La UE e la minaccia di dazi selettivi USA: dettagli, strumenti e rischi

Piercamillo Falasca
28/01/2025
Interessi

L’eventualità di un’imposizione di dazi selettivi da parte dell’amministrazione Trump su uno specifico Paese dell’Unione Europea, come ad esempio la Danimarca, rappresenta una sfida estremamente complessa per il progetto europeo, addirittura capace di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa della UE. Questo scenario – reso ancora più delicato dal contesto geopolitico della Groenlandia – solleva questioni cruciali riguardo alla coesione interna dell’Unione e alla sua capacità di rispondere in modo unitario a una minaccia diretta. Il tutto è reso ancora più delicato dal fatto che questa minaccia giunga poi dallo storico principale alleato degli europei, dal quale questi dipendono peraltro per la loro sicurezza.

Il contesto dei dazi selettivi e la Groenlandia

Per l’amministrazione Trump, come dimostra il caso apertosi e chiuso in poche ore con la Colombia, la minaccia dell’uso dei dazi non è solo un artificio retorico, ma uno strumento concreto di pressione politica ed economica. Trump sta spesso sottolineando in modo molto esplicito il dato del deficit commerciale che grava sugli Stati Uniti nei confronti dell’Europa, perché proprio nel commercio tra le due sponde dell’Atlantico ha individuato la leva tattica su cui intende agire per ottenere i propri vantaggi.

Il primo vantaggio che Trump intende conseguire riguarda l’ampliamento della quota di energia che gli europei acquiscono dagli Stati Uniti. Per Trump, la fine della guerra in Ucraina deve portare con sé una compensazione per l’America, a fronte dell’investimento militare fatto nella difesa di Kyiv, e per l’inquilino della Casa Bianca la compensazione primaria è la quota di energia venduta dagli Stati Uniti sui mercati europei.
Nel caso della Danimarca, poi, la minaccia dei dazi fa un salto di qualità preoccupante: Trump non minaccia i dazi per una più o meno comprensibile compensazione economica del surplus commerciale, ma perché la Danimarca non intende aprire il “negoziato” (se così può essere inteso) per l’annessione della Groenlandia agli Stati Uniti. Washington – ormai è cosa nota – ha espresso interesse per l’acquisizione dell’isola, strategicamente importante per le sue risorse naturali e la sua posizione nell’Artico, ma la premier danese Frederiksen ha fermamente rifiutato ogni confronto in merito, definendo la proposta “assurda”.



Il rifiuto ha irritato l’amministrazione statunitense, che quindi potrebbe reagire con dazi selettivi sulla Danimarca per esercitare ulteriore pressione. Cosa farebbe, a quel punto, l’Unione Europea?

L’architettura europea in materia commerciale

Per comprendere la portata delle risposte possibili dell’Unione Europea, è fondamentale chiarire il funzionamento della sua architettura commerciale. L’UE è una vera e propria unione doganale: ciò significa che tutti i 27 Stati membri applicano le stesse tariffe esterne verso i Paesi terzi e hanno eliminato le barriere doganali al loro interno. Inoltre, il commercio estero è una competenza esclusiva dell’Unione Europea, che negozia e conclude accordi commerciali a nome di tutti i Paesi membri. Questa centralizzazione consente all’UE di agire come un unico blocco economico, garantendo un maggiore peso negoziale nelle dispute internazionali e proteggendo i suoi membri dalle pressioni esterne. Tuttavia, tale modello richiede un alto livello di solidarietà e coordinamento tra gli Stati membri per funzionare efficacemente, soprattutto di fronte a minacce come quelle rappresentate da dazi selettivi.



