Tusk e il patto da Varsavia: “L’Europa non è morta finché noi siamo vivi”
Donald Tusk a Strasburgo, il premier polacco presenta il programma della presidenza Ue e rilancia su difesa, identità e ruolo globale dell’Unione. La Polonia ha oggi la forza, l’autorevolezza e la credibilità per guidare l’Europa.
La Presidenza di turno polacca del Consiglio dell’Unione europea si è aperta il 1° gennaio 2025 e proseguirà fino a giugno, portando al centro della discussione una visione del tutto personale di Donald Tusk. Il primo ministro polacco, intervenendo al Parlamento europeo di Strasburgo, ha richiamato le sfide e le opportunità che l’Europa si trova ad affrontare, difendendo con fermezza la necessità di una nuova fase di coraggio politico e istituzionale.
«L’Europa non è morta finché noi siamo vivi»
L’esordio di Tusk non ha lasciato spazio ad ambiguità: «L’Europa non è morta finché noi siamo vivi». La frase, una rielaborazione dell’inno polacco in chiave europea, contiene l’essenza del messaggio del premier: l’Europa è più forte di quanto spesso ci raccontiamo, ed è capace di trovare una direzione comune persino nei momenti più critici. «Non ha motivo di sentirsi complessata – ha ricordato Tusk – perché è stata, è e sarà grande». Forte di 450 milioni di cittadini e 27 Stati membri, l’Unione ha già dimostrato di saper reggere all’urto di crisi economiche, migratorie, pandemiche e perfino belliche.
Tra i temi cardine affrontati da Tusk spicca il recente “cambio di rotta” degli Stati Uniti, considerato dal premier polacco come una fase di possibile disorientamento politico ma anche come un’opportunità per l’Unione europea di rafforzare il proprio ruolo sulla scena internazionale. «La grandezza dell’Europa – ha proseguito Tusk – nasce dal fatto di non aver mai temuto l’ignoto né i salti nel buio, e anche oggi possiamo riaffermare questa vocazione all’audacia».
Il richiamo alla difesa: «L’Ue deve essere sinonimo di forza»
Un momento cruciale del discorso è stato dedicato al tema della sicurezza, dove Tusk si è espresso con toni chiari e decisi: «Se l’Europa vuole sopravvivere deve essere armata. Per evitare una ripetizione tragica della storia, dobbiamo essere forti sia nello spirito sia nelle nostre capacità difensive». Il premier polacco ha sottolineato come la democrazia non debba essere associata a impotenza o inefficienza, ma piuttosto riscoprire la forza di difendere i propri confini e i propri cittadini.
In un’Europa che cerca di ridefinire il proprio posizionamento globale, la questione della spesa militare e di difesa è diventata sempre più urgente. Tusk ha rivendicato l’importanza di una politica che miri a consolidare la sicurezza interna ed esterna dell’Ue, soprattutto in un contesto geopolitico in continuo mutamento, dove alleanze tradizionali e nuove minacce informatiche, terroristiche e militari sollecitano risposte chiare.
L’obiettivo al 5% del Pil per la sicurezza
«Parlo da premier di un Paese che spende già quasi il 5% per la sicurezza – ha sottolineato Tusk – e voglio dire che lo spende non solo per la propria ma anche per la sicurezza di tutta l’Europa». La cifra, indubbiamente ambiziosa, fotografa un intento ben preciso: assumersi, come Unione, la responsabilità di difendere i propri valori e la propria autonomia strategica.
Secondo Tusk, infatti, non è più tempo di delegare la difesa collettiva oltreoceano, anzi occorre porre la domanda inversa: «Non chiedetevi cosa può fare l’America per l’Europa e la sua sicurezza. Chiedetevi cosa potete fare voi». Un chiaro invito agli Stati membri a fare di più e a puntare sulla cooperazione interna, riducendo al minimo le dispersioni di risorse e i particolarismi nazionali.
Verso un’Europa competitiva e solidale
Il primo ministro polacco ha insistito sulla necessità di non concepire la spesa per la sicurezza come un lusso, ma come uno strumento indispensabile per rafforzare il ruolo internazionale dell’Ue e proteggere la propria popolazione. Questa spinta a una «democrazia forte» potrebbe tradursi in un rilancio anche economico, rendendo il Vecchio Continente più competitivo nelle nuove sfide globali, dalla tecnologia alla transizione energetica.
La presidenza polacca, dunque, si inserisce in un panorama ricco di incognite ma anche di opportunità. L’appello di Tusk è a non avere paura di cambiare passo e a riscoprire l’orgoglio di essere europei: «I leader di altri Paesi parlano con grande orgoglio dei loro successi e delle loro conquiste, ma anche noi – l’Ue – abbiamo il diritto di parlare con lo stesso orgoglio della nostra grandezza, sia nel passato che nel presente».
In conclusione, il discorso di Donald Tusk a Strasburgo si pone come un manifesto per un’Europa che, pur consapevole delle proprie fragilità, non intende rinunciare al suo ruolo di protagonista globale. Una visione che lega insieme coraggio politico, orgoglio identitario, collaborazione interna e rafforzamento delle capacità difensive comuni. L’ambizione di spendere il 5% del Pil in sicurezza potrebbe segnare una svolta strategica senza precedenti, trasformando l’Ue in un attore più autonomo e affidabile, pronto a investire sulle proprie forze e a parlare sulla scena internazionale con una sola voce. Dopotutto, come ricorda lo stesso Tusk, «l’Europa non è morta finché noi siamo vivi»: un messaggio di fiducia e responsabilità che accompagna la Polonia e l’intera Unione europea in questo semestre cruciale.