Siria, la guerra dei bastardi: attori e scenari
La caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta nel dicembre 2024, segna una svolta nella storia della Siria. Dopo oltre cinque decenni di governo autoritario della famiglia Assad, il paese si trova in una fase di transizione carica di sfide. La fine del conflitto armato non coincide con la pace: la Siria dovrà affrontare questioni come la gestione del potere, la ricostruzione e il ruolo degli attori regionali e internazionali.
Cosa è accaduto in Siria
La fuga di Bashar al-Assad e il collasso del suo regime sono stati il risultato di una lunga guerra civile iniziata nel 2011. L’offensiva finale dei ribelli ha portato al controllo della capitale Damasco e delle principali istituzioni. La caduta di Assad segna anche il crollo di un regime che ha governato la Siria con repressione e controllo militare.
Indebolito da sanzioni internazionali e dalla perdita di supporto strategico, il regime ha ceduto rapidamente. Le immagini della fuga di Assad e l’esultanza popolare simboleggiano la fine di un’era e l’inizio di una nuova fase.
Il gruppo di ribelli che ha preso il potere
Dopo la caduta di Assad, un gruppo di ribelli capeggiato da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) è emerso come forza dominante. HTS, originariamente affiliato al Fronte al-Nusra, ha cercato negli ultimi anni di assumere un ruolo più pragmatico e politico.
Sotto la guida di Abu Mohammad al-Julani, HTS ha promesso una transizione graduale e un governo di unità nazionale. Tuttavia, la sua struttura militarizzata e il passato estremista sollevano interrogativi sulla governance futura. Il primo ministro nominato, Mohammad Ghazi al-Jalali, ha promesso riforme e apertura diplomatica, ma il consolidamento del potere sarà un processo delicato.
Cosa ci si aspetta ora: gli scenari futuri
Il futuro della Siria dipenderà da:
- Transizione politica: Unire le diverse comunità etniche e religiose sarà cruciale per la stabilità del paese. Tra le principali comunità siriane si trovano i sunniti, gli alawiti, i cristiani, i drusi, i curdi, gli assiri, i turcomanni e gli armeni. La costruzione di una struttura federale potrebbe rivelarsi complicata senza il consenso delle varie fazioni.
- Ricostruzione: Le infrastrutture sono devastate e circa il 90% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. La ricostruzione richiederà enormi investimenti, ma sarà difficile senza un governo stabile.
- Sicurezza interna: La presenza di gruppi estremisti rappresenta una minaccia alla stabilità. La possibilità di nuovi conflitti tra fazioni non può essere esclusa.
- Rifugiati: Il rientro di milioni di rifugiati sparsi tra Turchia, Libano e Giordania sarà una priorità umanitaria e politica.
Ruolo della Turchia
La Turchia ha avuto un ruolo centrale durante il conflitto e nella fase successiva alla caduta di Assad. Fin dall’inizio, Ankara ha sostenuto l’opposizione al regime con un coinvolgimento che ha influenzato significativamente il corso degli eventi.
Supporto ai ribelli
La Turchia ha sostenuto l’Esercito Siriano Libero (FSA) e altre milizie ribelli, garantendo rifornimenti e supporto logistico. Questo ha mantenuto alta la pressione sul regime e creato un’area di influenza turca nel nord della Siria.
Interventi militari diretti
Ankara ha condotto operazioni come “Ramo d’Ulivo” (2018) e “Primavera di Pace” (2019) per combattere l’ISIS e prevenire l’autonomia curda, considerata una minaccia per la sicurezza nazionale turca.
Diplomazia e gestione post-Assad
La Turchia ha partecipato ai negoziati di Astana e ad altri formati diplomatici. Ora si concentra sulla gestione delle conseguenze del conflitto, garantendo sicurezza ai propri confini e influenzando la nuova governance siriana.
Russia e Iran, i grandi sconfitti
La caduta di Assad ha rappresentato un duro colpo per Russia e Iran, principali alleati del regime siriano. Entrambi avevano investito enormi risorse per sostenere il governo di Damasco, ma ora si trovano con un’influenza ridotta.
Russia: perdita di influenza strategica
Con la caduta del regime, Mosca rischia di perdere il suo status privilegiato in Siria. La situazione interna della Russia, aggravata dall’impegno nel conflitto ucraino, limita ulteriormente la sua capacità di manovra.
Iran: fine dell’asse della resistenza
L’Iran perde un tassello fondamentale della sua strategia regionale. La possibilità che il nuovo governo siriano riduca la dipendenza da Teheran rappresenta una battuta d’arresto per le ambizioni iraniane in Medio Oriente.
Israele e Arabia Saudita: “osservatori speciali”
Israele: cautela e prevenzione
Israele osserva con attenzione la situazione, preoccupato per la sicurezza dei propri confini e per il rischio di nuove minacce jihadiste. La caduta di Assad potrebbe, tuttavia, aprire nuove opportunità diplomatiche nella regione.
Arabia Saudita: impegno per la stabilità
L’Arabia Saudita ha assunto un ruolo diplomatico attivo, cercando di garantire una transizione pacifica e prevenire il caos. Il regno sottolinea l’importanza di preservare i diritti delle minoranze e di evitare nuove violenze.
Conclusioni
La caduta di Bashar al-Assad apre un capitolo nuovo e incerto per la Siria. Tra ricostruzione, sfide politiche e rivalità regionali, il paese dovrà affrontare un percorso complesso verso la stabilità. Gli attori regionali, come Turchia, Israele e Arabia Saudita, saranno decisivi nel definire il futuro del paese e nell’evitare che le ferite della guerra alimentino nuovi conflitti.