Il No all’ingresso della Turchia nella UE, nella visione di Sarkozy

Andrea Verde
20/03/2025
Frontiere

L’arresto del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, principale avversario di Erdogan, ripropone l’annosa questione della Turchia in Europa e dei finanziamenti che le vengono accordati.

Nel suo libro autobiografico “Le temps des combats” l’ex presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy racconta di aver espresso tutta la sua contrarietà direttamente al presidente turco Reep Tayyip Erdogan nel corso della visita di quest’ultimo all’Eliseo nel 2010: si trovarono in disaccordo su tutto. Sarkozy rimase impressionato dalla brutalità e dal fare minaccioso di Erdogan. L’allora inquilino dell’Eliseo temeva il proselitismo musulmano che l’ingresso della Turchia avrebbe comportato in Europa.

Un altro punto di disaccordo riguardava il riconoscimento del genocidio armeno agli inizi del XX secolo. Una questione evidente dal punto vista storico di cui Erdogan, tuttavia, non voleva assolutamente parlare. Ma le sorprese non finirono qui. Ci fu un terzo punto di disaccordo totale a proposito di Israele.

Gli attacchi di Erdogan contro Israele furono così violenti che arrivò a definire lo stato ebraico “una minaccia per la pace nel mondo“. Sarkozy rimase scandalizzato da questi propositi. Immaginò, come un incubo, Erdogan, che avrebbe rappresentato il paese più popoloso dell’Europa, seduto al tavolo dell’Unione. Pensò alle incomprensioni, ai malintesi, alle differenze culturali e politiche che questo avrebbe rappresentato.

Come si poteva seriamente pensare di far sedere la Turchia al tavolo dell’Unione europea? Ma il peggio arrivò quando Erdogan criticò Sarkozy per la legge contro la burqa. Erdogan si erse a difensore della laicità sostenendo che in un paese laico “ognuno deve essere libero di vestirsi come crede“.

Sarkozy replicò che rinchiudere una donna in una prigione di tessuto non aveva niente di laico e non era conforme all’idea che in Europa abbiamo libertà. Senza contare che molte povere donne sarebbero state costrette ad indossare la burqa per la pressione del marito, della famiglia o del quartiere. Sarkozy rivendicò i principi e i valori non negoziabili della Francia. L’incomprensione fu totale.

Contrariamente a Sarkozy, Berlusconi era invece favorevole all’ingresso della Turchia in Europa mentre Gianfranco Fini, da vice presidente del Consiglio nel 2005, non era ostile ad avviare dei negoziati con Ankara ponendo come condizione il riconoscimento di Cipro, anche se in seguito risulterà essere il principale alleato italiano di Sarkozy e non mancherà di esprimere le sue perplessità sulla compatibilità della Turchia con i valori democratici dell’Europa.

Sarkozy era talmente ostile all’ingresso della Turchia in Europa che non esitò ad ingaggiare un braccio di ferro con l’allora Presidente degli Stati Uniti Barack Obama che provocò anche un raffreddamento dei rapporti tra i due. Sempre nel suo libro, Sarkozy, racconta che il primo weekend del mese di aprile 2009 fu dedicato ad un vertice della Nato che si svolse a Strasburgo, a Kehl e Baden-Baden sotto la doppia presidenza franco-tedesca. I media erano eccitati dalla presenza della coppia presidenziale americana: il presidente americano era adorato dalla stampa francese e da quella internazionale, che lo copriva di elogi. 

Sarkozy racconta come la personalità di Obama fosse, tuttavia, assai lontana dall’immagine sorridente e particolarmente curata che mostrava in ogni circostanza pubblica. Obama aveva un temperamento freddo, introverso che manifestava un interesse assai modesto per tutto ciò che lo circondava ma detestava tutto ciò che poteva metterlo in cattiva luce con il pensiero unico e con il politicamente corretto in senso stretto. Si trattava per lui, innanzi tutto, di evitare ogni presa di posizione che potesse offuscare la sua immagine. Durante il vertice emersero due profondi disaccordi tra Sarkozy ed Obama che contribuirono a degradare i rapporti tra i due. Il presidente americano voleva, a tutti i costi, accontentare il primo ministro turco Erdogan che aveva espresso la volontà di aderire all’Unione europea ma Sarkozy fu irremovibile opponendo un NO secco e definitivo; non stava agli Stati Uniti stabilire chi dovesse far parte dell’Unione europea e quella di Obama fu un’interferenza che Sarkozy non apprezzò affatto. Il secondo punto di disaccordo riguardava la nomina del danese Anders Fogh Rasmussen come nuovo segretario generale della Nato. La Turchia si opponeva e tentò di bloccarne la nomina. La sua colpa? Essere cittadino di un paese che aveva osato pubblicare le vignette di Maometto. Barack Obama era pronto a cedere e anche in questo caso Sarkozy fu irremovibile. Il braccio di ferro durò una notte intera: Sarkozy non intendeva capitolare davanti ai diktat della fatwa e Obama fu costretto a cedere. Da quel giorno i rapporti tra Obama e Sarkozy non saranno più gli stessi. Due culture si contrapposero: la tradizione anglo-americana disposta a tollerare il comunitarismo e quella francese che era quella della République e dell’illuminismo.

