Un’Europa sovrana: il disimpegno USA dalla NATO come opportunità

Piercamillo Falasca
09/12/2024
Orizzonti

“Se non verremo trattati giustamente, considereremo di lasciare la NATO.”
Donald Trump

L’annuncio di Donald Trump sulla possibile uscita degli Stati Uniti dalla NATO non può più essere ignorato. Che sia una provocazione, una tattica o un reale avvertimento, rappresenta una sfida diretta all’Europa. Gli Stati Uniti, con Trump o dopo Trump, potrebbero non uscire dalla NATO, ma un loro disimpegno dai “fatti europei” è una prospettiva realistica. Non possiamo restare paralizzati dalla paura: è il momento di prendere in mano il nostro destino, costruendo una sovranità strategica e abbandonando la dipendenza dagli Stati Uniti.

Per quasi ottanta anni, la sicurezza europea è stata garantita dalla leadership americana. Ma a quale prezzo? L’Europa è rimasta comodamente sotto l’ombrello americano, sacrificando qualsiasi slancio verso l’autonomia. Ora, con la guerra in Ucraina che ha dimostrato quanto sia cruciale la difesa collettiva, la possibilità di un ritiro americano dalla NATO potrebbe trasformarsi in un catalizzatore storico: il momento in cui l’Europa si unisce davvero e assume il controllo della propria sicurezza.

Un bivio per l’Europa

Se gli Stati Uniti si tirassero indietro, l’Europa avrebbe due opzioni: rimanere vulnerabile o diventare una potenza autonoma. Le risorse economiche e tecnologiche ci sono già: l’Europa genera il 20% del PIL globale e spende oltre 200 miliardi di euro all’anno per la difesa, una cifra superiore al budget cinese. Quello che manca è la volontà politica e la percezione che l’Europa sia un attore “assertivo”. Qualche settimana Mario Draghi ha semplificato la questione in modo efficace: “Noi complessivamente siamo secondi per spesa per la Difesa, nel mondo, dopo gli USA. Dopodiché nessuno scommetterebbe sulla nostra capacità di fare una guerra e vincerla. Ci deve essere qualcosa che non va”. Già.

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Un progetto come quello descritto su L’Europeista, un fondo da 500 miliardi di euro per una difesa comune, sarebbe un segnale forte. Non solo rafforzerebbe la capacità militare, industriale e tecnologica, ma dimostrerebbe che l’Europa è pronta a investire sul proprio futuro, unita e determinata.

Oltre la difesa: una visione politica

Un’Europa sovrana non è solo una questione militare: è una visione politica. La costruzione di una difesa comune deve essere il primo passo verso un’Europa federale, capace di agire come attore globale. Un continente che non subisce gli eventi, ma li guida.

Le divisioni interne e la frammentazione decisionale hanno sempre limitato il nostro potenziale. Ma una crisi come questa può spingerci a superare gli ostacoli, ponendo le basi per un’unità che non sia solo economica, ma anche politica e strategica. Costruire una sovranità europea richiede sacrifici. I Paesi membri dovranno cedere parte della loro sovranità nazionale per perseguire un bene superiore. Ma non è proprio questa l’essenza dell’Unione Europea? La convinzione che l’unione sia più forte della divisione, che la cooperazione superi il conflitto?

Non sarà facile, ma la realtà non aspetta. Se l’Europa non coglie questa occasione per riformarsi, resterà condannata a essere un soggetto passivo degli equilibri globali. Il mondo cambia, e l’unica domanda rilevante è se l’Europa sarà spettatrice (o, peggio, colonia) o protagonista.