Le difficoltà di implementazione dei dazi selettivi da parte degli Stati Uniti

Imporre dazi selettivi contro un singolo Paese dell’Unione Europea rappresenterebbe per gli Stati Uniti una sfida complessa da un punto di vista pratico e legale. Poiché l’UE è un’unione doganale, le merci provenienti da un qualsiasi Stato membro viaggiano liberamente all’interno del mercato unico e vengono esportate sotto un’unica regolamentazione commerciale europea. Ciò significa che, una volta entrate nel mercato interno, le merci danesi potrebbero essere riesportate da altri Stati membri senza una chiara distinzione di origine. Questo renderebbe estremamente difficile per gli Stati Uniti applicare controlli doganali mirati ed efficaci sulle importazioni provenienti esclusivamente dalla Danimarca. Inoltre, tali dazi potrebbero essere contestati come discriminatori e non conformi alle regole dell’OMC, esponendo l’amministrazione americana a possibili ritorsioni legali e politiche. Questa complessità logistica e normativa potrebbe limitare l’efficacia della pressione esercitata dagli Stati Uniti, spingendo per soluzioni alternative o negoziati diretti.

Le risposte possibili dell’Unione Europea

L’UE dispone di diversi strumenti per rispondere a un’imposizione di dazi selettivi su uno Stato membro, ma l’efficacia di tali misure dipenderebbe in gran parte dalla coesione interna dell’Unione e dalla capacità di mantenere una linea comune. Le opzioni principali includono:

  1. Rappresaglie commerciali coordinate: L’UE potrebbe rispondere imponendo dazi su beni di provenienza statunitense, scegliendo settori strategici che generino pressione su Washington. Questo approccio, già sperimentato durante le dispute su Airbus e Boeing, servirebbe a dimostrare la capacità dell’UE di difendere i propri interessi.
  2. Ricorso all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): Sebbene l’efficacia dell’OMC sia stata indebolita negli ultimi anni, l’UE potrebbe comunque utilizzare il sistema di risoluzione delle controversie per contestare i dazi selettivi come violazione delle regole internazionali del commercio.
  3. Strumento anti-coercizione: L’UE potrebbe utilizzare il meccanismo anti-coercizione recentemente adottato, che permette all’Unione di rispondere rapidamente e con misure proporzionate ai tentativi di coercizione economica da parte di Paesi terzi. Questo strumento, pensato per tutelare la sovranità economica europea, consente di applicare contromisure quali sanzioni mirate o restrizioni commerciali, inviando un chiaro segnale di dissuasione verso ulteriori tentativi di pressione.
  4. Sostegno economico al Paese colpito: L’UE potrebbe anche avvalersi dello strumento anti-coercizione recentemente adottato. Questo meccanismo consente all’Unione di rispondere rapidamente e con misure proporzionate a tentativi di coercizione economica da parte di Paesi terzi, come l’imposizione di dazi selettivi, attraverso sanzioni mirate o altre azioni di difesa commerciale. Lo strumento mira a tutelare la sovranità economica dell’UE e a scoraggiare futuri tentativi di pressione esterna, garantendo una reazione coordinata ed efficace. Per preservare la solidarietà europea, l’UE potrebbe mobilitare risorse finanziarie, attraverso strumenti come il Fondo Europeo di Adattamento alla Globalizzazione, per sostenere i settori danesi maggiormente colpiti dai dazi.
  5. Diplomazia economica: L’UE potrebbe avviare negoziati diretti con l’amministrazione statunitense, cercando di disinnescare la tensione attraverso un approccio diplomatico e facendo leva su interessi comuni, come la sicurezza transatlantica.

Lo strumento anti-coercizione, in dettaglio

Lo Strumento Anti-Coercizione (ACI) dell’Unione Europea è stato concepito per contrastare le indebite interferenze di paesi terzi nelle politiche europee, attuate mediante ricatti in materia di commercio e investimenti. Approvato definitivamente dal Parlamento Europeo il 3 ottobre 2023, l’ACI mira a fungere sia da deterrente che da meccanismo di difesa attiva della sovranità dell’Unione.