Qualche giorno fa Christophe Gomart, deputato europeo di LR, ed ex alto responsabile militare francese, intervistato da JDD, ha ripreso le tesi di Sarkozy dichiarando che; “l’Europa deve cessare di finanziare la Turchia.” Ogni anno, tutti i paesi candidati all’adesione europea, fanno l’oggetto di un rapporto annuale sul loro livello di maturità per raggiungere l’Unione. Tra qualche settimana, sarà votato il rapporto sulla candidatura turca e la riconferma o meno degli aiuti finanziari a questo Paese. Christophe Gomartpropone la sospensione immediata della candidatura di Ankara e la sospensione formale ed immediata dei negoziati d’adesione della Turchia all’Unione. “La Turchia -dichiara Gomart- non è un Paese europeo. Solamente il 3% del suo territorio si trova in Europa e, culturalmente, non appartiene né alla tradizione greco-latina, né a quella giudaico-cristiana. Inoltre, Erdogan moltiplica gli insulti e le accuse contro l’UE. Nel suo paese reprime le libertà dei suoi oppositori politici ed adotta un comportamento imperialista, specialmente verso i Curdi. Intrattiene, inoltre, una relazione ambivalente con la Russia. Tutti questi elementi portano alla conclusione che Ankara non può essere la benvenuta in Europa. Occorre tagliare i legami con un partner che non rispetta i suoi impegni, e neanche si sforza di raggiungerli e quindi diventa tossico”.

Gomart ricorda anche che l’UE annovera Cipro tra i suoi membri allorché un terzo del territorio cipriota è occupato dalla Turchia. E questo sembra che non disturbi nessuno. Infine, c’è una volontà chiara di destabilizzare i paesi europei strumentalizzando le comunità turche in Europa.

Nel 2016 è stato firmato un accordo tra UE e Turchia perché regoli i flussi migratori verso l’Europa in cambio di 9 miliardi di euro in dieci anni. Questa leva rappresenta uno strumento di pressione del leader turco.

Nel febbraio 2020, la Turchia annunciò che non avrebbe più impedito ai rifugiati di tentare di entrare in Europa se fossero stati ridotti i finanziamenti. Erdogan utilizza il ricatto migratorio; “Tu mi paghi ed io blocco l’immigrazione. Se mi dai meno, lascio passare gli immigrati.”

Al vertice di Londra del 3 marzo, sulla sicurezza di Kiev, la Turchia era presente. Membro della Nato, è anche partner economico della Russia, con un commercio bilaterale in continua crescita dall’invasione dell’Ucraina. Gomart considera che questo doppio gioco di Ankara sia uno dei problemi. Da qui la sua volontà di fermare i finanziamenti europei alla Turchia. Tra l’UE e la Nato, nessuna informazione viene condivisa, poiché l’Alleanza include la Turchia, l’UE e Cipro. Ankara ha comprato degli S-400 dalla Russia nel 2017 dichiarando anche di voler acquistare degli aerei militari americani; “C’è un doppio gioco permanente della Turchia che difende i propri interessi a discapito della Nato. Bisogna mettere un termine a questa schizofrenia che porta Erdogan a prendersi gioco dell’UE.

A chi obietta che nel contesto geopolitico attuale sia forse il momento peggiore per sospendere i negoziati di adesione, Gomart, replica che: “non si tratta di far uscire la Turchia dalla Nato, ma semplicemente di dirle chiaramente che non entrerà nell’UE. In ogni caso Ankara non ha mai aderito alle sanzioni contro la Russia.

Come responsabile dei servizi militari francesi e ancora come responsabile delle operazioni speciali, Gomart, fornisce alcuni esempi del doppio gioco dei turchi: “Le forze speciali francesi hanno cooperato con i Curdi per combattere l’Isis, mentre i turchi bombardavano i Curdi dalla Siria. Torno a ripetere; perché ostinarsi a voler integrare un paese che in fondo non lo desidera affatto?