L’operazione economica speciale di Trump e gli struzzi del post-Occidente

Malgrado la cronaca si incarichi di smentire quotidianamente sia la fiducia anti-apocalittica dei relativizzatori e normalizzatori del fenomeno Maga, sia l’entusiasmo di apostoli e apologeti del nuovo Messia americano, l’atteggiamento prevalente nelle classi dirigenti dell’ex Occidente euro-atlantico continua ad essere quello di aspettare che passi la piena della furia di Trump o che gli oligarchi della sua cerchia lo riportino alla ragione o che l’andamento degli indici di borsa lo persuadano a non esagerare.
Così ieri i mercati di tutto il mondo si sono autoconvinti di uno scoop che forse era un fake teleguidato o forse un wishful thinking, prima che la Casa Bianca facesse sapere che il Presidente non pensa affato a fermarsi o almeno a sospendere l’operazione economica speciale contro il sistema globalista.
Nell’illusione di andare incontro ai suoi supposti fini – che sono invece quelli che gli ex alleati cuciono addosso al Trump che vorrebbero fosse e non è – si arriva al paradosso grottesco di considerare ogni sua minaccia e ogni sua violenza come una prova di dialogo, riconoscendo pure all’estorsione una legittimità negoziale e una “intenzione buona”.

Eppure, dovrebbe essere chiaro. È del tutto irrilevante domandarsi se Trump sia pazzo o sia sano, sia lucido o sia alterato, sia in preda a un’allucinazione ideologica o a un delirio narcisistico, sia fanatico o puramente affaristico… L’unica cosa che rileva è la realtà di un disegno nichilista dispiegato in modo aperto e del tutto prevedibile, perché ampiamente anticipato non solo nei propositi, ma pure nei mezzi. Trump è quel che sembra e sembra quel che è.
Mezzo mondo (e pure di più) sta facendo con lui lo stesso errore fatto con Putin: non credere all’evidenza. Non credere a una realtà infinitamente più brutta di quella che si temeva e quindi impossibile perché inaccettabile. Non credere che se uno parla come un capomafia e si comporta come un capomafia, non può avere alleati, ma solo scagnozzi, e non può affidarsi a un sistema di regole negoziato e condiviso, ma a equilibri di potere analoghi a quelle di una Cupola in cui si regolano con abbracci o spari gli affari delle diverse “famiglie”.
C’è da credere che alla Casa Bianca siano preoccupati del possibile collasso del consenso interno agli Usa e sorveglino con attenzione i sondaggi di popolarità e gradimento. Si può essere sicuri invece che non siano affatto preoccupati del collasso economico del mondo, perché questo non è un effetto collaterale, ma è esattamente l’obiettivo che Trump si propone, per affermare la primazia statunitense secondo un canone non ugualitario, ma imperialistico.
La volontà di credere che questa guerra abbia un solo vero nemico – la Cina capitalistico-comunista di Xi Jinping – e che gli ex alleati sarebbero risparmiati se solo accettassero di riconoscere alla Casa Bianca il prezzo della protezione (“pagando un sacco di soldi” ) è l’estremo rifugio degli struzzi del post-Occidente.
Se mai Trump cadesse, cambierebbero le cose – certo. Ma in caso contrario inutile raccontarsi una storia più bella di quella che è.