La Georgia e la distorsione della realtà

Federica Onori*
21/12/2024
Frontiere

*L’autrice è deputata al parlamento italiano

Negli ultimi giorni, la situazione politica in Georgia ha fatto emergere con forza le tensioni che attraversano il paese. Il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze ha diffuso l’idea che – durante il recente Consiglio Affari Esteri della UE – i governi di Italia, Spagna, Romania, Ungheria e Slovacchia avrebbero espresso sostegno alle sue posizioni. Un’affermazione tanto sorprendente quanto infondata, che le successive smentite ufficiali di Italia, Spagna e Romania hanno rapidamente smascherato.

Questo episodio non può essere ignorato. Si tratta di un tentativo di manipolare i fatti per oscurare una realtà ben più grave: in Georgia, nelle ultime settimane, i cittadini che protestano pacificamente per difendere il loro sogno europeo sono vittime di una repressione brutale. Il partito al potere, Sogno Georgiano, sembra deciso a sabotare il percorso di integrazione europea, ignorando le aspirazioni del popolo.

Come deputata e segretaria della Commissione Esteri alla Camera, sento il dovere di esprimere tutta la mia preoccupazione per questi sviluppi. La Georgia è un paese che ha sempre guardato con speranza all’Europa, ma oggi vede quelle speranze infrangersi contro un muro di autoritarismo e violenza.

Il ruolo dell’Italia e dell’Europa

Fortunatamente, le istituzioni italiane hanno chiarito la loro posizione, confermando il pieno appoggio alle proposte avanzate dall’Alto Commissario Kaja Kallas, comprese le sanzioni contro chi ostacola il processo democratico in Georgia. Tuttavia, mi chiedo: è sufficiente?

Fino alle smentite ufficiali, il silenzio del governo italiano ha alimentato ambiguità che hanno permesso al premier georgiano di avanzare pretese non fondate. Perché non siamo stati più chiari fin dall’inizio? Perché non abbiamo espresso in modo netto la nostra ferma condanna alla repressione violenta dei manifestanti pacifici che ogni sera da quasi 20 giorni scendono in piazza per protestare contro scelte anticostituzionali come quella di interrompere il processo di integrazione europea, sancito invece dall’art. 78 della Costituzione georgiana?

Anche l’Unione Europea deve dimostrare con i fatti di essere al fianco dei cittadini georgiani. Non possiamo lasciare che il loro coraggio venga ignorato. Servono azioni concrete: sanzioni mirate e un sostegno attivo alle organizzazioni democratiche e alla società civile in Georgia.

La democrazia, i diritti umani e lo stato di diritto non sono principi negoziabili. Non possiamo permettere che la repressione in Georgia passi inosservata.


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