In pratica, lo strumento consente alla Commissione Europea di indagare su potenziali pratiche coercitive da parte di paesi terzi e di intervenire prontamente per risolvere la questione. L’obiettivo principale è fornire all’UE strumenti negoziali per convincere le autorità del paese terzo a cessare la coercizione. Se i negoziati non dovessero avere successo, l’UE dispone di un’ampia gamma di contromisure, tra cui:

  • Imposizione di restrizioni all’importazione e all’esportazione di beni e servizi;
  • Limitazioni sui diritti di proprietà intellettuale e sugli investimenti diretti esteri;
  • Restrizioni all’accesso al mercato dell’UE, in particolare agli appalti pubblici;
  • Limitazioni all’immissione sul mercato di prodotti soggetti a norme chimiche e sanitarie;
  • Restrizioni all’accesso ai programmi di ricerca finanziati dall’UE.

Lo strumento si affianca ad altre misure di difesa commerciale adottate dall’UE negli ultimi anni, come quelle per il contrasto alle sovvenzioni estere distorsive o al dumping ambientale, rafforzando la capacità dell’Unione di proteggere i propri interessi economici e politici. L’adozione dell’ACI rappresenta un passo significativo verso la tutela dell’autonomia strategica aperta dell’UE, garantendo una risposta coordinata ed efficace alle pressioni economiche esterne.

Il rischio di divisioni interne

Un elemento critico in questo scenario sarebbe la pressione che verrebbe esercitata sui singoli Stati membri per rinunciare a un approccio di solidarietà europea. Gli Stati Uniti potrebbero cercare di dividere l’UE offrendo concessioni bilaterali ad altri Paesi membri o minacciando ritorsioni più ampie. La storia recente offre esempi di come alcune capitali europee siano state tentate da accordi separati in altre dispute commerciali.

Nel caso specifico della Groenlandia, gli Stati Uniti potrebbero sfruttare l’isolamento politico della Danimarca rispetto agli altri Stati membri, spingendo per un accordo bilaterale che aggiri l’Unione Europea. La Danimarca, in quanto Paese colpito, potrebbe trovarsi in una posizione particolarmente difficile. Da un lato, avrebbe bisogno del sostegno europeo per mitigare gli effetti economici dei dazi; dall’altro, potrebbe subire pressioni interne ed esterne a livello politico ed economico per trovare una soluzione separata con Washington.

La posta in gioco per il progetto europeo

L’eventuale imposizione di dazi selettivi contro la Danimarca sarebbe dunque molto più di una semplice disputa commerciale: metterebbe alla prova la capacità dell’UE di agire come un attore unitario sulla scena globale. Una risposta frammentata rischierebbe di compromettere la credibilità esterna dell’Unione come partner commerciale e politico, inviando un segnale di debolezza a livello internazionale, e devasterebbe la legittimità delle istituzioni comuni rispetto alle opinioni pubbliche degli Stati membri. Al contrario, una risposta coesa e ben calibrata rafforzerebbe l’immagine dell’UE come entità capace di difendere i propri interessi e quelli dei suoi membri, e farebbe da “crush test” per il futuro.

La posta in gioco è ancora più alta se si considera il contesto geopolitico della Groenlandia, il cui controllo è cruciale per l’accesso alle rotte artiche e alle risorse minerarie. La capacità dell’UE di sostenere la Danimarca in questa disputa potrebbe consolidare il ruolo europeo come attore globale capace di proteggere i propri confini e interessi strategici.

Il banco di prova decisivo

L’Unione Europea si trova di fronte alla necessità di rafforzare i propri strumenti di difesa commerciale e di prevenire eventuali divisioni interne. La solidarietà tra gli Stati membri non è solo un valore fondamentale dell’UE, ma anche una condizione indispensabile per mantenere il peso politico ed economico necessario ad affrontare le sfide globali. La risposta a dazi selettivi contro un Paese membro come la Danimarca, nel contesto della disputa sulla Groenlandia, rappresenta un banco di prova decisivo per il futuro del progetto europeo, per la credibilità della sua politica estera e per la protezione di un enorme valore comune di tutti gli europei: la loro libertà di viaggiare, commerciare e lavorare senza ostacoli e barriere.