Hegseth a rischio: i senatori repubblicani non sono così proni a Trump
È recentissima la notizia, annunciata dal Wall Street Journal, secondo la quale Pete Hegseth, selezionato da Donald Trump come possibile Segretario alla Difesa, probabilmente non sarà confermato dal Senato americano, che per la seconda volta in pochi giorni riuscirebbe ad arginare una nomina trumpiana (il primo era stato Matt Gaetz, candidato Attorney General).
A quanto riportato da Politico non più tardi di qualche ora fa, Hegseth starebbe facendo tutto il possibile per salvare la sua candidatura, ma basteranno 4 senatori repubblicani in dissenso per fare saltare la sua posizione (questo assumendo che, come appare probabile, tutti e 47 i senatori Democratici votino contro) e pare che le chance dell’ex conduttore Fox siano in costante declino.
Al momento, addirittura sei senatori, tra i quali anche una trumpiana di strettissima osservanza come Lindsey Graham e Kevin Cramer del Nord Dakota, avrebbero esternato forti dubbi sulla validità della scelta per una posizione estremamente potente nel governo americano, a capo di quasi tre milioni di persone tra militari e civili, con un budget che arriva a quasi mille miliardi di dollari, in pratica la metà dell’intero Pil italiano.
Le accuse contro Hegseth
Sono diverse le accuse e le voci che girano: le accuse di molestie sessuali in una conferenza Repubblicana in California nel 2017, per la quale Hegseth raggiunse un accordo economico con l’accusa che non era stato comunicato al team di Trump; Voci che lo descrivono come un bevitore frequente (anche quando guidava la fondazione Concerned Veterans for America); addirittura, un episodio in cui si dice che in una serata particolarmente accesa sia salito sul bancone di uno strip club intonando il coro “Kill all Muslims”.
Il ruolo di Joni Ernst
Un’altra persona potrebbe essere una spina nel fianco di Hegseth, per motivazioni che vanno oltre quelle sul personaggio: si tratta di Joni Ernst, senatrice dell’Iowa e veterano di guerra. Ernst sembrerebbe essere stata molto vicina all’investitura a Ministro della Difesa, nonostante la sua candidatura sia stata scartata (per ora) anche a causa delle sue posizioni forse troppo “tradizionali” sull’impiego dell’esercito americano rispetto a quelle del Presidente.
La critica ad Hegseth arriverebbe da due fronti molto importanti per la Ernst: le accuse di molestie, tema su cui la senatrice si batte da tempo con particolare attenzione al fenomeno nel mondo militare; la contrarietà all’impiego delle donne in operazioni di guerra espressa da Hegseth nel suo passato ruolo di conduttore televisivo.
La strategia dello staff di Trump
Difficile capire come si stia muovendo lo staff del Presidente, anche perché le indiscrezioni che arrivano ci guidano da due parti opposte.
Da un lato, sembra che il Tycoon stesso sia stato chiaro riguardo la sua volontà di andare avanti con Hegseth, anche a quanto riportato da quest’ultimo in un’intervista con Megyn Kelly, nella quale si dice che Trump stesso avrebbe chiamato per dire di continuare a combattere.
Dall’altro lato, invece, si rincorrono i rumors secondo i quali il team di transizione si starebbe attivando per trovare dei potenziali sostituti, tra cui risulterebbe anche il più forte rivale di Trump alle ultime primarie repubblicane Ron De Santis, attualmente governatore di uno Stato considerato saldo per il GOP come la Florida, che condivide con il President-Elect la volontà di portare avanti la battaglia anti-woke all’interno dell’esercito americano.
Conclusioni
Insomma, nei prossimi giorni riusciremo a capire se Pete Hegseth, l’alcolista che non vuole che le donne combattano, riuscirà a diventare il capo della più grande macchina militare al mondo, o se i senatori del Partito Repubblicano bloccheranno la nomina, dimostrando per la seconda volta in poche settimane (si pensi al caso Gaetz) che la dinamica tra Trump e partito repubblicano è tutt’altro che scontata e sbilanciata a favore del presidente eletto.