L’Armenia verso la UE, tra sogni dei giovani e silenzio assordante di Mosca

L’Armenia ha compiuto un passo decisivo verso un possibile ingresso nell’Unione Europea. Con 64 voti favorevoli e 7 contrari, il parlamento ha approvato una legge che avvia ufficialmente il processo di adesione. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha precisato che un’eventuale entrata nell’UE potrà avvenire solo dopo un referendum popolare. Intanto, da Mosca arrivano reazioni caute, segno che gli equilibri nel Caucaso si stanno spostando.
Non si tratta solo di una mossa simbolica. In un momento di profonda incertezza regionale, l’Armenia sta cercando di ridefinire le proprie alleanze, spingendosi verso una nuova direzione che potrebbe allontanarla dal tradizionale asse con la Russia. La scelta di rivolgersi a Bruxelles arriva in un contesto di crescente disillusione nei confronti delle vecchie garanzie strategiche.
Erevan cambia rotta?
La legge non implica un’adesione immediata, ma segna un cambio di rotta netto. L’Armenia, finora legata a Mosca attraverso l’Unione economica eurasiatica (UEE) e l’alleanza militare CSTO, guarda ora con maggiore interesse all’Europa. Questo spostamento è anche culturale e valoriale: come i loro vicini della Georgia, molti giovani armeni vedono l’UE come un modello di sviluppo più stabile, democratico e moderno rispetto alla sfera russa.
Dietro questa svolta c’è la crescente frustrazione verso la Russia, accusata di non aver protetto l’Armenia durante la recente crisi del Nagorno-Karabakh. L’offensiva azera del 2023, conclusa senza una vera reazione da parte di Mosca, ha lasciato un segno profondo nella società armena. Il governo Pashinyan ha colto questo malcontento per iniziare un riposizionamento strategico che, pur rischioso, è ormai difficile da invertire.
Le incognite del percorso europeo
Nonostante la crescente cooperazione tra Armenia e UE grazie all’accordo CEPA (Comprehensive and Enhanced Partnership Agreement), Bruxelles non ha mai promesso un vero percorso di adesione. L’Unione tende ad essere prudente, specie in aree ad alta tensione come il Caucaso. Al momento non esistono tempi certi né garanzie ufficiali per una futura integrazione.
Il cammino è incerto e irto di ostacoli. Le riforme richieste dall’UE riguardano ambiti chiave come la giustizia, la lotta alla corruzione e la liberalizzazione dell’economia. Si tratta di trasformazioni profonde, che richiedono risorse, tempo e soprattutto un consenso interno ampio. Inoltre, eventuali pressioni o sanzioni da parte della Russia potrebbero mettere a dura prova la tenuta sociale ed economica del Paese.
La risposta di Mosca
Il Cremlino ha definito “un diritto sovrano” la scelta europea dell’Armenia, ma dietro questa frase diplomatica c’è molta tensione. La Russia considera il Caucaso meridionale parte della propria sfera d’influenza e non accetterà facilmente una maggiore presenza occidentale nella regione. Erevan lo sa, e sta cercando di muoversi con cautela per evitare una rottura netta.
Misure economiche o pressioni diplomatiche non sono da escludere. Mosca potrebbe ridurre il proprio sostegno militare, aumentare i dazi commerciali o interrompere progetti infrastrutturali in corso. In un contesto ancora instabile con l’Azerbaigian, perdere il supporto russo potrebbe avere conseguenze dirette sulla sicurezza dell’Armenia.

Opportunità e limiti per l’Europa
Per l’UE, l’apertura dell’Armenia è una potenziale leva geopolitica, ma anche una nuova complicazione. Rafforzare la propria presenza nel Caucaso significa anche aumentare il livello di coinvolgimento in una regione delicata, con conflitti latenti e un equilibrio instabile.
L’Europa è già sotto pressione su più fronti: dalla guerra in Ucraina alle tensioni nei Balcani, fino alle sfide economiche interne. Aggiungere l’Armenia significherebbe espandere ulteriormente il proprio raggio d’azione, con tutti i rischi del caso. Non a caso, le reazioni ufficiali dell’UE sono state finora misurate, concentrate su aspetti tecnici e di cooperazione, senza sbilanciarsi su una futura adesione.
Per l’Armenia, invece, un avvicinamento all’UE significherebbe accesso a fondi, investimenti, tecnologia e un mercato più stabile. Ma le riforme richieste sono impegnative, e non è detto che l’opinione pubblica sia pronta a sostenerle fino in fondo. Una parte del Paese resta legata culturalmente e storicamente alla Russia, e teme le conseguenze di un distacco troppo netto.
Una sfida aperta
L’approvazione della legge è un messaggio chiaro: l’Armenia vuole ridurre la dipendenza da Mosca e costruire nuove alleanze. Ma il percorso resta tutto da costruire. La strada verso Bruxelles sarà lunga, politica e incerta.
Un referendum sarà decisivo per misurare il reale consenso popolare. La Russia osserva con attenzione, pronta a reagire se sentirà minacciati i propri interessi. E l’Europa dovrà decidere se accogliere davvero la mano tesa di Erevan, oppure restare alla finestra. In ogni caso, il segnale è lanciato: l’Armenia vuole cambiare rotta e ridefinire la propria identità geopolitica.