Magdeburgo: evocare la “guerra di religione” ha generato la folle “guerra alla religione”
Era solo questione di tempo, prima o poi doveva succedere: il primo attentato anti-islamico in Europa. Un atto di terrorismo contro l’Islam, nato non dalla fede, né dal suo rifiuto, ma dall’odio alla religione.
L’attentatore del mercatino di Natale di Magdeburgo ha ormai un nome: Taleb Al Abdulmohsen. Un medico saudita, 50 anni, arrivato in Germania nel 2006. Fuggiva dal suo Paese, cercando asilo, ma con il tempo è diventato altro. Aiutava rifugiati a lasciare l’Islam, a spezzare legami con la loro fede. Un feroce e fanatico critico dell’Islam. “Sono il più grande oppositore dell’Islam nella storia”, dichiarava in una intervista alla FAZ nel 2019. Era ormai ossessionato dall’idea che la Germania e l’Europa si stessero islamizzando, al punto da volerne punire il “lassismo”.
Per decenni abbiamo visto crescere le tensioni, accumularsi le accuse. Ci imputavano di essere deboli. Di non capire che c’era una “guerra di religione” in corso e che tutti gli islamici erano in qualche modo soldati nemici. Dicevano che la nostra laicità era miopia e che il pensiero critico era rinuncia. La verità è un’altra. Rispondere all’estremismo con l’estremismo non è forza. È fallimento. Rispondere alla violenza con altra violenza non ci difende. Ci distrugge.
Nè crociate, né laicismo: la forza dell’Europa è nell’umanesimo
L’Europa non è forte quando si maschera da difensore della Croce. La Croce, per secoli, è stata più uno strumento di potere che un simbolo spirituale. La forza dell’Europa è un’altra. È nella sua capacità di offrire un’alternativa. Una visione laica e secolare, che sappia rifiutare sia le “guerre di religione” che le “guerre alle religioni”.
La nostra eredità greco-romana e giudaico-cristiana è preziosa perché è l’humus nel quale sono germogliati l’umanesimo, la libertà dei moderni e la separazione tra Stato e Chiesa.
La nostra forza non è nelle crociate. È nella fortificazione della nostra laicità, intesa come pluralismo e inclusione e valorizzazione delle differenze, non certo come adesione a una tribù contro un’altra, né al laicismo woke come azzeratore ipocrita delle differenze.
Se cediamo all’odio contro gli odiatori, vincono loro. Tutti loro: estremisti di ogni parte, di ogni colore, di ogni fede o anti-fede. L’Europa non deve difendersi scendendo al livello di chi vuole distruggerla. Deve elevarsi restando fedele a sé stessa. Alla sua storia e al suo futuro. Questo è il nostro vero test, questa è – ancora una volta – la nostra sfida esistenziale.