La guerra delle Americhe: Trump antepone la propaganda agli interessi USA
È iniziata la guerra delle Americhe. Donald Trump ha trovato un nuovo nemico: la Colombia, alleato storico degli Stati Uniti. La decisione del presidente colombiano Gustavo Petro di respingere due aerei militari con migranti deportati ha scatenato una reazione brutale: dazi del 25% su tutte le esportazioni colombiane e minacce di escalation economica. Una mossa impulsiva, più legata alla propaganda elettorale che a una strategia concreta, e che rischia di aprire spazi ad attori esterni come la Cina.
Petro dice no: l’origine della crisi
Gustavo Petro ha rifiutato l’atterraggio dei voli statunitensi, dichiarando che i migranti “non sono criminali e meritano rispetto”. Trump ha risposto imponendo dazi punitivi e minacciando un ulteriore inasprimento, trasformando una questione gestibile in un conflitto diplomatico e commerciale.
Una guerra commerciale senza logica
La Colombia è un partner strategico e uno dei principali fornitori di beni essenziali per gli americani. Colpire Bogotà con dazi colpisce anche i consumatori statunitensi, con un aumento dei prezzi di beni di largo consumo come caffè e fiori. La scelta non solo danneggia l’economia americana, ma rischia di compromettere una delle poche alleanze stabili degli Stati Uniti nella regione, aprendo la strada a un’espansione dell’influenza cinese. Pechino, infatti, ha già rafforzato i legami con molti paesi latinoamericani attraverso investimenti infrastrutturali e cooperazione commerciale, e potrebbe sfruttare questa crisi per consolidare ulteriormente la sua presenza nella regione.
Promesse irrealistiche contro realtà complesse
La strategia di Trump si basa su slogan elettorali, ma l’immigrazione richiede soluzioni negoziate, non imposizioni unilaterali. Il rifiuto di Petro riflette un crescente dissenso nell’America Latina verso le politiche aggressive di Washington. Sempre più paesi nella regione si stanno unendo in un fronte comune per resistere a queste pressioni, trovando nella Cina un partner alternativo più pragmatico e meno vincolato da condizionamenti politici.
Il prezzo reale della propaganda
Ogni tariffa imposta ricade sui consumatori americani, ma l’impatto va oltre l’economia domestica. Se la Colombia, sostenuta da altri paesi latinoamericani, resiste, il vuoto lasciato dagli Stati Uniti potrebbe essere rapidamente riempito da Pechino. La Cina è già il principale partner commerciale di molti stati della regione e sta consolidando la sua posizione con accordi che spaziano dalle materie prime alle infrastrutture strategiche. Una crisi prolungata con la Colombia potrebbe accelerare questo processo, riducendo ulteriormente l’influenza americana in quella che un tempo era considerata il suo cortile di casa.
Conclusione
Trump trasforma episodi minori in crisi internazionali, sacrificando alleanze storiche per scopi propagandistici. La sua politica miope rischia di indebolire l’economia statunitense e compromettere decenni di relazioni diplomatiche, favorendo l’ascesa di nuovi protagonisti globali come la Cina. Gli americani pagheranno il prezzo di questa strategia: prezzi più alti, tensioni crescenti e un declino dell’influenza degli Stati Uniti in una regione fondamentale. L’illusione di governare a colpi di propaganda si sgretola presto, lasciando spazio a un mondo sempre più instabile.