Perché chiediamo a Meloni di non riconoscere l’attuale governo georgiano

La Georgia sta vivendo un periodo particolarmente critico della sua storia politica, segnato da una crescente erosione delle sue istituzioni democratiche sotto il governo del partito Sogno Georgiano. Dall’insediamento del Governo guidato da Irakli Kobakhidze, dopo le controverse elezioni di ottobre 2024, si è assistito a una serie di provvedimenti legislativi e azioni politiche che stanno minando i diritti civili, le libertà fondamentali e il processo di avvicinamento all’Unione Europea. Le recenti leggi repressive e l’intensificarsi della violenza contro le manifestazioni pacifiche sono un segno evidente di un progressivo allontanamento dalle premesse democratiche e da un orientamento europeo che, invece, pare essere sempre più sotto attacco.
Il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Michael O’Flaherty, ha reso pubblico un memorandum che denuncia le gravi violazioni dei diritti umani nel paese caucasico, in particolare riguardo alla libertà di assemblea ed espressione, alla protezione della società civile e ai diritti della comunità LGBTI. Questo documento, che segue la visita del Commissario a Tbilisi dal 21 al 23 gennaio 2025, giunge in un momento particolarmente delicato per il Paese, scosso dalle manifestazioni contro un governo che sembra essere sempre più sotto l’influenza di Mosca.
Il memorandum ha messo in luce numerosi abusi da parte delle forze di polizia, tra cui maltrattamenti ai danni di manifestanti e giornalisti, nonché l’assenza di una risposta adeguata da parte del Governo in termini di responsabilità e garanzie di giusti processi. Il documento denuncia una repressione violenta e sproporzionata, non solo nei confronti di chi manifesta contro l’esecutivo, ma anche nei confronti della libertà di stampa e dell’autonomia delle organizzazioni non governative. La crescente intransigenza del governo nei confronti delle voci dissenzienti sembra rappresentare una fase di consolidamento autoritario che ha gravemente compromesso la possibilità di una società civile indipendente. Nel documento viene sollevato il caso di Mzia Amaghlobeli, una giornalista arrestata e in detenzione preventiva, che rappresenta il crescente clima di intimidazione nei confronti dei giornalisti indipendenti in Georgia. O’Flaherty definisce ingiustificata la sua lunga detenzione in attesa di processo e chiede che le autorità garantiscano la sicurezza dei giornalisti e la libertà di stampa, in particolare durante le manifestazioni pubbliche. O’Flaherty osserva che molte delle recenti modifiche legislative introdotte dal Governo violano i principi di legittimità, necessità e proporzionalità, e raccomanda una revisione delle leggi per allinearle agli standard internazionali sui diritti umani.
Inoltre, la legge sulla trasparenza, che impone severe restrizioni sulle ONG e le loro attività, sta minando le fondamenta il progresso democratico di qualsiasi paese. Questi provvedimenti non solo limitano la libertà di espressione e la pluralità di voci nel dibattito politico, ma offrono anche al governo una maggiore capacità di controllo su ogni forma di dissenso, spingendo il paese verso una deriva autoritaria. L’imposizione di tali leggi non è casuale, ma si inserisce in un contesto geopolitico più ampio, che vede la Georgia sempre più allontanarsi dalla sua ambizione di entrare nell’Unione Europea e dall’obiettivo di rafforzare la sua posizione all’interno delle strutture euro-atlantiche. Al contrario, il governo di Sogno Georgiano sembra favorire una crescente vicinanza con Mosca, un’alleanza che minaccia di compromettere non solo la libertà politica interna, ma anche la sicurezza e la stabilità regionale. Questa tendenza è ancor più visibile nelle risposte violente e intimidatorie alle proteste popolari, un chiaro indicatore della crescente influenza russa e della volontà del governo di mantenere il controllo a tutti i costi, a discapito delle libertà civili e dei diritti umani.
In questo scenario si inserisce inoltre il MEGOBARI Act, documento approvato dalla Commissione per le Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti il 27 marzo 2025, che impone sanzioni contro i funzionari del partito di governo e le figure politiche che contribuiscono al deterioramento della democrazia e al rafforzamento dei legami con i regimi autoritari. Questo atto bipartisan, che si inserisce in un contesto geopolitico teso, sottolinea l’urgenza di una reazione internazionale di fronte a un governo che sembra essere sempre più ostile ai principi democratici e ai diritti umani. Il MEGOBARI Act non solo sancisce misure sanzionatorie contro coloro che minano la sovranità del paese, ma si impegna anche a monitorare le attività di corruzione che sostengono gli interessi russi, con un’attenzione particolare alle modalità con cui la Georgia sta cercando di eludere le sanzioni internazionali.
La situazione in Georgia è ormai divenuta una questione che trascende il destino di un singolo Paese, e la lotta per la democrazia e per un allineamento con l’Occidente è una causa che deve coinvolgere tutti coloro che credono nei valori fondamentali di libertà, giustizia e diritti umani. È essenziale che l’Europa e la comunità internazionale non restino in silenzio, ma si impegnino attivamente per evitare che la Georgia scivoli nell’orbita di un autoritarismo che non solo tradirebbe le sue speranze, ma comprometterebbe anche la sicurezza dell’intera regione. Come Europa Radicale abbiamo sollecitato a più riprese anche il nostro governo, chiedendo di prendere una posizione e non riconoscere l’attuale governo Kobakhidze (evitando magari figuracce come questa, ndr).
La battaglia per la libertà in Georgia è una battaglia per tutta l’Europa.