L’Europa dei Don Chisciotte alla rovescia

Emanuele Pinelli
28/03/2025
Radici

Nel famoso romanzo di Cervantes, don Chisciotte era un piccolo nobile impoverito che, suggestionato dalle troppe letture, pretendeva di vivere come se fosse stato un cavaliere dei tempi antichi. 
“Riparare qualunque genere di torti, ed esporre sé stesso ad ogni maniera di pericoli per condursi a glorioso fine” era la sua missione.
“Tutto ciò che pensava o vedeva o fantasticava, pigliava forma e sembianza della pazzia che le sue letture gli avevano fitta in capo”: le osterie diventavano castelli, i mulini a vento e gli otri di vino diventavano giganti, e ogni viandante lungo la strada diventava un nemico da affrontare.

Intorno a lui, però, c’era il mondo reale del 1605. Un mondo popolato da pastori, tavernieri, prostitute, cocchieri e barbieri, tutti preoccupati di farsi i propri affari, guadagnare qualche soldo e starsene lontani dai guai. 
A salvare don Chisciotte, per fortuna, c’era il suo scudiero Sancio Pancia. “Un uomo pacifico, riposato, prudente, con moglie e figli da mantenere e da educare”, che, pur ammirando il suo padrone, tentava con pazienza di riportarlo alla realtà e di essere la voce della ragionevolezza: gli consigliava di non prendere i giuramenti troppo sul serio, gli ricordava che i pasti vanno pagati, lo avvertiva del rischio di finire in prigione, e fra le tante favole cavalleresche si mostrava interessato solo a quella sul filtro per curare le malattie. (“La spesa sanitaria”, diremmo oggi).

Insomma, il “libro più bello del mondo” è così comico, ma anche così triste, proprio perché dipinge la lotta per la giustizia e lo sprezzo del pericolo come le fantasie di un vecchio pazzo, capaci di procurare solo noie a una società meschina e individualista.

Ora, c’è chi ha visto ovviamente in don Chisciotte i deliri della classe dirigente dell’Impero spagnolo in declino, con le sue manie di grandezza, la sua esaltazione religiosa, il suo senso dell’onore e il suo cronico rifiuto di far quadrare i conti. 
Concluso quel declino, a partire dal ‘600 il mondo sarebbe gradualmente diventato dei Sancio Pancia, dei cocchieri e dei barbieri: le nazioni più potenti sarebbero presto state quelle dove i privati cittadini industriosi avrebbero avuto più peso politico, a cominciare dall’Olanda e dall’Inghilterra, le nemiche mortali – e mai domate – della Spagna imperiale.
E così, per generazioni, abbiamo inteso l’Occidente moderno come la terra di quei popolani pacifici, riposati e prudenti”, mentre i valori medievali alla don Chisciotte rievocavano i fantasmi di un’età oscura da cui l’Occidente moderno si era dovuto emancipare.
Se talvolta il nostro cuore batteva per don Chisciotte, la testa ci ha sempre costretti ad essere Sancio Pancia.

Cosicché, ora che è iniziata l’era di Trump e di Putin, e in poche settimane la realtà che conoscevamo si è ribaltata da cima a fondo, ci ritroviamo ad essere noi i pazzi fuori dalla realtà. Stavolta, però, a parti invertite.
Il mondo è bruscamente diventato quello di don Chisciotte, e noi ci ostiniamo a sognare di vivere
ancora in quello di Sancio Pancia.

Guardiamoci intorno a 360 gradi. L’America parla di occupare la Groenlandia e di annettere il Canada, stringe accordi col regime russo per assicurargli l’Europa orientale, tratta regioni e popoli come se fossero risorse materiali da sfruttare, dà agli alleati dei “parassiti”. 
La Cina taglia un cavo sottomarino europeo ogni settimana, fa continue esercitazioni militari intorno a Taiwan e si prepara a usare un Artico privo di ghiacci per riempire l’Atlantico di sottomarini nucleari. 
La Serbia ha ripreso i suoi disegni genocidi nei Balcani, Erdogan prova a estendere l’influenza turca su tutto il vecchio sultanato, il Sahara è in preda a colpi di stato e guerre civili mentre il Maghreb è sull’orlo di uno scontro spaventoso tra Marocco e Algeria. Il canale di Suez è impercorribile per gli attacchi degli Houthi, Israele è ostaggio della destra religiosa e gli ayatollah sono a un passo dal produrre le armi atomiche.
Morale: non rimane più neanche un fazzoletto di terra o di mare al confine con l’Europa dove non sia in corso l’espansione di un impero, vuoi con le armi della guerra tradizionale, vuoi con le armi della guerra ibrida (ricatto economico e infiltrazione politica).



