Georgia, l’urgenza del sostegno occidentale: intervista a Terje Helland
Terje Helland, consigliere esterno del Consiglio europeo di vicinato a Bruxelles, sta emergendo come figura di spicco in Europa per quanto riguarda la crisi politica della Georgia. Attraverso interviste con media come Georgia Today e le sue osservazioni schiette sui social network, Helland ha offerto critiche incisive al partito al potere Sogno georgiano, una valutazione della strategia della Russia in Georgia e approfondimenti sul ruolo dell’ex presidente Mikheil Saakashvili.
L’Europeista ha posto alcune domande a Helland per aiutare i nostri lettori a comprendere meglio la situazione georgiana. Le sue risposte evidenziano l’urgente necessità per le democrazie occidentali di sostenere le forze filodemocratiche della Georgia e di impedire che il Paese scivoli verso l’autocrazia.
Un cavallo di Troia contro la democrazia
In un’intervista rilasciata a Georgia Today, Helland ha descritto Sogno Georgiano come un “cavallo di Troia” che ha sistematicamente minato le aspirazioni filo-occidentali della Georgia pur affermando pubblicamente di sostenerle. Egli sostiene che il partito, sotto la guida di Bidzina Ivanishvili, ha cercato di bilanciare obiettivi contraddittori: presentarsi come pro-europeo e allo stesso tempo ostacolare attivamente il percorso della Georgia verso l’integrazione nell’UE. Come spiega Helland:
“La mia teoria è che Sogno Georgiano sia stato essenzialmente un cavallo di Troia, che ha lavorato per allontanare la Georgia dal percorso occidentale, che la maggioranza dei georgiani sostiene. Ivanishvili ha cercato di cavalcare due cavalli, affermando di sostenere l’integrazione nell’UE e contemporaneamente lavorando contro di essa“.
Questa duplicità è diventata evidente quando l’Unione Europea ha annunciato l’intenzione di aprire i colloqui di adesione nel dicembre 2023. Helland ritiene che questo annuncio abbia gettato nel panico i sogni georgiani, temendo una perdita della loro presa sul potere. In risposta, il governo ha rilanciato la controversa legge sugli agenti stranieri e ha perseguito una legislazione anti-LGBTQ, allontanando di fatto la Georgia dall’UE. “Queste mosse – commenta Helland – possono essere viste come sforzi deliberati per sabotare l’integrazione nell’UE, che gode di un ampio sostegno tra l’opinione pubblica georgiana“.
L’esitazione occidentale: un errore critico
Helland ha anche utilizzato le sue piattaforme sui social media per criticare le democrazie occidentali per il loro approccio esitante e cauto nell’affrontare la crisi georgiana. Ha sottolineato che i ritardi nell’imporre sanzioni e nel dare risposte ferme alle azioni del Sogno georgiano permettono al partito al potere di consolidare il potere. In una delle sue dichiarazioni online più incisive, Helland ha dichiarato:
“L’esitazione dell’Occidente nel rispondere alla crisi in Georgia è un grave errore. Le dinamiche sul campo sono chiare: i manifestanti stanno combattendo contro un regime che ha conquistato ogni istituzione. Non hanno alleati all’interno del sistema, ma solo la speranza del sostegno occidentale. Più l’Occidente aspetta, più il sogno georgiano ha tempo per schiacciare la resistenza, consolidare il potere e completare la presa di potere dello Stato“.
Per Helland, questi ritardi equivalgono a un tacito sostegno all’agenda autoritaria del sogno georgiano, minando la credibilità dell’impegno dell’Occidente nei confronti dei principi democratici.
Il ruolo della Russia: la minaccia ibrida
In un colloquio esclusivo con L’Europeista, Helland ha minimizzato la probabilità di un’aggressione militare diretta da parte della Russia in Georgia, osservando che il Cremlino è sovraccarico di lavoro a causa della guerra in Ucraina e di altri impegni globali come la Siria. Tuttavia, ha sottolineato il ricorso del Cremlino a tattiche di guerra ibrida:
“Non dobbiamo sottovalutare l’uso della guerra ibrida da parte della Russia, una strategia che combina disinformazione, leva economica e proxy diretti o indiretti. In Georgia, questo potrebbe includere i cosiddetti ‘tituski’ – gruppi civili organizzati o provocatori – che potrebbero essere usati per fomentare disordini o far crescere le tensioni sotto una patina di plausibile negabilità“.
