Georgia: repressione e licenziamenti di massa accompagnano il nuovo Presidente

Georgia repressione leggi speciali
Luca Cadonici
31/12/2024
Poteri

Il 29 dicembre 2024 ha rappresentato una giornata di profonde tensioni politiche e accese proteste a Tbilisi, capitale della Georgia, in concomitanza con l’insediamento dell’ex calciatore Mikheil Kavelashvili come nuovo presidente. La cerimonia, organizzata dal partito di governo Georgian Dream, si è svolta all’interno del parlamento e ha visto la presenza dell’oligarca Bidzina Ivanishvili, fondatore del partito e figura centrale e controversa della politica georgiana. Tuttavia, l’assenza significativa del corpo diplomatico internazionale e la scelta di non esporre bandiere europee hanno sollevato ulteriori dubbi sull’orientamento politico della nuova leadership e sul suo rapporto con le aspirazioni euro-atlantiche del Paese .Tale assenza di rappresentanti diplomatici non è giunta inaspettata: Shalva Papuashvili, presidente del Parlamento, aveva già anticipato che gli ambasciatori non sarebbero stati invitati all’evento, confermando un segnale di crescente isolamento internazionale.

Licenziamenti di massa nella Georgia che va verso il 2025

Nell’imminenza della notte di Capodanno, la Georgia ha assistito a un licenziamento di massa senza precedenti, che ha coinvolto numerosi dipendenti pubblici. Secondo osservatori politici, i licenziamenti mirano a eliminare funzionari ritenuti critici nei confronti della linea governativa, in particolare coloro che sostengono le aspirazioni europeiste della Georgia.

Leggi repressive per fermare le proteste

Contestualmente all’insediamento di Kavelashvili, una serie di leggi repressive, approvate in tutta fretta dal parlamento controllato dal partito Georgian Dream, è stata firmata dal nuovo presidente subito dopo il giuramento e pubblicate nella gazzetta ufficiale domenica sera, rendendole effettive a partire da lunedì. Queste norme hanno immediatamente sollevato critiche, poiché sembrano mirate a limitare il diritto di protesta e le libertà civili, colpendo specificamente attività comunemente utilizzate nelle manifestazioni di piazza.

Nuove misure repressive

Divieti durante manifestazioni:

  • Uso di fuochi d’artificio e laser: multa di 2000 lari.
  • Copertura del volto con maschere o altri mezzi: multa di 2000 lari.

Restrizioni al traffico:

  • Blocco organizzato delle strade o movimenti di gruppo che impediscono il traffico: multa di 1000 lari e sospensione della patente per un anno.

Protesta visiva non autorizzata:

  • Collocazione di stencil, scritte o poster che rovinano l’estetica della città: multa di 1000 lari (in precedenza era di 50 lari). In caso di recidiva, la multa sale a 2000 o 3000 lari.

Abuso di uniformi:

  • Indossare illegalmente uniformi o simboli simili a quelli del Ministero degli Interni: multa di 2000 lari.

Pene più severe per blocchi stradali:

  • Partecipazione a blocchi stradali: multa aumentata da 500 a 5000 lari.
  • Organizzazione di tali blocchi: multa aumentata da 5000 a 15.000 lari.

Le misure, effettive a partire dal 30 dicembre, sono percepite come un chiaro tentativo di soffocare il dissenso pubblico. Le attività proibite, come l’uso di maschere, fuochi d’artificio e blocchi stradali, sono infatti strumenti frequentemente utilizzati nelle manifestazioni, e le leggi introdotte mirano a limitare significativamente la capacità della popolazione di esprimere dissenso.


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Proteste di massa a Tbilisi

Nonostante tutto, ogni giorno migliaia di manifestanti pro-UE continuano a scendere in strada nella capitale Tbilisi e nel resto del paese ormai da più di un mese, guidate dalla ormai ex presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, la quale, dopo aver inizialmente rifiutato di lasciare il potere, ha rassegnato le dimissioni dichiarando che continuerà a «protestare al fianco del popolo, lottando per nuove elezioni», ribadendo «non riconoscere la legittimità» del nuovo presidente, Mikheil Kavelashvili, definendo le elezioni «una farsa».

In un discorso pubblico, l’ex Presidente Zourabichvili ha poi annunciato che prenderà parte ad una grande protesta prevista per il 31 dicembre, dopo avere accusato Kavelashvili di avere «tradito» le aspirazioni occidentali georgiane, definendolo «illegittimo» ed invocato un nuovo impegno per l’integrazione della Georgia nella sfera Euro-atlantica.

Uno sguardo al futuro

Le tensioni politiche interne, le manifestazioni pro-UE, i licenziamenti di massa e le nuove leggi repressive sembrano tracciare un futuro sempre più oscuro per la Georgia. L’insediamento di Kavelashvili, accompagnato da decisioni autoritarie e un crescente isolamento internazionale, segna un punto di svolta che potrebbe approfondire le divisioni nel Paese. Con il controllo saldamente nelle mani di una leadership percepita come repressiva e distante dalle aspirazioni europeiste di una parte significativa della popolazione, il rischio è quello di un ulteriore deterioramento dei diritti civili e democratici.

Tuttavia, la società civile georgiana continua a manifestare in ogni sua componente, unita nel chiedere un futuro nell’Unione Europea e nell’alleanza atlantica. La determinazione dei cittadini a non rinunciare a queste aspirazioni rappresenta un segnale di speranza, ma al tempo stesso un appello urgente all’Unione Europea: che non li tradisca. Ora più che mai, il sostegno internazionale è cruciale per evitare che la Georgia sprofondi ulteriormente nell’autoritarismo e per sostenere chi lotta per un futuro democratico e libero.


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