Il ventriloquo del Cremlino, il pupazzo della Casa Bianca e la profezia di Draghi sull’Europa

Carmelo Palma
19/02/2025
Poteri

A chi è più avanti negli anni ieri il Presidente degli Stati Uniti ha ricordato Rockefeller. Non il fondatore della dinastia industriale statunitense, ma il pupazzo animato – un corvo antropomorfo in frac – cui dava voce il ventriloquo José Luis Moreno e che ebbe un certo successo nella tv italiana degli anni ’80.

Il ventriloquo del Cremlino

Nell’intervento di ieri contro Zelensky – sintesi: è un presidente illegittimo e screditato, responsabile della guerra e dei suoi morti – Trump ha prestato voce e parrucchino al ventriloquo del Cremlino, ripetendo verbatim le accuse che la propaganda russa rovescia dal 24 febbraio 2022 contro l’uomo colpevole di non essere scappato da Kyiv e di avere organizzato una resistenza, che il mondo intero riteneva impossibile e che è andata avanti per tre anni malgrado gli aiuti limitati e condizionati ricevuti da Europa e Stati Uniti, pari a circa 250 miliardi di dollari, con una significativa preponderanza di aiuti europei (132 contro 114 miliardi).

Per dare un ordine di grandezza, in tre anni gli aiuti all’Ucraina sono stati pari allo 0,2% del Pil complessivo degli Usa e dei Paesi membri dell’Ue. Non ci siamo esattamente svenati. E considerando ciò che si gioca su quella frontiera dell’Europa e dell’Occidente democratico siamo stati di autolesionistica avarizia. Per difendere l’Ucraina sì, ma non fino al punto di far perdere la Russia, adesso alla Casa Bianca c’è un tizio che non ha nessuno scrupolo a far perdere gli aggrediti e vincere gli aggressori.

L’accordo di spoliazione per spartirsi l’Ucraina

Trump, che nelle trattative ha un’etica e un’estetica da capo mandamento mafioso, vuol chiudere con Putin un accordo reciprocamente vantaggioso di spoliazione dell’Ucraina, tenendo per sé alcuni business – la ricostruzione e lo sfruttamento delle risorse, a partire dalle terre rare – e lasciando a Putin quello politico, cioè il reinsediamento di un protettorato russo nella terra di un popolo e di una nazione a cui i russi, da ben prima di Putin, negano l’identità e non hanno alcun problema a programmare la cancellazione.

In questo scenario, le parole pronunciate ieri da Draghi al Parlamento europeo suonano facilmente profetiche. Toccherà a l’Europa difendere sé stessa e l’Ucraina, senza contare su sostegni che fino alle ultime presidenziali americane si potevano considerare scontati e di cui oggi dobbiamo dare per scontata l’assenza, fino a che Trump potrà disporre di un Congresso di figuranti, disposti ad obbedire ai suoi ordini, anche i più infamanti e grotteschi.



Per precisione, si dovrebbe aggiungere che l’Europa sarà costretta a giocare non solo senza, ma anche contro l’America, perché oggi quello di Putin e quello di Trump sono disegni diversi, ma ugualmente convergenti contro l’Ucraina e contro l’Europa.

Il monito di Draghi a concepire l’Europa come un solo Stato, cioè come una comunità politica legata in un unico destino andrebbe rivolta alle leadership politiche dei paesi membri dell’Ue più che agli eletti di Bruxelles, cui l’ex capo della BCE parlava o ai vertici delle istituzioni comuni. Si tratta di Paesi che Trump punta a dividere per distruggere quel poco di unità europea che resiste in un continente infiltrato da decenni di guerra ibrida, ma che l’incombenza del pericolo chiama a una responsabilità storica.