Perché wokismo fa rima con antisemitismo

Andrea Verde
30/12/2024
Radici

Per il saggista Samuel Fitoussi il wokismo si basa sulla stessa logica del vecchio antisemitismo. L’idea è la seguente: se dei gruppi riescono meglio di altri è a causa di un privilegio di cui godono e di un torto che infliggerebbero ad altri. Il successo di una comunità sarebbe quindi non solo un’ingiustizia da combattere, ma anche la prova della sua colpevolezza. Da qui la nozione di privilegio bianco. Se seguiamo la logica woke, esisterebbe qualcosa di peggio del privilegio bianco; il privilegio ebraico: secondo la logica woke, che non crede al merito ma solo al privilegio, gli ebrei sono solo degli oppressori.

La Francia e l’estremismo woke

La fazione più militante dei wokisti si definisce come «intersezionale». Questa teoria punta a riunire le battaglie di tutte le minoranze che si sentono discriminate ed offrire argomenti per destabilizzare le società occidentali e moltiplicare conflitti tra gruppi identitari. La Francia è stata particolarmente colpita dal totalitarismo woke ed è diventata un obiettivo privilegiato degli islamisti e di tutti coloro che combattono la società occidentale.

Nel 2016 Hourja Bouteldja, porta-parola del PIR, partito degli indigeni della Repubblica di estrema sinistra, pubblicò “I bianchi, gli ebrei e noi”, libro che gli valse l’accusa di antisemitismo. Per il PIR gli immigrati nord-africani avrebbero lo statuto di indigeni in Francia. Il PIR voleva associare immigrazione magrebina e religione musulmana in un’unica difesa incondizionata di una comunità i cui membri sarebbero considerati a priori come vittime. Non più del grande capitale, né del neoliberalismo, ma vittime dei bianchi e degli ebrei. La lotta delle razze sostituisce la lotta di classe e sconfina verso un islam radicale che sfocia nell’antisemitismo, con punte di omofobia.

Bouteldja dichiarò che «non possono esserci omosessuali tra i musulmani» e coniò lo slogan “Mohammed Merah sono io”. Mohammed Merah era un jihadista francese che uccise sette persone, tra cui tre bambini ebrei, prima di essere neutralizzato dal RAID, unità d’élite della polizia francese, il 22 marzo 2012 a Tolosa. La sinistra antirazzista, per paura di stigmatizzare i musulmani e per paura di ritrovarsi fianco a fianco con gli xenofobi dell’estrema destra, restò in silenzio.



L’islamo-gauchisme e le sue derive

Il politologo e storico Pierre-André Taguieff ha coniato il termine “islamo-gauchisme” per descrivere il terzo-mondismo dell’estrema sinistra negli anni sessanta, il tropismo pro-immigrati degli anni ottanta e la versione pro-musulmana del wokismo attuale. Gli islamisti considerano la difesa della laicità come un mezzo per «stigmatizzare i musulmani». La femminista Françoise Vergès, nel suo elogio del “femminismo decoloniale”, considera che le posizioni contro il foulard islamico siano delle dichiarazioni di guerra contro le donne musulmane.

Il wokismo e il neo-femminismo islamo-gauchiste accusano la laicità di essere sessista e razzista. Si tratta di un capovolgimento perverso della realtà: si imputa ai partigiani della laicità una stigmatizzazione della donna quando è l’islamismo a strumentalizzarla attraverso gli obblighi vestimentari. Jean-François Braunstein, professore di filosofia alla Sorbona, nel suo saggio “La religione woke”, spiega che il wokismo è una religione basata sulla critica del razionalismo, dell’illuminismo e dell’umanesimo; opporsi al totalitarismo woke significa difendere i valori repubblicani fondamentali come universalismo, razionalità, libertà e laicità.

Hanno fatto discutere le parole della filosofa Judith Butler, che in Francia, durante un incontro pubblico dedicato al conflitto israelo-palestinese, definì l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 come «un atto di resistenza armata». In passato, Butler aveva dichiarato che «Hamas e Hezbollah sono parte integrante della sinistra globale». Elisabetta Fiorito, dell’Osservatorio sull’antisemitismo, critica il conformismo del pensiero woke che descrive Israele come il male assoluto, affermando: «Hamas è contro la musica, contro l’arte, contro il cinema. Se potesse, ucciderebbe musicisti, registi, attori. Peccato che tutto questo venga sempre dimenticato». Hamas ha iniziato questa guerra con il massacro del 7 ottobre, in cui 1200 persone, tra cui bambini, sono state brutalmente uccise.