È tempo di eurobond: Panetta sulla scia di Draghi e Merkel

Sofia Fornari
04/12/2024
Interessi

Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha acceso i riflettori su una delle questioni più controverse e ambiziose per il futuro dell’Unione Europea: l’introduzione degli eurobond. In un contesto segnato da crisi energetiche, transizione ecologica e necessità di rilancio economico, Panetta ha lanciato un appello per superare le vecchie regole del Patto di Stabilità e adottare strumenti innovativi come i titoli di debito condivisi. Gli eurobond, secondo il governatore, potrebbero rappresentare una svolta storica per un’Europa che vuole essere unita e competitiva.

Gli eurobond: opportunità o rischio?

Secondo Panetta, gli eurobond sono molto più di una misura finanziaria. Sono un’opportunità per costruire un’Europa più coesa, capace di finanziare investimenti in settori strategici come la transizione digitale, le infrastrutture e la lotta al cambiamento climatico. “Non possiamo più contare solo sulla BCE“, avverte Panetta. “Serve una politica fiscale comune per garantire stabilità e crescita“.

Per sostenere questa visione, Panetta ha sottolineato che un programma di emissione di eurobond pari a 200 miliardi di euro all’anno avrebbe un impatto limitato sul debito complessivo dell’Unione Europea, ma un effetto decisivo sulla competitività. Questi fondi potrebbero essere destinati a colmare il divario con gli Stati Uniti, in particolare in settori chiave come ricerca e sviluppo, dove l’Europa è ancora in ritardo. Inoltre, l’emissione regolare di eurobond creerebbe un mercato secondario liquido, abbassando i rendimenti e garantendo una sostenibilità finanziaria di lungo termine. “Con 200 miliardi l’anno di bond europei, pochi effetti sul debito UE”, ha detto Panetta, sottolineando l’importanza di un debito ben gestito e orientato a investimenti produttivi.

Ma la proposta non manca di detrattori. I Paesi del Nord Europa, come l’Olanda e la Germania, temono che gli eurobond possano aprire la strada a una “mutualizzazione” del debito, in cui gli Stati più virtuosi sarebbero chiamati a sostenere il peso delle politiche economiche meno responsabili. “Più soldi non sono sempre la soluzione”, ha affermato il ministro delle finanze olandese Eelco Heinen, noto falco fiscale e membro del Partito popolare per la libertà.

Dall’altro lato, però, ci sono voci favorevoli, come quella del presidente francese Emmanuel Macron, che già lo scorso 17 gennaio 2024, durante il World Economic Forum di Davos, aveva sostenuto che gli eurobond sono essenziali per costruire una sovranità economica europea: “L’Europa deve agire come un’unica entità economica. Senza strumenti comuni, rischiamo di essere schiacciati tra Stati Uniti e Cina”.

Il Formato di Weimar: un passo verso la spesa comune

L’ultima riunione del Formato di Weimar allargato, che ha visto riuniti i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Polonia, Italia, Spagna e Regno Unito, ha dato nuovo impulso al dibattito sugli strumenti comuni. Uno dei temi centrali è stata la possibilità di utilizzare bond europei per finanziare una spesa condivisa nella difesa. In un’epoca di crescenti instabilità geopolitiche, l’idea di una difesa comune sostenuta da risorse condivise potrebbe rappresentare un passo decisivo verso una maggiore coesione politica ed economica.

Il Rapporto Draghi: gli eurobond per una competitività europea

Le proposte di Panetta si allineano con il recente Rapporto Draghi, che ha evidenziato la necessità per l’Europa di investire tra i 750 e gli 800 miliardi di euro all’anno per restare competitiva. Il documento, commissionato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, sottolinea che strumenti come gli eurobond sono essenziali per finanziare i settori chiave, dalla transizione verde all’innovazione tecnologica.

Draghi ha però messo in guardia: affinché gli eurobond siano efficaci, devono essere usati esclusivamente per investimenti strategici e non per coprire spese correnti o debiti accumulati in passato. Solo così sarà possibile trasformare il debito comune in un motore di crescita e non in un peso insostenibile per le future generazioni.

Merkel: dal rigore fiscale all’apertura al debito

Anche Angela Merkel, simbolo dell’austerità durante il suo lungo mandato, ha recentemente rivisto le sue posizioni sul debito. L’ex cancelliera tedesca ha riconosciuto che le sfide attuali, come la crisi climatica e la necessità di rafforzare la sicurezza europea, richiedono maggiori investimenti. Merkel ha suggerito che il famoso “freno al debito” tedesco potrebbe non essere più adeguato ai tempi, aprendo la porta a una maggiore flessibilità fiscale.

Debito buono o Europa in macerie?

Il dibattito sugli eurobond riassume una delle questioni più spinose per il futuro dell’Europa: come bilanciare l’esigenza di investimenti con la responsabilità fiscale. I critici sottolineano il rischio di sprechi e di incentivi perversi, ma i sostenitori, tra cui Panetta, Draghi e Macron, ribattono che il vero pericolo è l’inazione.

Il nodo centrale è la qualità del debito. Se il debito è usato per investimenti strategici – infrastrutture, transizione verde, innovazione – può generare crescita, benessere e stabilità. Se invece viene sperperato in spese improduttive (leggasi superbonus 110%, ad esempio), rischia di trasformarsi in un fardello insostenibile. La scelta, come sottolinea Panetta, non è tra debito o no, ma tra un debito buono, orientato al futuro, e un’Europa che rischia di crollare sotto il peso delle sue divisioni.

Il messaggio è chiaro: di fronte alla possibilità di lasciare alle generazioni future un’Europa in macerie o un debito ben utilizzato, la scelta è obbligata. La posta in gioco non è solo economica, ma riguarda il destino politico e civile del continente.