Solo l’esercito europeo può garantire una pace giusta in Ucraina

Piercamillo Falasca
19/12/2024
Orizzonti

Siamo arrivati al nodo dei nodi. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto un passo audace e pragmatico, ammettendo che, con le condizioni attuali e le risorse disponibili, l’Ucraina non sarà in grado di riconquistare il Donbass e la Crimea. È una dichiarazione cruciale, che mostra come Kyiv sia pronta ad affrontare la realtà con lucidità per aprire la strada a una possibile pace. Ma il punto cruciale è che questa pace, giusta e duratura, sarà possibile solo se l’Europa deciderà finalmente di assumere un ruolo da protagonista.

La disponibilità della Russia a negoziare resta un’incognita, e sia l’attuale (e ormai uscente) segretario di Stato USA Antony Blinken che Kaja Kallas, alta rappresentante dell’UE per la politica estera, hanno espresso scetticismo sulla volontà di Putin di sedersi seriamente al tavolo. La fine della guerra forse è ancora un miraggio, ma è sempre più evidente che l’opportunità di chiudere il capitolo più drammatico della storia recente dell’Europa passa da una conditio sine qua non: che gli europei abbandonino l’inerzia del passato e facciano una scelta coraggiosa. Non si tratta solo di sostenere l’Ucraina con aiuti militari o economici. Si tratta di offrire a Kyiv due strumenti: una posizione negoziale più robusta e un futuro sicuro, protetto da una forza di sicurezza europea che possa garantire la stabilità e accompagnarla verso l’integrazione nell’UE in modo irrevocabile. Se la Russia capisce che l’Europa non arretrerà più, non avrà più margine.

La linea suggerita ieri dal segretario generale della NATO, Mark Rutte, è chiara. Serve una struttura permanente per la sicurezza dell’Ucraina. Ma chi fornirà questo cappello di protezione? Non sarà la NATO. E non può esserlo per due ragioni evidenti. La prima è che con l’amministrazione Trump ormai pronta a insediarsi alla Casa Bianca, gli Stati Uniti hanno reso chiaro il loro graduale disimpegno dallo scacchiere dell’Europa orientale, spostando la loro attenzione strategica verso il Pacifico. La seconda, e forse ancora più importante, è che Putin, che governa seguendo le proprie ossessioni e paranoie, non accetterebbe mai un accordo “con il logo NATO”. Qualsiasi accordo che porti l’impronta dell’alleanza atlantica sarebbe percepito come una sconfitta irricevibile dal leader russo, rendendo ogni negoziato destinato al fallimento.

E allora, le opzioni si restringono. Una coalizione di volenterosi, composta da Stati europei disposti a impegnarsi nella protezione dell’Ucraina, potrebbe sembrare una soluzione, ma rischia di essere fragile e frammentata, soggetta alle mutevoli agende dei singoli governi. È qui che entra in gioco l’opzione più ambiziosa e rivoluzionaria: la creazione di un esercito europeo.

Un esercito comune non solo garantirebbe la sicurezza dell’Ucraina, ma rappresenterebbe un salto di qualità per l’Unione Europea, trasformandola da gigante economico a potenza geopolitica. Significherebbe parlare con una voce sola, agire con coerenza e difendere i propri valori e interessi sul palcoscenico mondiale.

Un Next Generation EU per la difesa: l’opportunità per un nuovo “momento Hamilton”

Questa è l’occasione per dare corpo al sogno di un’Europa più forte e unita, capace di proteggere se stessa e i suoi alleati senza dipendere dagli umori di Washington o dai limiti di Bruxelles.

Siamo consapevoli che un esercito europeo vero e proprio si realizzerà solo con una riforma dei trattati europei, che dia legittimità democratica alla “catena di comando“, alle regole di ingaggio e alle fonti di finanziamento dell’esercito stesso. Ma siamo altrettanto convinti che occorre lavorare di fantasia e trovare nel breve periodo uno strumento legale che leghi le mani ai governi europei, soprattutto quelli dei paesi più grandi, e li impegni in modo strutturale. Ma siamo altrettanto convinti che occorre lavorare di fantasia e trovare nel breve periodo uno strumento legale che leghi le mani ai governi europei, soprattutto quelli dei paesi più grandi, e li impegni in modo strutturale. Un suggerimento? Affiancare l’impegno nel breve periodo in Ucraina a un Next Generation EU per la difesa, con regole e le sue procedure approvate dal Parlamento Europeo e dal Consiglio. Questo potrebbe essere un altro “momento Hamilton” per l’Europa, non coglierlo sarebbe irresponsabile, se non letale.

Il Consiglio Europeo di oggi non deciderà molto, tanto più che il documento finale pare sia già stato scritto, ma può essere il momento perché i leader europei si guardino negli occhi e decidano se vogliono essere gli “eroi” della storia, o i “villani”.

Zelensky ha dimostrato pragmatismo (e nessuno sottovaluti il fatto che la sua popolarità interna già molto bassa ne riceverà un ulteriore danno). Ora tocca all’Europa dimostrare la stessa determinazione. Il momento di scegliere è arrivato: possiamo restare spettatori degli eventi o diventare i protagonisti del nostro destino. La storia non aspetta, e il futuro dell’Ucraina e dell’Europa si deciderà qui e ora.