Helland ha fornito informazioni dettagliate sulla presenza militare della Russia nei territori occupati. Secondo lui, ci sono circa 4.500 truppe di stanza in Abkhazia e 3.500 truppe nella regione di Tskhinvali (Ossezia del Sud), principalmente in basi militari supportate da unità corazzate, artiglieria e sistemi di difesa aerea. Se da un lato ha osservato che queste forze mantengono la stabilità in queste regioni, dall’altro la loro presenza assicura una continua pressione su Tbilisi e serve come strumento di manipolazione politica e disinformazione.
Il fattore Saakashvili
Alla domanda de L’Europeista sul ruolo dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili, Helland lo ha descritto come una figura polarizzante ma significativa nella politica georgiana. Ha riconosciuto l’eredità di Saakashvili come riformatore che ha modernizzato lo Stato e avviato la Georgia su un percorso orientato all’Occidente, ma ha anche riconosciuto le controversie che hanno circondato i suoi ultimi anni al potere:
“Per molti, Saakashvili è un riformatore eroico che ha trascinato la Georgia fuori dalla corruzione e dalle disfunzioni degli anni Novanta. Tuttavia, i suoi ultimi anni al potere sono stati funestati da accuse di tendenze autoritarie, eccessi e governance problematica“.
Nonostante l’incarcerazione, Saakashvili rimane un punto di raccolta simbolico per l’opposizione, in particolare all’interno del Movimento Nazionale Unito (UNM), da lui fondato. Helland ha sottolineato la sua influenza duratura:
“Sebbene la natura polarizzante di Saakashvili limiti il suo appeal per alcuni segmenti della popolazione georgiana, la sua influenza all’interno dell’opposizione e il suo profilo internazionale fanno sì che rimanga una figura chiave nella politica georgiana“.
La situazione di Saakashvili, secondo Helland, ha attirato una notevole attenzione internazionale, con molti osservatori occidentali che ne chiedono il rilascio per motivi umanitari e legali. Helland ha anche osservato che il ruolo di Saakashvili come simbolo e attore politico continua a influenzare il movimento di opposizione della Georgia.
Invito all’azione immediata
Helland ha sempre sostenuto, sia in interviste che online, che l‘urgenza è essenziale per evitare che la Georgia scivoli ulteriormente nell’autocrazia e cada sotto l’influenza russa. Ha chiesto sanzioni mirate contro la leadership di Georgian Dream e un sostegno inequivocabile alle forze pro-democrazia del Paese.
“Le forze filo-occidentali in Georgia non possono resistere all’infinito, – sottolinea Helland – hanno bisogno di sanzioni mirate e di un sostegno inequivocabile ora. Se l’Occidente crede davvero nella democrazia, deve agire con decisione o rischia di perdere per sempre la Georgia a favore dell’autocrazia e dell’influenza russa“.
Una svolta per la Georgia e l’Occidente
L’analisi di Helland dipinge un quadro disastroso del futuro politico della Georgia se le tendenze attuali dovessero continuare. Le azioni di Georgian Dream, sostiene, sono un tradimento delle aspirazioni democratiche del Paese e un regalo alle forze autocratiche, sia a livello nazionale che regionale. Tuttavia, Helland sottolinea anche che l’UE e le altre istituzioni occidentali hanno una parte significativa di responsabilità. La loro esitazione nel ritenere i sogni georgiani responsabili e la loro incapacità di fornire un sostegno tempestivo alle forze pro-democratiche potrebbero portare a un allontanamento permanente della Georgia dall’Occidente.
Nei suoi commenti a L’Europeista, Helland ha sottolineato che la posta in gioco non potrebbe essere più alta: La sopravvivenza democratica della Georgia e le sue ambizioni euro-atlantiche sono a rischio. Per Helland, le conseguenze dell’inazione occidentale potrebbero riverberarsi ben oltre i confini del Paese. Il momento per un’azione decisiva, insiste Helland, è adesso.