In Romania la Russia dichiara guerra all’Europa. Che non si arrende

06/12/2024
Frontiere

Dietro la decisione della Corte Costituzionale rumena di annullare le elezioni presidenziali si nasconde una realtà inquietante: l’ennesimo tentativo della Russia di sabotare la democrazia europea e di infiltrarla. Questa volta, però, il tentativo è stato così evidente e destabilizzante da costringere un’intera nazione a resettare il proprio processo democratico.

Possiamo davvero considerarlo solo un atto ostile? O siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra mascherata?

Attacco alla democrazia: l’ombra lunga di Mosca

Per noi de L’Europeista è vera la seconda ipotesi: l’Europa è sotto un attacco deliberato e programmato da parte del regime dittatoriale di Vladimir Putin, e la Romania è solo l’ultima vittima di una strategia orchestrata con cinismo e precisione. Documenti recentemente declassificati parlano chiaro: “attacchi ibridi aggressivi”, ingerenze sui social media, sostegno occulto a candidati estremisti. Tutto punta a un’unica regia, il mandante siede al Cremlino.

La Russia ha ormai perfezionato l’arte della guerra non convenzionale. Non servono più eserciti alle frontiere o invasioni militari: oggi si combatte con fake news, bot, e manipolazioni psicologiche di massa. Il risultato? Elezioni falsate, società polarizzate, istituzioni delegittimate. In breve, il caos. E questa volta è toccato alla Romania, cuore pulsante dell’Europa orientale, diventare il terreno di gioco preferito del Cremlino.

Perché questo è un colpo basso per tutta l’Europa

Non è solo la Romania a essere stata colpita. L’intero progetto europeo è sotto attacco. Quando un Paese membro subisce un’aggressione di questa portata, è l’intera Unione Europea che viene sfidata. La democrazia, il nostro bene più prezioso, non può essere trattata come un’opzione: è il collante che ci tiene uniti. Permettere che un attore esterno la manipoli equivale a lasciare che una breccia si apra nel muro della nostra civiltà.

E qui sta il vero pericolo: oggi è la Romania, domani potrebbe essere qualsiasi altro Paese europeo. O peggio, l’Europa nel suo insieme. La domanda che dobbiamo porci è: quanto siamo disposti a tollerare prima di reagire?

È ora di reagire: l’UE deve mostrare i denti

Non è più tempo di dichiarazioni diplomatiche e timidi appelli alla calma. La posta in gioco è troppo alta. Di fronte a un’aggressione così palese, l’Europa deve rispondere con fermezza e coesione. Ogni minuto perso rafforza i nostri nemici. Ecco cosa serve ora:

  1. Un fronte comune: Non possiamo lasciare che ogni Paese si difenda da solo. La sicurezza democratica deve diventare una priorità comune, con un coordinamento serrato tra tutti gli Stati membri.
  2. Tecnologie avanzate contro il cyber-crimine: Gli attacchi digitali richiedono risposte digitali. Servono investimenti massicci in cybersecurity e una task force europea che monitori e neutralizzi le minacce in tempo reale.
  3. Sanzioni esemplari: La Russia deve pagare un prezzo alto per le sue ingerenze. Non solo con sanzioni economiche, ma con una chiara esclusione dai tavoli internazionali di ogni ordine e grado. Non può esserci dialogo – certamente non da parte degli europei, ma nemmeno da parte dei nostri partner globali – con chi mina i fondamenti della società democratica.
  4. Un’Europa più consapevole: La disinformazione prospera dove regna la disattenzione. I cittadini devono essere messi in grado di riconoscere e respingere la propaganda, a partire da un’educazione mediatica capillare.

Una guerra senza armi, ma con obiettivi devastanti

Non facciamoci illusioni: quello che è successo in Romania non è un caso isolato. È parte di una strategia precisa per indebolire l’Europa dall’interno, senza sparare un colpo. Ma questo non la rende meno pericolosa. Anzi, è ancora più subdola, perché attacca le menti e i cuori delle persone, sfruttando le nostre divisioni e debolezze.

Se non reagiamo ora, quando? La democrazia è sotto assedio, e non possiamo aspettare che la prossima vittima sia uno dei giganti dell’UE, o addirittura l’intero sistema elettorale europeo.

La democrazia non si arrende

La Romania, con la sua coraggiosa decisione di annullare le elezioni, ci lancia un messaggio forte: la democrazia non è perfetta, ma è disposta a combattere per la propria sopravvivenza attraverso la resistenza di donne e uomini che sanno assumersi le proprie responsabilità. Oggi questa prova di responsabilità e resistenza è arrivata dalla Corte Suprema di Bucarest. Ma non basta: sta ora a noi, come cittadini europei, raccogliere questa sfida. Non possiamo permettere che potenze esterne decidano il nostro futuro.

Perché la libertà è il nostro patrimonio più prezioso. E non sarà Mosca, né i suoi pupazzi prezzolati che si aggirano intorno a noi, a portarcelo via.