Velocità, scala e intensità: la linea Draghi è l’unica vera visione per l’Europa
Sofia Fornari
18/02/2025
Poteri
Dai dazi commerciali alla corsa all’intelligenza artificiale, dal costo dell’energia alla difesa comune: il discorso di Mario Draghi alla Settimana parlamentare europea 2025 a Bruxelles non ha lasciato spazio a interpretazioni. Se l’Unione vuole preservare la propria competitività, deve agire come un’unica entità. Non un auspicio, ma una necessità strategica.
“Per affrontare queste sfide, dobbiamo comportarci sempre più come un unico Stato. La complessità della risposta politica impone un livello di coordinamento senza precedenti tra governi, Commissione, Parlamento europeo e parlamenti nazionali”, ha dichiarato l’ex presidente della BCE di fronte agli eurodeputati.
Geopolitica e il rischio di marginalizzazione
La premessa è chiara: l’Europa si muove in un contesto globale sempre più polarizzato. L’ex premier italiano ha espresso preoccupazione per la stretta tariffaria imposta dagli Stati Uniti alla Cina, temendo un doppio effetto collaterale per le imprese europee: restrizioni sulle esportazioni verso il mercato americano e un’ondata di sovrapproduzione cinese diretta in Europa. Il rischio è un ulteriore colpo alla manifattura continentale, già penalizzata da costi energetici più elevati rispetto ad altre economie avanzate.
“Le grandi aziende europee temono più l’afflusso di merci cinesi che la perdita di accesso al mercato statunitense”, ha avvertito l’ex inquilino dell’Eurotower, sottolineando il pericolo di politiche fiscali e deregolatorie negli Stati Uniti capaci di attrarre industrie. Nel frattempo, l’Europa potrebbe trovarsi sola nel garantire la sicurezza dell’Ucraina.
Energia: un nodo da sciogliere con urgenza
L’instabilità dei prezzi energetici è un fardello per la crescita europea. Draghi ha messo in guardia contro la volatilità del gas naturale, con aumenti del 40% da settembre, e un differenziale di costo dell’energia tra Europa e Stati Uniti che penalizza la competitività dell’industria continentale.
“Abbassare i prezzi dell’energia è ormai una necessità non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate”, ha sottolineato. L’aumento esponenziale del consumo energetico nei data center e nelle applicazioni digitali rende improrogabile una riforma del mercato energetico, con maggiore trasparenza nei contratti di fornitura e massicci investimenti nelle rinnovabili. Tuttavia, ha avvertito, la transizione verde non può pesare eccessivamente su famiglie e imprese.
L’Europa e il treno dell’intelligenza artificiale
Il ritardo tecnologico dell’UE è sempre più evidente. Draghi ha ricordato come gli Stati Uniti dominino la creazione di sistemi di intelligenza artificiale, con la Cina in rapido recupero. L’Europa, invece, resta un osservatore marginale.
“Otto dei dieci principali modelli di IA sono americani, gli altri due cinesi. Ogni giorno di ritardo allontana la frontiera tecnologica da noi”, ha avvertito. Tuttavia, ha evidenziato una finestra di opportunità: la riduzione dei costi di sviluppo dell’IA potrebbe accelerare un recupero europeo, purché l’UE si muova con decisione su investimenti e regolamentazione.
Un mercato interno soffocato da barriere
L’innovazione fatica a prosperare in Europa, ostacolata da un mercato interno frammentato. Draghi ha posto l’accento sull’urgenza di eliminare gli ostacoli normativi che spingono molte aziende a trasferirsi altrove.
“Abbiamo un mercato interno delle dimensioni di quello statunitense, ma le nostre barriere equivalgono a una tariffa del 45% per la produzione e del 110% per i servizi”, ha denunciato. La soluzione? Regole armonizzate, un mercato dei capitali più dinamico e incentivi al capitale di rischio per favorire economie di scala e attrarre investimenti. “Un aumento della produttività del 2% in dieci anni ridurrebbe di un terzo i costi fiscali per i governi”, ha aggiunto, sottolineando il legame tra riforme strutturali e sostenibilità finanziaria.
Difesa comune: la necessità di una svolta
Sul fronte della sicurezza, l’ex presidente del Consiglio italiano ha insistito sulla fragilità dell’attuale modello europeo. La difesa resta in gran parte una questione nazionale, ma le tensioni geopolitiche impongono una revisione radicale. Se gli Stati Uniti riducessero ulteriormente il loro impegno militare nel continente, l’UE non potrebbe più permettersi di rinviare una strategia comune.
La “Bussola per la competitività” della Commissione è un passo nella giusta direzione, ma non basta. Draghi ha stimato necessari 750-800 miliardi di euro all’anno per finanziare adeguatamente i settori strategici. Tuttavia, ha ammonito, la Commissione non può agire da sola. “Il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i governi devono affiancarla, garantendo risorse e rapidità d’azione”, ha affermato.
La velocità è essenziale
Il messaggio finale di Mario Draghi è stato perentorio: l’Europa non può più permettersi la lentezza. La crescita globale accelera, le economie rivali si ristrutturano, e i mercati si trasformano rapidamente. Se l’Unione non vuole restare indietro, deve agire subito.
“Velocità, scala e intensità saranno decisive”, ha ribadito, sollecitando un approccio integrato su politica industriale, commercio, innovazione e ricerca. Solo un’azione coordinata tra governi e istituzioni potrà evitare che l’Europa scivoli in una stagnazione prolungata.
L’ex premier ha tracciato una direzione chiara: snellire i processi decisionali, mobilitare risorse, abbattere le barriere interne e difendere i settori strategici con un approccio aperto all’innovazione. La posta in gioco non è solo la competitività economica, ma il futuro stesso dell’Unione in un mondo sempre più dominato dalle grandi potenze. L’Europa ha ancora il tempo per agire, ma la finestra di opportunità si sta rapidamente chiudendo.
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