano gli anni di agognata ricerca di equilibrio nella martoriata terra tra il Mediterraneo e il Fiume Giordano. Dopo gli Accordi di Oslo del 1993 sembrava essersi aperta una esile strada verso un percorso che portasse pace duratura in medio oriente.  Fu così che, nelle settimane preparatorie a Camp David, si decise di organizzare una Partita per la Pace, invitando i principali esponenti dello Stato di Israele e dell’Autorità Nazionale Palestinese. Roma era al centro dei colloqui, e si approfittò della Partita del Cuore organizzata dalla Nazionale Cantanti.

Scese in campo una rappresentativa di atleti e personalità Israeliane e palestinesi, rinforzata da grandi ex campioni calcistici come Pelè, Platini e Cruyff. Sugli spalti, incerta fino all’ultimo minuto, fu storica la presenza di Arafat e Shimon Peres che, grazie alla mediazione instancabile del nostro Presidente Ciampi, si strinsero la mano e arrivarono a dire “un giorno saremo vicini pacifici”, attirando l’attenzione della stampa mondiale

Due mesi dopo, al Vertice di Camp David, le due parti non giunsero a nessun accordo; fallimento a cui seguì la Seconda Intifada esplosa a Gerusalemme.

In questo caso la diplomazia informale non portò alcun successo, ma l’episodio va ricordato comunque come un grande tentativo di mediazione e compromesso fuori dai canoni dell’etichetta consolare.

Commemorazione Nelson Mandela. Stretta di mano Obama-Raul Castro

fonte immagine: NBC News

10 dicembre 2013. Johannesburg, Soccer City Stadium. L’ultimo saluto a “madiba” vede riunirsi nella città più popolosa del Sudafrica più di trecentomila persone, e non mancano le star popolari e i Capi di Stato.

Prima della celebrazione accade un fatto che lascia tutti i commentatori sorpresi. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama stringe la mano al Presidente cubano Raul Castro. E’ il primo “tocco” tra leader dei due paesi dopo l’embargo, e segna, questa volta si, l’inaspettato via per la distensione dei rapporti tra Cuba e l’America.

Improvviso e repentino, Obama sembra proprio voler cercare quel contatto, facendo plasticamente trapelare le intenzioni che avrebbero portato ai colloqui bilaterali del 2015 e le interazioni formali che hanno portato alla riapertura delle ambasciate nei due paesi. L’accelerazione del 2013 ha portato al primo incontro ufficiale tra i due leader a Panama e, nel marzo 2016, alla prima visita dopo 88 anni di un Presidente statunitense a L’Avana.

Non sempre i contesti diplomatici pomposi e preparati tracciano la traiettoria della storia

A volte, bastano incontri furtivi e casuali a cambiarne il corso.