Questi, in breve, non sono tempi per “uomini pacifici, riposati e prudenti”. Non sono tempi di osterie e di mulini a vento. Sono tempi di castelli e di giganti, e non c’è niente di più pazzo che ostinarsi avedere un innocuo mulino a vento dove c’è un gigante che ci sta sbranando vivi.

E, non a caso, le agenzie di disinformazione al servizio di Putin e di Trump fanno di tutto per prolungare la nostra permanenza in un mondo fantastico del passato, dove occuparsi solo degli affari propri, e avere come massima ambizione l’arrivo di un filtro contro le malattie, era non solo legittimo ma anche socialmente encomiabile.

Fate caso alla retorica dello “zio putiniano al pranzone di Pasqua” o del “trumpiano in fila alla cassa”, che peraltro ormai sono il blocco politico più forte quasi in ogni paese occidentale. 
Solo pochi di loro sono mossi dalle promesse identitarie sfornate dagli ideologi di estrema destra come Bannon o Dugin, come “la carenza di autorità maschile”, “la nostalgia della comunità”, “il ritorno ai valori cristiani”.

Per l’immensa maggioranza di loro, invece, il putinismo e il trumpismo sono semplicemente “l’orgoglio del consumatore puro: lo scherno e l’odio contro qualsiasi predica sulla giustizia (che nella loro esperienza personale a volte non è mai esistita), il gusto compiaciuto nel sacrificare la più grande libertà astratta pur di avere il più piccolo beneficio concreto, la febbrile soddisfazione di possedere una conoscenza proibita che rassicura, sulle intenzioni del Cremlino come sull’andamento del clima, l’aura di saggezza che emana dal sapere che la vita è sempre stata solo oppressione e che Trump e Putin, se non altro, hanno l’onestà di dirlo apertamente.

Tutti questi sentimenti hanno uno scopo segreto: tenere in vita quel passato, ormai evaporato, dove per star bene e per essere stimati bastava produrre, consumare e avere una vita privata appagante. Il passato, quindi, dei popolani di Cervantes, dei mercanti olandesi del ‘600 e degli occidentali degli ultimi ottant’anni. 
Un passato che, quanto più evapora, tanto più viene difeso e trattenuto, con la forza di una disperazione che rasenta la follia: follia donchisciottesca, per l’appunto, al servizio, però, della visione del mondo di Sancio Pancia.

Basti guardare alle reazioni isteriche che l’altroieri hanno accolto l’uscita del prontuario per prepararsi all’eventuale scoppio di una guerra. Consigli banali, come avere in casa un kit medico e una power bank, che anche in caso di terremoti o inondazioni possono fare la differenza. 
Ma niente da fare: lo “zio putiniano” e il “trumpiano in fila alla cassa” hanno subito gridato alcomplotto, volto a seminare il terrore nelle nostre famiglie e a rendere così più accettabili dei sacrifici economici che a loro parere non sarebbero necessari.

Qualcuno su X è arrivato a parlare di “strategia della tensione”.
Per un kit medico e una power bank.

È ingeneroso arrabbiarsi per i toni forsennati con cui viene difeso questo mondo immaginario, proprio come sarebbe stato ingeneroso arrabbiarsi con don Chisciotte per gli affondi di lancia e i fendenti di spada con cui distruggeva le osterie. Sono fenomeni pericolosi, ma che vanno guardati con tenerezza. 

L’importante, però, è cominciare a fare sul serio gli scudieri alla rovescia di questi don Chisciotte alla rovescia: ricordare loro che le avventure talvolta capitano, che i torti ogni tanto vanno riparati, che mantenere la parola data in certe occasioni potrebbe essere importante, e soprattutto che i figli “si mantengono e si educano” meglio in un paese libero, dove un numero adeguato di moderni cavalieri impedisce invasioni e torsioni autoritarie.