Il coraggioso Donald d’Europa: “Basta speculare sulla sconfitta dell’Ucraina”

Eugen Richter
21/12/2024
Frontiere

Donald Tusk, ex presidente del Consiglio europeo e figura chiave della politica europea, ha lanciato un forte appello ai leader occidentali da Leopoli, cuore simbolico dell’Ucraina occidentale. Le sue parole, urgenti e determinate, fanno appello alla responsabilità collettiva. Il tempo delle esitazioni è finito: “Smettete di speculare sulla possibile sconfitta dell’Ucraina. Non ha nulla a che fare con i fatti”.

Con questa dichiarazione schietta e risoluta, Tusk mira a dissipare il pessimismo strisciante all’interno di alcuni circoli europei e transatlantici. Il suo messaggio non è solo un appello alla solidarietà, ma una sfida all’inerzia e alla paura che rischiano di minare l’impegno dell’Occidente. “L’Ucraina, a dispetto di alcuni detrattori, si difende efficacemente dall’aggressione russa, anche se nessuno le ha dato una possibilità nei primi giorni di guerra”.

La capacità di ripresa dell’Ucraina non è un mito: è una realtà che dovrebbe rafforzare la fiducia dell’Occidente. Tusk non si limita a sottolineare i successi militari di Kiev, ma esorta i leader a guardare avanti: “È il momento per tutto l’Occidente di credere nella propria forza, nelle proprie possibilità e nella propria capacità di convincere tutti gli attori di questo grande gioco che l’Ucraina e il mondo intero meritano una pace giusta e il rispetto dell’integrità territoriale e dei confini”.

Questo non è solo un messaggio di sostegno al popolo ucraino, ma anche un avvertimento ai leader occidentali: esitare equivale a cedere terreno all’aggressore. Come ci ricorda Tusk, la fiducia nel potere collettivo dell’Occidente è essenziale, non solo per vincere le battaglie, ma anche per sostenere i principi del diritto internazionale.


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Una sfida al fatalismo

Tusk colpisce direttamente il fatalismo. “Ve lo ricordate? Voi ve lo ricordate meglio”, chiede, ricordando i momenti in cui l’Occidente ha dimostrato forza e unità in passato. Le sue parole sono un richiamo a quella fiducia che, a suo avviso, ora sta vacillando. Ma è anche un avvertimento: “Non possiamo più esitare”.

L’appello di Lviv è più di un discorso: è una chiamata all’azione. Tusk sa che il tempo non è dalla parte dell’Ucraina, né dell’Occidente. Ogni esitazione, ogni segno di debolezza, rafforza l’aggressore e indebolisce la coalizione che sostiene Kiev.

Il messaggio dietro le parole

La forza del messaggio di Tusk sta nella sua semplicità: nessuna frase ambigua, nessuna copertura diplomatica. La sua posizione è chiarissima. L’Occidente ha il dovere morale e strategico di sostenere l’Ucraina fino in fondo, non solo per proteggere la sua sovranità, ma per sostenere i principi che sono alla base dell’ordine globale.

Parlando da una città che ha visto da vicino gli orrori della guerra, Tusk offre una prospettiva chiara e determinata: questo non è il momento di cedere al cinismo o alla paura. È il momento di credere, di agire e di prevalere.