Le scelte di Trump: Rubio e Hegseth opportunità o minaccia per l’Europa?
Le nomine di Donald Trump per la prossima amministrazione sono state recentemente al centro di un simpatico siparietto tra Matteo Salvini e Carlo Calenda. Quest’ultimo ha messo in difficoltà il leader leghista e vicepresidente del Consiglio, che, evidentemente, esprimeva un giudizio aprioristicamente positivo sulle scelte di Trump senza conoscerle nel dettaglio. L’episodio offre l’occasione per analizzare nel merito le più importanti tra queste nomine e il loro possibile impatto per l’Europa.
Nomine chiave: Rubio e Hegseth
Dopo le elezioni del 5 novembre, sono iniziate le speculazioni sulle nomine alle posizioni apicali della seconda amministrazione Trump. Tra il 12 e il 13 novembre, sono arrivate quelle che per l’Europa saranno probabilmente le più rilevanti nel contesto delle posizioni del president-elect su NATO e Ucraina: Pete Hegseth come Secretary of Defense e Marco Rubio come Secretary of State (equivalente del nostro ministro degli Esteri).
Marco Rubio: rassicurante ma ambiguo
La nomina di Rubio appare la più rassicurante per la sicurezza europea, nonostante alcune recenti posizioni sembrino avvicinarlo a Trump. Se all’inizio della guerra in Ucraina definiva Putin un “killer”, più di recente ha sostenuto che gli Stati Uniti hanno finanziato quello che considera uno “stallo” tra Ucraina e Russia, ignorando che senza le armi statunitensi (al cui invio ha votato contro nell’aprile 2024) si sarebbe probabilmente arrivati a un armistizio o a una resa.
In merito alla NATO, Rubio ha posizioni più solide rispetto a Trump. È stato co-sponsor, insieme a Tim Kaine, di una legge che richiede una maggioranza qualificata per poter uscire dall’Alleanza Atlantica, rendendo più difficile per il presidente perseguire tale strada. Inoltre, Rubio ha dichiarato che “è il momento per gli europei di prendere il controllo dell’Europa”, una posizione che coincide con l’orientamento favorevole alla creazione di un esercito comune europeo.
Pete Hegseth: fedeltà a Trump e retorica aggressiva
La nomina di Hegseth ha invece sorpreso molti, rappresentando un netto cambio rispetto a Lloyd Austin, generale a quattro stelle rispettato bipartisan, confermato dal Senato con 93 voti a favore. Hegseth, pur avendo un passato nell’esercito, è una figura meno prestigiosa e molto più allineata a Trump.
Ha definito la NATO un “rottame da gettare” e “uno schema di difesa per l’Europa pagato dagli Stati Uniti”, utilizzando una retorica aggressiva. Secondo Politico, questa nomina mira a garantire un alleato fedele al presidente in una posizione strategica, dopo le difficoltà incontrate durante la prima amministrazione Trump con Jim Mattis.
Sulla questione Ucraina, Hegseth ha alimentato polemiche, accodandosi a Trump nel definire “geniale” il riconoscimento russo delle regioni separatiste ucraine e minimizzando l’invasione russa rispetto alla presunta “invasione woke” nell’esercito americano.
Un’Europa in bilico
Tra le due nomine, Rubio rappresenta una scelta più “establishment”, con posizioni radicate nel Partito Repubblicano, sebbene talvolta mutevoli. La sua nomina lascia intravedere una maggiore stabilità per l’adesione degli Stati Uniti alla NATO. Al contrario, Hegseth sembra incarnare una figura più debole, apertamente schierata con l’agenda di Trump, potenzialmente pronta a sacrificare alleanze strategiche per priorità interne.
La seconda amministrazione Trump rischia quindi di creare ulteriori tensioni per l’Europa, divisa tra il rassicurante pragmatismo di Rubio e la potenziale imprevedibilità di Hegseth.