In Irlanda vince il centro europeista: il pragmatismo funziona
L’Irlanda riconferma la coalizione uscente dimostrando che governare e vincere le elezioni senza populismo e anti europeismo è ancora possibile. A differenza di molti altri paesi, gli elettori hanno scelto di non punire i governanti in carica durante l’era del COVID-19 e dell’alta inflazione. La campagna elettorale è stata dominata dalla questione di come conciliare le solide finanze pubbliche con le preoccupazioni degli elettori riguardo al costo della vita, all’abitazione e ai servizi sanitari. In sostanza, il governo ha chiesto agli elettori di fidarsi della sua linea nella gestione delle finanze pubbliche, mentre l’opposizione, prevalentemente di sinistra, puntava a un aumento significativo della spesa pubblica.
I partiti di governo – Fianna Fáil e Fine Gael – hanno, in pratica, sottratto il protagonismo ai partiti di sinistra. Gli elettori sono stati chiamati a scegliere tra i partiti in base al pacchetto di benefici proposto. Il manifesto della principale forza di opposizione, Sinn Féin, includeva promesse come l’aumento del salario minimo e l’abolizione della tassa sulla proprietà. Fianna Fáil ha offerto più pragmaticamente una serie di misure più circoscritte ma concrete: tagli fiscali, un aumento della pensione statale e visite mediche gratuite per tutti i bambini sotto i dodici anni.
Oltre alle loro promesse di riduzione fiscale, Fine Gael ha proposto l’abolizione delle tasse per gli studenti di istruzione superiore e la creazione di un conto di risparmio per i neonati, con un contributo statale minimo di 1.000 euro.
I risultati delle elezioni
Gli Irlandesi hanno dunque premiato il pragmatismo del centro progressista ed europeista rappresentato dal Fianna Fáil (partito membro di Renew Europe, come Azione, Più Europa e Italia Viva), con il 22% dei consensi. Il partito centrista ha notevolmente aumentato i suoi seggi alla Camera e il suo leader Micheál Martin verrà eletto Taoiseach (Primo Ministro) a fine dicembre o gennaio.
Questa settimana inizieranno i negoziati tra Fianna Fáil (Renew), Fine Gael (PPE) e altri partiti o indipendenti per la formazione di un nuovo governo.
Un’elezione rara in Europa
Altri punti salienti che fanno dell’elezione irlandese un episodio raro in un’Europa che sempre di più si affida a partiti estremisti e sovranisti, soprattutto di destra, a volte di sinistra:
Inanzitutto la vivacità delle forze centriste e liberali. Oltre il Fianna Fáil, anche il secondo partito irlandese membro di Renew Europe, Independent Ireland, ha aumentato i suoi seggi da tre a quattro.
Il centro-sinistra moderato, rappresentato dal Partito Laburista e dai Socialdemocratici, ha avuto buoni risultati, aumentando i propri seggi da 12 a 22. Mentre la sinistra populista, rappresentata da Sinn Féin e PBP-Solidarity, non ha guadagnato nulla, conservando i 42 seggi di cui disponeva.
Il Fine Gael (membro del Partito Popolare europeo come Forza Italia), ha mantenuto la sua posizione e ha ottenuto tre seggi in più, arrivando a 38 seggi. Mentre a perdere alla grande è stata l’estrema destra, che non ha eletto nessun deputato nel parlamento irlandese.
I Verdi, come è accuduto anche a livello europeo, sono i grandi perdenti della competizione elettorale, passando da 12 a un solo seggio, dimostrazione che l’ecologia ultra ideologica, poco pragmatica, in tempi di post crisi inflazionistica, è definitivamente passata di moda.
Una lezione dalla Brexit
L’Irlanda, da spettatore in prima linea della Brexit, sembra aver imparato la lezione: l’Unione europea è lungi dall’essere perfetta, ma fuori da essa si affonda.