Italiani contro l’Occidente: l’arte di lamentarsi del benessere

Vincenzo D’Arienzo
06/12/2024
Appunti di Viaggio

L’ultimo rapporto del Censis dipinge un’Italia dove crescono l’avversione verso l’Occidente, lo scetticismo verso l’europeismo e la disillusione per l’atlantismo. Insomma, l’italiano medio sembra pronto a mettere in discussione tutto ciò che, negli ultimi decenni, ha garantito sicurezza, prosperità e diritti. Il dettaglio tragicomico? Questa contestazione non nasce da una riflessione profonda o da un grande progetto alternativo, ma dal solito vecchio vizio: lamentarsi.

L’Occidente? Troppo capitalista. L’Europa? Troppo burocratica. L’atlantismo? Troppo subordinato agli interessi americani. E la democrazia? Ormai vista come un sistema incapace di rispondere alle “vere esigenze” del popolo, qualunque esse siano. Cosa preferiremmo? Non è chiaro. Una dittatura delle dirette Instagram? Un sovranismo autarchico a misura di sagra paesana? Magari un “governo forte”, purché non ci disturbi troppo con tasse e leggi.

Le contraddizioni sono evidenti e fanno sorridere amaramente. Si criticano i sistemi democratici, ma si dà per scontato il diritto di parlare, protestare e votare. Si demonizzano le istituzioni europee, ma si incassano volentieri i miliardi del Next Generation EU. Si accusa l’atlantismo di servilismo, ma si dimentica che senza la NATO oggi probabilmente saremmo uno stato satellite di qualche potenza autoritaria.

Siamo un Paese che vuole tutto e il contrario di tutto. Un posto dove si maledice il capitalismo ma si fanno code chilometriche per l’ultimo iPhone, dove si invoca la “sovranità” ma si delega qualsiasi decisione scomoda al primo politico populista di turno. E dove, non da ultimo, si sogna un’autorità forte che risolva i problemi, ma si invoca la libertà individuale ogni volta che qualcuno propone anche solo di rispettare le regole.

Il rischio? Diventare l’ennesima caricatura di noi stessi. Perché, alla fine, non è che disprezziamo davvero l’Occidente: semplicemente, non vogliamo fare la fatica di contribuire al suo miglioramento. Meglio crogiolarsi nel malcontento, tirare la coperta da una parte all’altra e poi lamentarsi che è troppo corta. D’altronde, se c’è una cosa in cui siamo maestri, è proprio questa: trasformare il privilegio in un problema e la libertà in un lamento.

E allora, ci chiediamo: gli italiani vogliono davvero abbandonare i valori occidentali, o preferiscono continuare a godere dei loro benefici, criticandoli giusto il necessario per sentirsi ribelli? Una domanda semplice, ma forse troppo scomoda per il nostro tempo. Meglio un bel post indignato su Facebook o una filippica contro la politica su TikTok.