La resa di Zelensky? Solo nella testa dei pupazzi di Putin

Guglielmo Tornitore
20/12/2024
Poteri

L’intervista di Volodymyr Zelensky a Le Parisien è stata manipolata da alcuni giornali italiani, come Il Fatto Quotidiano, che hanno vergognosamente parlato di una “resa” dichiarata dal presidente dell’Ucraina. Questa narrazione è totalmente falsa e tradisce sia la realtà delle dichiarazioni del capo di Stato ucraino, sia il dovere di onestà nei confronti dei lettori. Come ha giustamente osservato Paolo Gentiloni in suo tweet: “Apprendo da due o tre giornali italiani di una ‘resa di Zelensky’. E pensare che mi era sfuggita”.

Le parole reali di Zelensky

Volodymyr Zelensky, nell’intervista, ha mostrato pragmatismo, ma mai resa. Il presidente ha chiarito che, sebbene l’Ucraina non abbia oggi la forza di riconquistare militarmente Donbass e Crimea, questo non significa che rinunci alla sua sovranità: “Non possiamo rinunciare ai nostri territori. La Costituzione ucraina ce lo vieta. Possiamo solo contare sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a venire al tavolo dei negoziati.”

Non ci sono segnali di resa, ma una denuncia precisa delle difficoltà imposte dalla lentezza e dall’insufficienza del sostegno occidentale: “Perché, fin dall’inizio della guerra, non abbiamo ricevuto massicce forniture di armi? […] Abbiamo bisogno di più sistemi di difesa aerea, più protezione fisica, ma anche di più modi per colpire la Russia a lungo raggio.”

A questo proposito, è impossibile non considerare il fatto che, fin dai primissimi giorni dell’invasione russa, Zelensky aveva invocato uno scudo aereo per proteggere il suo Paese dagli attacchi missilistici e aerei russi. Una misura che l’Occidente avrebbe dovuto offrire immediatamente, ma che è stata invece ritardata, lasciando l’Ucraina vulnerabile e alimentando l’equilibrio precario di una guerra d’attrito. Questa mancanza di risolutezza ha avuto un impatto devastante sulla capacità ucraina di reagire rapidamente e ha contribuito a prolungare il conflitto.



La realtà e la propaganda filo-russa

I giornali italiani che hanno parlato di resa ignorano volutamente un fatto essenziale: il vero obiettivo di Vladimir Putin era conquistare l’intera Ucraina in tre giorni, rovesciare il governo democraticamente eletto e sostituirlo con un esecutivo di fantocci. Tre anni dopo, l’Ucraina resiste, dimostrando una forza che ha sorpreso il mondo. Come ha detto Zelensky: “Putin è come un boomerang: continua a tornare finché non ottiene ciò che vuole. […] Per la prima volta in trent’anni di potere, un Paese gli resiste.”

Definire resa questo quadro è non solo falso, ma anche pericoloso. È evidente che chi diffonde questa narrativa – come Il Fatto Quotidiano – va enumerato nella categoria dei “pupazzi di Putin”, come li definì Mario Draghi in una celebre conferenza stampa a Palazzo Chigi. La loro agenda filo-russa non è frutto di superficialità, ma di una scelta precisa, che tradisce tanto i lettori quanto i valori democratici. Non ci azzardiamo in ipotesi sulle motivazioni ideali o meno ideali di questa scelta: siamo fiduciosi sul fatto che prima o poi ne sapremo di più, in Italia e nel resto d’Europa.

Un appello alla verità

La guerra in Ucraina non è finita e Zelensky continua a rappresentare un simbolo di resistenza e determinazione. Chi segue da vicino le dinamiche politiche ucraine racconta di uno Zelensky che con ogni probabilità è destinato a perdere le prossime elezioni presidenziali, quando ci saranno. È la difficoltà della democrazia, quella che portò persino alla bocciatura elettorale di Winston Churchill dopo la Seconda Guerra Mondiale. Un modello che Zelensky conosce e vive, mentre l’inquilino del Cremlino no.

Le parole di Zelensky sono inequivocabili: “Non importa quanti presidenti o primi ministri vogliano dichiarare la fine della guerra, noi non ci arrenderemo.” Parlare di resa non solo distorce la realtà, ma gioca il gioco di Putin, che punta a indebolire il sostegno internazionale all’Ucraina.

Ai nostri lettori lanciamo un appello: verificate, leggete le fonti originali, smascherate chi manipola la realtà per alimentare la propaganda del Cremlino. Zelensky non si è arreso, e certo non si è arresa l’Ucraina. Ma una parte della stampa italiana lo ha fatto, alcuni persino prima del febbraio 2022; sacrificando l’integrità giornalistica per servire un’agenda che non è né nell’interesse del nostro Paese, né della democrazia europea.