La Russia compra gas dall’Europa: il paradosso energetico di una potenza guasta
In un mondo sempre più imprevedibile, sorprende la notizia riportata da Kommersant: la Russia acquisterà gas dall’Europa tramite una società intermediaria per soddisfare le esigenze della Transnistria, con i costi coperti dal bilancio statale russo.
La Russia, storicamente grande potenza energetica, costretta ad acquistare gas dall’Europa sembra un paradosso. Sanzioni, guerra in Ucraina e isolamento economico hanno trasformato il mercato energetico in un terreno scivoloso. Mosca, che in passato ha taglieggiato politicamente i Paesi europei attraverso le forniture, ora dipende dagli stessi Paesi per mantenere una regione strategica come la Transnistria sotto la propria influenza.
Il sostegno alla Transnistria
La Transnistria, enclave russofona in Moldova, è da anni un costo geopolitico per Mosca. Garantirle risorse come il gas è una priorità strategica, ma oggi pesa ancor più su un bilancio già provato dal conflitto ucraino. Questa operazione, condotta attraverso una società intermediaria per aggirare sanzioni, sottolinea quanto Mosca fatichi ormai a mantenere la sua retorica di autosufficienza energetica.
I ruoli si confondono: il fornitore diventa cliente, gli avversari partner indiretti. Mosca, nel tentativo di costruire un’alternativa all’Occidente, si ritrova intrappolata in dinamiche di dipendenza che cercava di evitare. L’acquisto di gas europeo è una soluzione temporanea o il segno di una crisi più profonda? Quel che è certo è che la credibilità di Mosca come attore energetico globale ne risulta potentemente scalfita.
Un tassello di una crisi ormai ampia
Questa non è la prima cocente umiliazione subita dalla Russia negli ultimi mesi. La regione di Kursk occupata dall’Ucraina, la prima reale occupazione di territorio russo dai tempi della Germania nazista. In Siria, il regime alleato di Assad rovesciato nell’arco di giorni. Parallelamente, l’Iran, tradizionale alleato di Mosca, sta affrontando un crescente contenimento internazionale, limitando l’influenza regionale russa. Sul fronte economico, la Russia sta affrontando una crisi sempre più evidente: l’inflazione galoppa, costringendo la Banca Centrale ad aumentare i tassi di interesse al 21%, il livello più alto dalla fine dell’Unione Sovietica. Inoltre, un quarto dei centri commerciali russi è sull’orlo della bancarotta, evidenziando una crisi economica in peggioramento.
Insomma, questa vicenda del gas in Transnistria non è solo un paradosso energetico, ma il simbolo di una potenza che, sotto il peso di sanzioni, conflitti e strategie chiaramente inefficaci, e di una leadership sempre più paranoica e alienata, sta perdendo terreno nel grande gioco geopolitico globale.
PS. Di tutto questo, purtroppo, non troverete notizia nelle pagine di riviste e sedicenti analisti geopolitici italiani ancora in preda alla nostalgia per aver perso i loro lauti contratti con Gazprom.